
“Fie a manetta”. Così le ragazze di Venezia si riprendono la loro laguna
Un'associazione tutta al femminile insegna alle donne della città lagunare come andare in barca a motore… a tutto gas!
Ma dove è scritto che il mondo dei motori debba essere appannaggio solo degli uomini? Eppure, perlomeno sino a qualche anno fa, era rarissimo imbattersi tra i canali di Venezia in una imbarcazione condotta da una mano femminile.
Nelle tradizionali gite domenicali per far picnic nelle isole o nelle barene lagunari, a guidare la barca era sempre il papà, col figlio maggiore accanto ad imparare come si conduceva lo scafo. Mamma e figlie se ne stavano spaparanzate verso prua, a prendere il sole e a gestire la borsa termica con le bibite e la merenda. Per imparare ad andare in barca autonomamente, una ragazza aveva solo due strade: la vela o il remo sportivo. Ma il motore no. Quella era “roba da uomini”.
“Ancora oggi, quando giro per canali con la mia barca a motore, mi capita che i trasportatori, che sono tutti uomini, mi guardino come una bestia rara – racconta a Liguria Nautica divertita Marta Canino – per non parlare dei consigli non richiesti o delle offerte di aiuto di cui non ho affatto bisogno. Ma ormai ho imparato a non dargli bada neppure di striscio. Basta una occhiataccia e scappano via”.
Marta è una veneziana doc, da qualche anno trasferitasi alla Giudecca col suo compagno. Una giovane piuttosto nota in città per le sue tante battaglie in difesa di Venezia e dell’ambiente lagunare. In piena pandemia le è venuto in mente di insegnare alle altre ragazze di Venezia ad andare in barca.
“Il lockdown – spiega Marta – ha reso difficile la vita di tutte, ma in particolare quella delle donne che vivono nelle isole. Con i trasporti pubblici ridotti al minimo, anche andare al supermercato sull’altra sponda del canale era una impresa per quelle che non sapevano andare in barca a motore. Da queste parti, è l’equivalente dell’auto per chi abita in terraferma”.
I corsi avviati da Marta e dalla sua amica Alessandra De Marchi hanno avuto un tale successo che le due ragazze hanno deciso di costituire una associazione, “Fie a manetta”, che ha da poco ottenuto l’affiliazione alla Uisp e il riconoscimento del Coni. “Fie”, in veneziano, è un termine un po’ sbarazzino per indicare le ragazze, mentre “a manetta” è traducibile con “a tutto gas”.
“Abbiamo dovuto inventarci tutto – sottolinea Alessandra – esistono corsi per il conseguimento della patente nautica di vela o motore, dentro o fuori le 12 miglia, ma non esiste nemmeno un manuale che ti spieghi come andare in barca a motore nei canali di Venezia o in un ambiente unico come quello della laguna di Venezia”.

Una uscita delle Fie a Manetta di Venezia. A destra, l’istruttrice Marta Canino.
L’associazione oggi conta un centinaio di socie dai 16 ai 60 anni. “La maggioranza – afferma Alessandra – sono donne sui quarant’anni che hanno la barca in casa ma l’ha sempre portata il loro compagno. Ora, anche a causa della pandemia, sentono il bisogno di rendersi indipendenti ed andare a far spese o accompagnare i figli in spiaggia senza dover attendere i tempi del marito”.
Da qualche tempo, sono arrivati anche dei ragazzi. Ed anche loro sono stati arruolati nelle “Fie”. “Non diciamo di no a nessuna e a nessuno – conclude Marta Canino – io personalmente ho fatto pace con un certo tipo di femminismo da un bel po’ di tempo. L’associazione è nata da donne e nel consiglio direttivo ci sono solo donne ma se un uomo vuole iscriversi noi non alziamo certo barriera di genere. La laguna è un bene comune che appartiene a tutte e tutti. Imparare ad andare in barca, a Venezia, significa recuperare la dimensione più autentica e godibile della nostra indescrivibile città d’acqua”.
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