Paolo Vitelli di Azimut Benetti a Daily Nautica: “Mi piace sognare in grande e ai miei progettisti chiedo di osare sempre di più”

Il presidente del Gruppo Azimut Benetti, Paolo Vitelli, racconta a Daily Nautica la storia di un’azienda che vanta diversi primati e i segreti di un successo che ancora oggi fa il giro del mondo

1 March 2022 | di Giuseppe Orrù
Paolo Vitelli Azimut Benetti
Paolo Vitelli

Era il 1970 quando al Salone Nautico di Genova Paolo Vitelli affittava un piccolo spazio espositivo per la sua Azimut, nata l’anno prima. Per contenere i costi, trainava le barche con l’automobile, ma il fermento attorno al piccolo stand era tale che Franz Felix, numero due di Amerglass, il cantiere più moderno d’Europa, non poteva non notarlo. Felix offrì così ad Azimut la concessionaria di Amerglass per l’Italia.

Fu questo il primo grande passo in avanti di Paolo Vitelli, chem a soli 24 anni, ottenne la rappresentanza di altri importanti cantieri, come Powless e Westerly. Iniziò così una straordinaria storia di successo nella nautica. Un’azienda giovane e dinamica, nata grazie ai primi soldi guadagnati da uno tra i numerosi business in cui Vitelli era impegnato quando era uno studente universitario: il “Tempo sei”, un locale notturno gestito con altri 5 amici.

In quelle stesse estati, Vitelli affittò una barca per esplorare la costa francese. Una navigazione che fece maturare in lui una grande passione per il mare e per la navigazione. Oltre ad un’idea per trarne profitto. Insieme ad un amico cominciò infatti a noleggiare barche a vela ai torinesi: era il 1969 e nasceva ufficialmente Azimut.

Oggi Paolo Vitelli è il presidente del Gruppo Azimut Benetti, il più grande gruppo privato nel settore della nautica e il primo gruppo al mondo per la costruzione di megayacht e per ampiezza della gamma offerta, un primato mondiale ottenuto per il 22° anno, come certificato dal Global Order Book.

Cavalier Vitelli, lei guida il più grande gruppo privato nel settore della nautica, primo al mondo nella costruzione di megayacht e numero uno per ampiezza della gamma offerta. Come avete raggiunto questi importanti traguardi?

Lavorando duro per 53 anni. Facendo squadra con tutti i nostri dipendenti e la dirigenza. Pensando al bene del cliente come missione della nostra azienda. E per raggiungerlo, progettando imbarcazioni sempre innovative, sempre di qualità, e sempre affidabili. Il tutto è riassunto nella mission aziendale, scritta agli albori, che recita “costruire la barca più bella, affidabile, tecnologica, innovativa ed assisterla sempre e ovunque”.

La sua avventura imprenditoriale nella nautica inizia nel 1969, con la nascita di Azimut. All’epoca noleggiava barche a vela ai torinesi. Quando ha iniziato a credere che sarebbe potuto arrivare fino a questo punto?

Non avevo traguardi definiti. Amavo il mio lavoro e volevo cogliere tutte le opportunità che si presentavano. Come capita ad ogni imprenditore vero, raggiunto un obiettivo, si pensa a quello successivo, e poi a quello dopo ancora! Ancora oggi, prossimo alla pensione, mi piace sognare e pensare in grande.

Nei primi anni ’70 inizia a produrre l’AZ 43′ Bali, tra le più grandi barche in vetroresina dell’epoca prodotte in serie. Nel 1977 nasce invece la più piccola barca per navigare senza rischi da un budget contenuto: l’AZ 32 Targa. Oggi il suo gruppo costruisce oltre 40 modelli in 6 cantieri. Cosa significa per lei il concetto di gamma?

E’ un concetto sempre in evoluzione: da un lato la gamma ampia permette di fornire la barca ad un cliente che inizia ad andar per mare con pochi mezzi, cioè ad acquistare la “entry boat”. La gamma ampia consente di rispondere a quasi tutte le aspettative, ai desideri, ai gusti della nostra clientela, permette di coprire tutte le nicchie di mercato. Dall’altro lato costringe l’azienda a frammentare la produzione e a suddividere gli sforzi progettuali su tanti fronti, con la necessità di essere perfetti in ogni dimensione, ogni tipologia. Non facile!

