Giornata mondiale delle tartarughe: come proteggerle

In occasione della Giornata mondiale delle tartarughe, Friend of the Sea ha sviluppato una serie di misure volte a proteggerle dal rischio di estinzione

23 May 2023 | di Manuela Sciandra

In occasione della Giornata mondiale delle tartarughe, che si celebra il 23 maggio, Friend of the Sea, programma della World Sustainability Organization, ha sviluppato una serie di misure volte a proteggere queste creature, tra le più belle, antiche (esistono infatti da oltre 200 milioni di anni) e più a rischio di estinzione del mondo.

La tartaruga marina comune

La tartaruga marina comune, nota anche come Caretta caretta, è una specie di tartaruga marina appartenente alla famiglia dei Chelonidae che può raggiungere gli 80-140 centimetri di lunghezza e una massa tra i 100 e i 160 chilogrammi. La testa è grande, il rostro (ovvero il muso) molto incurvato e gli arti o natatoie molto sviluppati, soprattutto quelli anteriori, dotati di due unghie negli individui giovani che si riducono ad una negli adulti.

Le natatoie anteriori hanno muscoli più sviluppati, al fine di imprimere una spinta propulsiva, mentre le natatoie posteriori fungono da timoni, direzionando e stabilizzando l’atto natatorio. Il carapace (la parte superiore del guscio) è di colore rosso-marrone, caratterizzato da cinque placche costali evidenti. Si nutre di molluschi, pesci, meduse e persino crostacei, visto che, pur essendo priva di denti, possiede delle sporgenze taglienti e delle forti mascelle.

Come si riproduce

La tartaruga marina comune raggiunge la maturità sessuale a circa 25 anni e durante la stagione riproduttiva migra dalle aree di alimentazione a quelle di accoppiamento. Nella fase di accoppiamento il maschio utilizza gli artigli delle zampe anteriori per rimanere attaccato alla femmina ma, dal momento che questo processo può durare anche molte ore, è frequente che quest’ultimo venga scacciato da altri membri della specie per prenderne il posto: in una singola nidiata possono infatti esserci uova fecondate da maschi diversi.

A questo punto le femmine, dopo aver atteso qualche giorno in acqua, si dirigono verso le spiagge, dove scavano delle buche profonde in cui possono arrivare a deporre fino a 200 uova, che ricoprono con cura prima di ritornare in mare. Le uova si schiudono quasi tutte simultaneamente dopo un periodo di incubazione che va dai 42 ai 65 giorni circa e che dipende direttamente dalla temperatura di incubazione: più la temperatura è elevata, più velocemente si sviluppano gli embrioni. Inoltre, la temperatura del suolo condiziona anche la determinazione del sesso dei nascituri, tenuto conto che le temperature di incubazione vicine ai 32 °C producono solo femmine, quelle vicine ai 26 °C soltanto maschi e quelle a 29 °C approssimativamente lo stesso numero tra femmine e maschi.

Appena nati i piccoli, in assenza di cure parentali, si abituano immediatamente a provvedere a se stessi e devono affrontare una faticosa risalita dello strato di sabbia che li separa dalla superficie. Una volta emersi all’aria aperta, durante le ore notturne, si fanno guidare dal gradiente di luce per raggiungere l’acqua (il mare tende ad essere più luminoso delle dune di sabbia). Di solito una femmina di Caretta caretta si riproduce ad anni alterni oppure ogni 3 anni e durante un’estate può deporre 3 o 4 nidi ad intervalli di 12-16 giorni. Ogni esemplare tende poi a nidificare sulla spiaggia in cui è nato e ad ogni deposizione ritorna quasi sempre nel medesimo luogo.

Dove vive

La Caretta caretta è la tartaruga più comune del Mar Mediterraneo ma la specie è presente anche nelle acque temperate e tropicali degli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano. Le più importanti aree di riproduzione sono in Grecia, Turchia, Libia, Cipro e Italia, in particolare la parte ionica della Calabria meridionale, anche se esistono siti minori nelle isole Pelagie e nella Sicilia meridionale.

Stato di conservazione e principali minacce

Attualmente la tartaruga marina comune è classificata come specie in pericolo per la lista rossa IUCN delle specie minacciate. Questo perché particolarmente minacciata dalla pesca accidentale, dall’intrappolamento nelle reti da pesca, dal turismo balneare nei siti di nidificazione, dall’illuminazione delle coste e dall’inquinamento del loro habitat: gli oggetti di plastica gettati in mare possono infatti essere ingeriti dalla tartaruga e, accumulandosi nello stomaco, provocarne il soffocamento. Non è comunque da sottovalutare anche il riscaldamento globale, che causa gravi squilibri nella popolazione di nascituri (per quanto riguarda il sesso dei diversi individui).

Fortunatamente oggi sono numerose le associazioni che si occupano di controllare e proteggere i siti riproduttivi, anche se sarebbe necessaria una più vasta campagna di informazione e sensibilizzazione dei pescatori, al fine di utilizzare reti da pesca meno invasive e di diffondere le corrette modalità di manipolazione a bordo dei pescherecci, in modo da ridurre la mortalità successiva alla cattura. Importante in questo senso è il contributo offerto da Friend of the Sea, che, con il progetto “Turtle safe“, ha voluto imporre precisi standard alle aziende di pesca per diminuire il numero di catture di questi splendidi animali e garantirne così la protezione.

Forse non sai che…

La tartaruga marina comune è in grado di svolgere apnee molto lunghe, che durano dai 5 ai 20 minuti, e trascorre gran parte della sua vita adulta nelle acque profonde.

È molto veloce, potendo superare i 35 km/h, ed è l’unica specie di tartaruga marina a deporre uova in Italia.

Di 9 °C circa è la temperatura dell’acqua capace di provocarle il cosiddetto fenomeno del “cold stunning” (stordimento da congelamento): questo animale appartiene infatti ai rettili eterotermi, ovvero a sangue freddo, e quindi la sua temperatura corporea dipende da fonti esterne di calore.

Nel corso della sua vita attraversa tre fasi ecologiche: la Pelagica (la vita in mare aperto), la Demersale (quando si avvicina al fondo marino) e la Neritica intermedia (quando dal mare aperto si avvicina alla costa entro i 200 metri di profondità).

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