Azimut presenta a Cannes risultati e nuovi traguardi sulla riduzione delle emissioni di CO2

Azimut ha presentato sia i risultati raggiunti, certificati da un panel scientifico indipendente, che i nuovi traguardi da perseguire, che comprendono interventi concreti e partner con cui guidare il settore verso una progressiva decarbonizzazione

14 September 2023 | di Manuela Sciandra
Seadeck 9

Azimut ha inaugurato la stagione dei saloni nautici con una conferenza stampa al 45° Cannes Yachting Festival, in programma fino al 17 settembre, dedicata alla rotta tracciata dal cantiere per abbattere l’impatto ambientale, ovvero la pionieristica strategia di riduzione delle emissioni di CO2.

Alla conferenza, a cui eravamo presenti anche noi di Daily Nautica, sono stati presentati sia i risultati raggiunti in termini di sostenibilità ambientale, certificati da un panel scientifico indipendente, che i nuovi traguardi da perseguire, che comprendono interventi concreti e partner con cui guidare il settore verso una progressiva decarbonizzazione, come il Politecnico di Torino, Eni Sustainable Mobility, il Lloyd’s Register e la Superyacht Eco Association.

Pietre miliari nella green route di Azimut, che ad oggi vanta la prima fuel cell testata a bordo, il primo yacht ibrido e una flotta di Low Emission Yachts che emettono fino al 30% di CO2 in meno rispetto a barche comparabili in linea d’asse, sono poi i nuovi modelli svelati in anteprima al pubblico proprio durante la conferenza: Seadeck 9 e Grande 30M.

Una ricerca lunga 20 anni

Da oltre 20 anni l’approccio di Azimut al tema della riduzione delle emissioni si fonda sulla costante attività di ricerca e sugli investimenti dedicati a sviluppare le migliori tecnologie per fare la differenza anche a partire dal breve termine. “Non ci limitiamo ad aspettare le soluzioni del futuro – afferma Giovanna Vitelli, presidente del Gruppo Azimut|Benetti – ma combiniamo la ricerca orientata al domani con le risposte concrete di oggi, avvalorando la nostra ricerca con i migliori enti scientifici e di certificazione”.

Un approccio che oggi coinvolge anche la ricerca di alternative concrete ai carburanti di origine fossile, condotta dall’R&D del Gruppo attraverso scouting e testing di una gamma di soluzioni che si estende dal biodiesel alle prospettive dei carburanti sintetici. Il desiderio di valutare con metodo scientifico e obiettivo quale soluzione possa essere immediatamente applicabile e più efficace, ha spinto il cantiere a rivolgersi al Dipartimento di Energia del Politecnico di Torino e al professor Massimo Santarelli, docente di Advanced Energy Systems presso l’ateneo piemontese e il KTH Royal Institute of Technology di Stoccolma.

Lo studio del Politecnico di Torino

Il Politecnico di Torino, forte dell’esperienza maturata nei settori dell’automotive e dell’aviazione, ha condotto uno studio indipendente sui combustibili alternativi per l’industria della nautica da diporto, analizzando biodiesel HVO, metanolo e idrogeno e confrontandone efficienza, sicurezza, disponibilità e costi in un orizzonte di breve e medio termine. I risultati, esposti dal professor Santarelli, hanno messo in evidenza i vantaggi del biodiesel rispetto a metanolo e idrogeno.

Il metanolo verde o sintetico si configura infatti come un’opzione non attuabile nel breve termine per le criticità legate a produzione e distribuzione, mentre il metanolo grigio ha un footprint riferito al ciclo di vita più alto rispetto al gasolio tradizionale. L’idrogeno, invece, rappresenta un’alternativa lontana per via delle difficoltà di stoccaggio e di una gestione sicura a bordo. “Oggi – spiega il professor Santarelli – il biodiesel è l’unica alternativa a breve termine al combustibile di origine fossile e nel presente la più efficace per fornire un contributo alla decarbonizzazione del settore della nautica da diporto”.

Il biodiesel HVO è quindi la soluzione al momento più matura e di immediata applicazione pratica, perché l’adozione non richiede importanti modifiche al sistema di stoccaggio e propulsione. Questo ha portato l’R&D del Gruppo a decidere di proseguire nella sperimentazione di tutte le opzioni concretamente futuribili e a confermare la strada delineata già 20 anni fa, che combina l’uso di propulsioni diesel-elettriche o ibride con l’architettura navale più avanzata della categoria, ovvero quella dei Low Emission Yachts di Azimut (fibra di carbonio, carene e propulsioni ad alta efficienza), e con il miglior combustibile alternativo.

La partnership con Eni Sustainable Mobility

Lo studio del Politecnico di Torino conferma l’importanza della strada intrapresa dal Gruppo avviando la prima partnership di un’azienda del settore con Eni Sustainable Mobility, la società di Eni dedicata ad accelerare il percorso verso la neutralità carbonica della mobilità. L’accordo prevede di sostituire il carburante utilizzato per prove mare, test tecnici e trasferimenti di prototipi e barche di nuova produzione (circa 700 mila litri all’anno), con HVOlution, il biocarburante da materie prime rinnovabili prodotto nelle bioraffinerie della società, che permette di abbattere le emissioni di CO2 fino al 90% rispetto al mix fossile di riferimento, a seconda delle materie prime utilizzate per la sua produzione.

