Scoperte sul fondo dell’oceano due portaerei giapponesi affondate durante la battaglia delle Midway

La nave da ricerca RV Petrel ha ritrovato le portaerei Kaga ed Akagi

29 October 2019 | di Paolo Ponga

Tra il 4 e il 7 giugno 1942 venne combattuta presso l’atollo di Midway, situato ad ovest delle isole Hawai, nell’Oceano Pacifico, una grande battaglia aeronavale fra le flotte giapponesi ed americane che avrebbe segnato il primo punto di svolta nell’andamento della Seconda Guerra Mondiale.

Lo scontro, condotto principalmente dalle flotte aeree imbarcate, vide il grande successo americano con l’affondamento di 4 portaerei, un incrociatore, 248 aerei distrutti e 3057 morti da parte giapponese, contro una portaerei, un cacciatorpediniere, 147 aerei distrutti e 307 morti da parte statunitense.

Fu la prima grande sconfitta per le forze dell’Asse, fino a quel momento considerate invincibili, che venne in seguito celebrata da Hollywood nel famoso film del 1976 con Charlton Heston, Henry Fonda, Glenn Ford e Toshiro Mifune e quest’anno riproposta dal film “Midway” del regista Roland Emmerich. L’Associated Press, la più importante agenzia stampa al mondo, ha annunciato che il 16 ed il 20 ottobre la nave da ricerca RV Petrel avrebbe ritrovato i relitti di due delle quattro grandi portaerei giapponesi affondate durante la battaglia: la Kaga e la Akagi.

La nave da ricerca, il suo equipaggio e la sua missione sono una creazione di Paul Allen (1953-2018), il co-fondatore della Microsoft con Bill Gates, che nel 2000 aveva abbandonato ogni incarico nell’azienda per dedicarsi ad attività legate allo sviluppo della scienza, della tecnologia, del progresso e della ricerca sanitaria. La Research Vessel Petrel è un’eccezionale nave creata proprio per esplorare gli ecosistemi sottomarini e ricercare relitti storicamente significativi. A questo scopo si avvale di due robot subacquei, un AUV (veicolo subacqueo autonomo) e un ROV (veicolo azionato a distanza), in grado di lavorare ad elevatissime profondità.

L’equipaggio, guidato da Rob Kraft, direttore delle operazioni sottomarine di Vulcan Inc., la società che gestisce la nave, collabora con la Marina degli Stati Uniti e le autorità internazionali nella ricerca di famose navi scomparse, in particolar modo del secondo conflitto mondiale. Durante le sue ricerche Kraft ha finora individuato ben 31 relitti, tra cui quelli delle portaerei Hornet, Wasp e Lexington e del famoso incrociatore pesante Indianapolis. “Con ogni nave che scopriamo ed identifichiamo – ha dichiarato – vogliamo onorare la storia e coloro che hanno servito e pagato il massimo sacrificio per i loro Paesi”.

La Kaga (“Gioia accresciuta”) era una portaerei di 38.800 tonnellate, lunga 248 metri, che poteva portare fino a 90 aerei. Il 4 giugno 1942 venne colpita dai bombardieri in picchiata SBD Dauntless della portaerei Enterprise, che la centrarono con una bomba da 1000 libbre e tre da 500, che incendiarono il carburante avio presente sulla nave. Ridotta ad un tizzone ardente, venne affondata dai cacciatorpedinieri di scorta tramite il lancio di siluri. Ora giace a 5400 metri sotto la superficie del mare e le immagini sonar mostrano che la prua ha colpito il fondale ad alta velocità, creando un grosso cratere d’impatto.

La seconda portaerei ritrovata è probabilmente la Akagi (“Castello Rosso”), una nave di 42.000 tonnellate, lunga 261 metri, che poteva portare 68 aeroplani. Nave ammiraglia di Chuichi Nagumo durante l’attacco a Pearl Harbor, quest’ultimo si trovava a bordo dell’imbarcazione anche a Midway. Dopo essere stata colpita anch’essa dai temibili Dauntless dell’Enterprise e completamente avvolta dalle fiamme, il comandante della nave, il capitano Aoki, convinse l’ammiraglio ad abbandonarla.

A bordo di un cacciatorpediniere, Nagumo assistette alla sua fine mentre veniva affondata dagli stessi nipponici. “Guardandomi intorno – raccontò –  fui colpito dalle distruzioni prodotte in così poco tempo… Non potei trattenere le lacrime vedendo l’incendio che si estendeva e pensando ai nuovi disastri che avrebbe provocato l’esplosione delle bombe e dei siluri”. La nave è stata ritrovata a 5346 metri di profondità.

“Leggiamo delle battaglie, sappiamo cosa è successo. Ma quando vedi questi relitti sul fondo dell’oceano hai la sensazione di quale sia il vero prezzo della guerra”, ha dichiarato Frank Thompson, storico del Naval History and Heritage Command di Washington a bordo della Petrel. L’ammiraglio Brian P. Fort, comandante delle forze navali statunitensi in Giappone, ha esteso i pensieri e le preghiere ai caduti, a quel tempo nemici: “Il prezzo terribile della guerra nel Pacifico è stato avvertito da tutte le nostre marine, indistintamente”.

Paolo Ponga

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