Al Salone di Venezia presentata Stramba, la barca a vela senza albero e senza boma

Siamo saliti sul veliero più "strambo" del mondo, dove tutte le manovre si giocano lungo la rotaia di una grande U rovesciata

7 June 2021 | di Riccardo Bottazzo
La rivoluzionaria barca a vela Futura nata da una start up Stramba

Stramba di nome e di fatto. In effetti, la prima cosa che gli appassionati di vela in visita al Salone Nautico di Venezia hanno pensato, quando si sono trovati di fronte Futura è proprio “Che stramba!”. Anzi, diciamo meglio. Questa è la seconda cosa che hanno pensato. La prima è stata: “Ma quella roba là è proprio una barca a vela?”. Sì, sì. Non ha il boma, non ha un albero centrale, sostituito da una struttura ad U rovesciato, ed il pozzetto delle manovre sembra un tinello, ma per il resto è proprio una barca a vela.

Di quelle che si mettono in mare e vanno avanti solo se il vento le spinge. Ed è proprio quello che Daniele Mingucci, ideatore del progetto e dalla startup che lo ha lanciato,”Stramba”, spera di fare appena possibile. “La barca non è ancora rifinita – spiega Mignucci – abbiamo bruciato le tappe per presentarla al Salone di Venezia, ma contiamo di finire la velatura e di fare una prova in mare nel più breve tempo possibile. Ci sono ancora tante cosa da mettere a punto, ma direi che siamo sulla buona strada”. 

Daniele, gentilissimo e simpatico come ogni romagnolo che si rispetti, mi ha fatto salire nel pozzetto di questo prototipo realizzato nel cantiere Zuanelli di Padenghe sul Garda e mi ha spiegato per filo per segno come funzionano le manovre. “Tutti scrivono che Futura non ha il boma – mi dice – ma in realtà ne ha due, solo che non si vedono e non rischi di pigliarteli in testa”. La randa non è triangolare ma simmetrica e di boma ce ne sono, appunto, due di ugual misura: uno in alto e uno in basso rispetto alla vela.

Non è neppure vero che la barca non ha l’albero. Ne ha due, sistemati nelle rispettive murate di dritta e di manca, alti poco più di 20 metri, e congiunti da un arco. Quando la barca prende il vento da dritta, la vela che somiglia ad un’ala d’uccello, se ne sta nell’albero di manca, tutta fuoribordo. Quando si stramba (termine ricorrente quando si parla di Futura!) la vela non passa sopra il pozzetto (occhio alle zucche, velisti!) ma, grazie ad un winch elettrico, scorre lungo la U rovesciata e va a prendere il vento dalla parte opposta. Il boma inferiore diventa quello superiore e viceversa. 

Da notare il doppio albero a forma di U sistemato nelle due murate

Il tutto dura dagli 8 ai 10 secondi, che non è poco, ma, spiega Daniele, si recupera velocità facilmente grazie all’alta resa della vela che – e questa è una gran novità – prenderà il vento sempre dalla stessa parte. Questa caratteristica permetterà di disegnare vele con caratteristiche assai più performanti. In quanto al fiocco, il suo funzionamento rimarrà pressapoco lo stesso ma la penna sarà agganciata alla testa della U e girerà automaticamente ad ogni strambata. 

Più che agli appassionati di vela, a mio personalissimo giudizio, Futura si rivolge ad armatori indecisi tra le comodità del motore e il fascino della navigazione silenziosa sulla spinta del vento. Un indiscutibile pregio di questo “strambo” sistema infatti è l’eccezionale recupero degli spazi. Futura è un 15 metri in alluminio, largo 4,63 metri e con un pescaggio di 2,40 metri più 1,60 di pinna, ma offre uno spazio vivibile in coperta di ben 70 metri quadrati! Una vera e propria terrazza sul mare senza intralci di manovre o di velature. In altre parole, su Futura è possibile fare colazione o stendersi tranquillamente al sole anche se si procede di bolina stretta, considerando anche che la barca si inclina pochissimo. 

So che i puristi della vela storceranno il naso e mi diranno che non loro non alzano le vele al vento per bere il caffellatte comodi o per pigliare la tintarella. Lo sa bene anche Daniele che spiega: “Non ho mai pensato  a Stramba come ad una alternativa alla vela ma come ad una opportunità. Siamo all’inizio di una storia appassionante, una pagina bianca ancora tutta da scrivere. Questa estate cominceremo i test in mare. Ci sono ancora tantissime cose da mettere a posto e lo vogliamo fare perché vogliamo dimostrare che questo sistema funziona. Cosa mi auguro per il futuro? Di portare via qualche cliente al motore perché il mondo della vela è troppo bello!”. E qui, neppure i puristi della vela gli potranno dare torto!

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4 commenti

  1. Andrea Lanzoni says:

    L’articolo è sommario ed approssimativo. La terminologia nautica non va trascutata!

  2. Gabriele Zucconi says:

    Articolo comparso sulla rivista BOLINA in occasione del Salone Nautico 2009 di Genova;
    Giovedì 8 ottobre alle ore 15 si svolge presso il Teatro del Mare, all’interno del padiglione Mondo in vela, l’incontro di presentazione del brevetto di armo velico JDM, Jib and double main (vedi BOLINA n. 268, pag. 49) Ideato da Pietro Caricato, Ammiraglio della Marina Militare fino al 1990, Segretario Generale del Centro Velico di Caprera fino al 1998, esponente di spicco della Lega Navale Italiana e tra i massimi esperti e divulgatori di cultura marinaresca nel nostro Paese, questo innovativo sistema di propulsione a vela si caratterizza per essere composto da un fiocco armato sullo strallo e due rande con rispettivo boma inferite sulle sartie. Secondo il suo inventore questa soluzione è in grado di offrire migliori prestazioni, in particolare con venti leggeri, perché consente di alzare circa il 35 per cento di tela in più rispetto a un normale armo a sloop e di guadagnare in velocità in qualsiasi andatura. Alla presentazione in cui saranno mostrate schede tecniche e i risultati ottenuti nel corso di due navigazioni sperimentali svoltesi nelle acque di Ravenna a bordo di un Comet 11, oltre a Caricato, interviene anche l’Architetto Rodolfo Foschi.

  3. Valerio Maussier says:

    Gia’ visto su una barca russa (Mar Nero) degli anni 70-80 con albero a U e fiocco autovirante. Quella in particolare non bolinava affatto e aveva una andatura decente solo al lasco e di poppa. Dovrei provarla per rendermi conto, ma effettivamente “stramba” sembra il nome giusto anche se “originale” non lo e’.

  4. PierGiovanni says:

    Magnifica idea. Se riesce a navigare dignitosamente potrei farci un pensiero

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