Il collasso delle correnti atlantiche

Un nuovo studio prevede che il sistema di correnti oceaniche che distribuisce il freddo e il caldo tra la regione del Nord Atlantico e i tropici si fermerà completamente se continuiamo a emettere gli stessi livelli di gas serra attuali

31 July 2023 | di Paolo Ponga

I fratelli Susanne e Peter Ditlevesen sono due climatologi dell’Università di Copenaghen che studiano il funzionamento delle correnti atlantiche e il loro possibile sviluppo alla luce dell’attuale “Climate Change”. In un nuovo studio pubblicato pochi giorni fa, i due scienziati prevedono che il sistema di correnti oceaniche che distribuisce il freddo e il caldo tra la regione del Nord Atlantico e i tropici si fermerà completamente se continueremo ad emettere gli stessi livelli di gas serra attuali.

Siamo ormai chiaramente entrati in quello che la maggior parte degli addetti ai lavori non definisce più come “cambiamento climatico” ma come “crisi climatica“. I fenomeni meteorologici estremi che stiamo imparando a conoscere anche in Italia possono essere il prodromo di problemi molto più seri, uno dei quali viene prepotentemente alla luce dagli studi di questi due ricercatori.

I fratelli Ditlevesen hanno utilizzato strumenti statistici avanzati e dati sulla temperatura dell’oceano degli ultimi 150 anni per studiare l’Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC), un fondamentale elemento nel sistema climatico oceanico: un suo futuro collasso avrebbe gravi ripercussioni sul clima sia dei Paesi che si affacciano sull’Atlantico del Nord che dei Paesi caraibici.

Malgrado negli ultimi anni sia stato segnalato un indebolimento della circolazione, le valutazioni dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell’ONU, basate sulle simulazioni del modello Climate Model Intercomparison Project (CMIP), suggeriscono che un collasso completo sia improbabile entro il XXI secolo.

Tuttavia, i risultati dei test condotti dai fratelli Ditlevesen contraddicono questa ipotesi a lungo termine: secondo loro la corrente oceanica AMOC crollerà (con una certezza del 95%) tra il 2025 e il 2095. La data più probabile calcolata si riferisce al 2057, cioé fra 34 anni, e potrebbe comportare grandi difficoltà, con un aumento del riscaldamento ai tropici e delle tempeste nella regione del Nord Atlantico.

“La chiusura dell’AMOC – spiega Peter Ditlevesen – può avere conseguenze molto gravi per il clima terrestre, ad esempio modificando il modo in cui il calore e le precipitazioni sono distribuite a livello globale. Mentre un raffreddamento dell’Europa può sembrare meno grave man mano che il globo, nel suo insieme, diventa più caldo e le ondate di calore si verificano più frequentemente, questo arresto contribuirà ad un aumento del riscaldamento dei tropici, dove l’aumento delle temperature ha già dato origine a condizioni di vita difficili. Il nostro risultato sottolinea l’importanza di ridurre le emissioni globali di gas serra il prima possibile“.

Da qualsiasi angolo si guardi la questione, quel che è certo è che la situazione è grave. Non è più possibile evitare il problema e i negazionisti del cambiamento climatico sono ormai scomparsi dal panorama scientifico: rimangono solo quelli dei social, che farebbero bene a informarsi prima di scrivere.

Sicuramente nella nostra vita futura l’innalzamento delle temperature porterà rischi e disagi ma cosa lascerà ai nostri figli e ai nostri nipoti? Certe ipotesi sono da incubo e quella prospettata dall’Università di Copenaghen non è certo da sottovalutare, ricordando che tutto il pianeta è interconnesso: nessuno può ritenersi al riparo dai pericoli.

 

Fonte foto: Wikipedia

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1 commento

  1. Antonio says:

    Ma se solo il 4% dell’atmosfera consiste di anidride carbonica, e se l’attivita’ umana sulla terra impatta solo sul 1%, cioe’ un quarto dell’anidride carbonica, come e’ possibile avere un effetto significativo sul clima riducendo il nostro contributo anche a zero? Questo vuol dire che ci sono altri fattori in gioco, come le radiazioni cosmiche e la loro interazione con la nostra atmosfera, e possibilmente i cambiamenti climatici sono ciclici e parte della evoluzione della terra, e non dovuti alla nostra presenza.

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