Gli squali tigre fanno amicizia tra loro. E se ne “fregano” dei subacquei…
Uno studio da poco pubblicato su "Frontiers in Marine Science" ha confermato che anche gli squali tigre hanno una vita sociale attiva e che la pratica di "shark feeding" non cambia minimamente le abitudini di vita di questi splendidi animali
Ci sono specie animali che inevitabilmente attirano l’attenzione, scatenando la fantasia di ognuno di noi. Per quanto riguarda il mare, chi non è attratto dalle storie sugli squali? Una delle specie più note e pericolose è quella degli squali tigre (Galeocerdo cuvier).
In quanto temibili e solitarie macchine da guerra, gli incontri con questi bestioni vengono evitati da tutti gli uomini di buon senso. A parte i subacquei, ovviamente, che compiono lunghi, faticosi e costosissimi viaggi pur di andare a vederli nel loro ambiente: per esempio, nello stretto di Beqa alle Fiji, in Florida o a Tiger Beach nelle isole Bahamas. Questa località di fama mondiale ospita regolarmente qualche esemplare di questa specie e qui vengono studiati, anche da ricercatori italiani, i loro comportamenti e l’interazione con l’uomo.
Uno studio da poco pubblicato su “Frontiers in Marine Science” ha confermato che, contrariamente alle opinioni comuni, anche gli squali tigre hanno una vita sociale attiva. Inoltre, gli studi condotti dall’Institute of Zoology di Londra e dall’Università di Miami hanno accertato che la pratica di “shark feeding” condotta in questo luogo, che consiste nell’attirare gli squali con delle esche per permettere l’incontro con i subacquei, non ha cambiato minimamente le abitudini di vita di questi splendidi animali.
Per ragioni che rimangono ancora poco chiare, tra novembre e aprile un gran numero di squali tigre si raduna nelle acque situate a nord-ovest di Little Bahama Bank. Si tratta fondamentalmente di esemplari di sesso femminile, forse alla ricerca di un rifugio dalle attenzioni troppo aggressive dei maschi, oppure perché queste acque forniscono facili catture alle femmine gravide o ancora perché l’acqua poco profonda può favorire la gestazione dei piccoli.
I ricercatori hanno usato tecnologie di monitoraggio acustico all’avanguardia per tracciare il movimento degli squali e utilizzato sistemi software simili a quelli dei social network per studiarlo. Grazie a questo esperimento hanno scoperto sistemi di aggregazione specifici degli esemplari esaminati, abbandonati nel momento in cui venivano messe a disposizione delle esche e nuovamente formati subito dopo. L’interazione con i subacquei, quindi, non comporterebbe problemi a questa specie, soprattutto se questi ultimi non entrano a far parte della dieta.
È ovviamente una battuta, però occorre ricordare che, se le immersioni a Beqa o a Tiger Beach sono effettuate in totale sicurezza, in altre località, come la Florida, sono organizzate in “totale insicurezza”. E l’animale in questione è davvero una macchina da guerra: può infatti arrivare ad oltre 600 kg di peso e si nutre di delfini, piccoli cetacei, uccelli marini, razze, pesci, tartarughe marine, crostacei e anche altri squali. Nel caso in cui incontri un coccodrillo marino non è certo chi dei due sarà il cacciatore e chi la preda!
“Il confine tra la fauna selvatica e le persone – ha affermato David Jacoby, autore principale dello studio – sta diventando sempre più sottile. Quindi, oltre ad osservare per la prima volta un nuovo comportamento sociale in quello che una volta era considerato uno squalo solitario, abbiamo anche misurato l’impatto dell’attività umana sulle interazioni di questi predatori. Fortunatamente sembrano mostrare una certa resilienza all’alimentazione indotta dalle guide subacquee”.
Nel caso degli squali tigre sembra infatti che “l’approvvigionamento di cibo per il turismo possa migliorare il comportamento gregario, oltre a influenzare sottilmente il livello del comportamento sociale all’interno della popolazione” ma l’effetto complessivo sugli squali non costituisce una minaccia per le loro abitudini nelle acque delle Bahamas.
“Continuando a limitare le attività di approvvigionamento a determinati periodi dell’anno – conclude il rapporto – il nostro studio suggerisce che è improbabile che il turismo sia significativamente dirompente per la strutturazione della popolazione di squali tigre a Tiger Beach. Fino a che punto ciò possa valere altrove non è chiaro”. Per chi volesse approfondire l’argomento, è possibile leggere lo studio pubblicato in “Frontiers in Marine Science”.
Fonte foto: Wikipedia
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