A lei si deve un altro primato: il primo 30 metri nella storia della nautica costruito in vetroresina per un principe kuwaitiano, il Failaka 105. E’ vero che il primo schizzo lo fece lei su un tovagliolo durante una cena?

Vero, verissimo. Questo cliente comprò un 46 piedi, poi un 60 e infine mi disse: “Ho bisogno di una barca per la mia famiglia numerosa, la voglio veloce e la voglio in vetroresina perché sono un uomo di tecnologia e desidero avere il prodotto del futuro. In compenso te ne faccio vendere tre, di cui una alla famiglia dell’Emiro”. Fu così che nacque il Failaka 105, con uno schizzo su un tovagliolo di lino finissimo.

Alla fine degli anni ’70 le barche in vetroresina, di oltre 30 metri, non esistevano per cui, molto saggiamente, decidemmo di avvalerci della consulenza dell’ente di classifica internazionale norvegese Det Norske Veritas, specializzato nelle nuove tecnologie, che ci assistette durante tutte le fasi della costruzione. Una delle barche fu venduta addirittura alla famiglia Onassis e la consegnai io stesso a Cristina, nell’isola di Skorpios.

Parliamo di design. L’evoluzione dei vostri modelli è stata sempre influenzata dagli stilemi dell’automotive. Quali sono le sue direttive agli uffici di progettazione del gruppo?

Per la verità non è l’influenza dell’automotive, ma il desiderio di fruire in pieno del mare che ha ispirato molti dei nostri modelli. Da questo desiderio nascono i nostri primati. Le finestre grandissime, i portelloni di poppa per alloggiare i tender al coperto e fruire di una spiaggia sull’acqua, gli spaziosi flybridge coperti che permettono di fatto un ponte in più, le cabine sotto coperta con ampie vetrate sul mare, l’uso dell’infusione prima e del carbonio dopo per alleggerire le barche.

Oggi mia figlia Giovanna ed io raccomandiamo agli uffici stile e tecnici di osare, osare sempre di più, perché il cliente di oggi chiede sempre qualcosa di nuovo. Da questa filosofia nascono gli Oasis, i Magellano, i Tri-deck, il B.Yond e il B.Now.

Il Gruppo Azimut Benetti ha portato in Italia il concetto di “gigayacht”, ovvero navi da diporto lunghe oltre 100 metri, ed è praticamente l’unico a costruirli. In altri Paesi, come l’Olanda, costruzioni di questo tipo sono all’ordine del giorno, nonostante debbano poi raggiungere il mare attraverso chiuse e canali. In Italia abbiamo un problema di infrastrutture e di tradizione in questo particolare segmento di mercato?

In Italia non abbiamo limitazioni di infrastrutture, caso mai le hanno gli olandesi.  Nel nostro cantiere Benetti di Livorno possiamo costruire barche fino a 130 metri di lunghezza e altrettanto si può fare a Genova, Napoli, Palermo e in Adriatico. La sfida è piuttosto tecnologica e non tutti sono pronti ad affrontarla. Noi lo abbiamo fatto, abbiamo pagato il nostro prezzo, ma siamo usciti vittoriosi, e oggi possiamo competere con i tedeschi e gli olandesi su un piano di assoluta parità. La tradizione si rafforza se accompagnata da tecnologia, ricerca e innovazione: e così abbiamo fatto noi in Benetti.

 

Giuseppe Orrù

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1 commento

  1. Vincenzo says:

    Quasi 20 anni fa comprai un AZ 40 Fly .
    Non ho avuto mai problemi .
    Me lo sono goduto tra Ischia ,Procida e Capri con la famiglia e amici.
    Oggi ,anche se accusa qualche piccolo problema di infiltrazione acqua,sembra nuovo e di una linea bellissima.
    Grazie di averlo prodotto

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