La Polinesia Francese verso il divieto di estrazione mineraria all’interno delle sue acque

Il Consiglio della Polinesia Francese ha esortato il governo francese a mettere in sicurezza le risorse nei fondali marini al largo dei territori d'oltremare da eventuali aziende o nazioni che intendano predarle

13 September 2022 | di Paolo Ponga

Il 7 settembre 43 membri su 45 del Consiglio per l’Economia, il Sociale, lo Sviluppo e la Cultura della Polinesia Francese hanno votato a favore della proposta di stabilire un divieto temporaneo di estrazione mineraria sui fondali marini dell’arcipelago. Si tratta di una proposta storica, fatta da un Paese che vive di turismo e delle poche risorse esistenti,  provenienti proprio dai fondali marini.

Il Consiglio, che non ha poteri decisionali ma agisce come consulente locale del governo francese, è comunque un’istituzione assai importante, di cui Parigi deve tenere conto. Il ministro per le risorse marine, Heremoana Maamaatuaiahutapu, ha detto a Tahiti Nui TV che questo dovrebbe essere un esempio per gli altri vicini del Pacifico.

“Kiribati, Nauru e le Isole Cook – ha dichiarato Maamaatuaiahutapu – sono già impegnate in un processo di esplorazione. Dobbiamo convincere i nostri cugini del Pacifico a fermare questa follia. Siamo il primo Paese membro del Forum ad adottare questa risoluzione sull’esplorazione dei fondali marini. Al momento la conoscenza che abbiamo dei nostri fondali è solo del 5 per cento”. Il ministro ha quindi sottolineato come siano due cose ben distinte la ricerca scientifica e l’esplorazione fatta ai fini dello sfruttamento delle risorse.

La Zona Economica Esclusiva (ZEE) della Polinesia Francese è di oltre 4,7 milioni di chilometri quadrati e rappresenta quasi la metà della superficie dell’acqua sotto la giurisdizione francese. Il Consiglio ha così esortato il governo francese a mettere in sicurezza le risorse nei fondali marini al largo dei territori d’oltremare da eventuali aziende o nazioni che intendano predarle. La votazione viene considerata come una presa di coscienza delle popolazioni locali, in linea con le posizioni del movimento indipendentista che sfida regolarmente il controllo francese sulle risorse.

A maggio Maamaatuaiahutapu aveva ricordato che Wallis e Futuna, Nuova Caledonia e Polinesia Francese hanno tutte la stessa posizione sull’attività mineraria in acque profonde. “Se dobbiamo esaminare ciò che c’è sul fondo dell’oceano – ha sottolineato il ministro – deve essere fatto esclusivamente per l’acquisizione di conoscenze, non a fini di sfruttamento. E questo deve essere molto chiaro”.

“Vogliamo missioni – ha concluso – di acquisizione della conoscenza. Non oso nemmeno dire ‘esplorazione’ perché quel termine è troppo spesso associato allo sfruttamento. Abbiamo 502 montagne sottomarine elencate e non ne conosciamo una sola. Io penso che sia importante conoscere la biodiversità intorno a queste montagne sottomarine, al di là dei minerali che ospitano”.

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