Magellano 60

L’R&D di Azimut|Benetti è stato il primo a testare in modo estensivo il biocarburante HVOlution per l’uso nel settore nautico. Il cantiere, oltre che in specifici test di laboratorio, ha infatti impiegato il biocarburante HVO sul nuovo Magellano 60: le prove effettuate hanno permesso di registrare una riduzione delle emissioni di CO2 well-to-wake superiore all’80% rispetto a uno yacht di dimensioni comparabili alimentato a gasolio fossile.

La collaborazione con il Lloyd’s Register e la Superyacht Eco Association

Le azioni promosse da Azimut per guidare l’industria verso un approccio più consapevole e scientifico al tema della sostenibilità ambientale trovano compimento nell’ultimo ambizioso progetto annunciato in conferenza stampa. Dopo due decadi di ricerca per abbattere le emissioni di CO2, il cantiere riscontra oggi una significativa crescita della rilevanza delle emissioni come fattore discriminante nell’acquisto di uno yacht. Uno scenario che mette in luce l’assenza di una comunicazione standardizzata e trasparente che supporti gli armatori nella raccolta, lettura e comparazione delle informazioni fornite dai diversi player del settore, uno strumento già largamente utilizzato sia nell’industria dell’automotive che in quella immobiliare.

Da questa presa di coscienza nasce la collaborazione del Gruppo con il Lloyd’s Register e la Superyacht Eco Association, che attraverso il SEA Index calcola le emissioni di CO2 degli yacht dai 25 agli oltre 100 metri. Nel settembre di quest’anno Azimut è infatti diventata corporate member di SEA Index, con l’obiettivo di supportare l’associazione nella definizione di un carbon emission index oggettivo e comparabile anche per gli yacht sotto i 24 metri, la categoria più diffusa nei nostri mari e nella quale si inseriscono alcuni dei modelli più iconici del cantiere.

Insieme al Lloyd’s Register, uno dei principali enti di classificazione del settore marittimo, Azimut ha condotto un piano di certificazione dei consumi (e quindi delle emissioni di CO2) in condizioni standard. L’ente, sulla base dei test effettuati con gli yacht Azimut e di un database integrato con le rilevazioni del cantiere, ha sviluppato per la Superyacht Eco Association un indice di comparazione che esprime le emissioni di CO2 in rapporto al volume della barca e alla velocità di riferimento, dati in possesso di tutti i cantieri navali e facilmente rilevabili nel corso di una prova in mare, condizione imprescindibile perché l’indice diventi un punto di riferimento per produttori, tecnici e specialisti del settore.

Azimut e SEA Index

L’incontro tra Azimut e SEA Index è nato da progetti complementari ma soprattutto dalla condivisione di valori profondi e dal desiderio di compiere le azioni necessarie per stimolare un’evoluzione nell’approccio alla riduzione dell’impatto ambientale. Oggi, con l’estensione del SEA Index agli yacht sotto i 24 metri, la collaborazione ha raggiunto il punto più alto. “SEA Index – sottolinea Natalie Quévert, General Secretary della Superyacht Eco Association – è nato per mobilitare il settore a intraprendere interventi concreti per ridurre le emissioni di CO2. Grazie alla partnership con Azimut, SEA Index può certificare anche gli yacht sotto i 24 metri, con l’ambizione di raggiungere un tale numero di armatori da dare l’avvio a un movimento senza precedenti”.

“Meno di un anno fa – conclude Marco Valle, amministratore delegato del Gruppo Azimut|Benetti – ho annunciato la volontà del Gruppo di coinvolgere il mondo della nautica nello sviluppo di un indice oggettivo per comparare consumi ed emissioni. Oggi, grazie alla collaborazione con Lloyd’s e SEA Index, quello strumento esiste e sulle barche Azimut presenti a Cannes i dati, certificati da un ente terzo, sono esposti e condivisi con armatori e pubblico”. Azimut pone così le basi per inaugurare una nuova e più consapevole fase nell’approccio dell’industria nautica alla riduzione dell’impatto ambientale.

Seadeck 9 e Grande 30M

Tra i primi modelli coinvolti in questo progetto di consultazione dei dati ci sono anche il Seadeck 9 e il Grande 30M. Seadeck 9 è stato annunciato come terzo modello di Seadeck, la prima serie di motoryacht per la famiglia equipaggiata con sistemi ibridi e la più efficiente mai realizzata da Azimut, con una riduzione delle emissioni di CO2 fino al 40% rispetto a una tradizionale barca flybridge di simili dimensioni. Grande 30M, invece, segna una nuova tappa della collaborazione con ZF: questo modello sarà infatti il primo equipaggiato con il nuovo POD 4900, sviluppato da Azimut con il supporto di ZF.

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