Manuel Polanco, il misterioso relitto di Banco Chinchorro

Il relitto fu rinvenuto alla fine degli anni ’90 da un pescatore messicano da cui prende il nome

20 July 2020 | di Paolo Ponga
relitto Manuel Polanco - cannone della Manuel Polanco (foto Laura Carrillo Marquez - INAH)
Cannone della Manuel Polanco (foto Laura Carrillo Marquez - INAH)

Un team di archeologi subacquei messicani ha annunciato la scoperta del relitto di una nave antica al Banco Chinchorro, un reef situato a circa 35 km a est della costa dello stato di Quintana Roo, nella penisola dello Yucatan, in Messico, ai confini con il Belize.

In realtà, il relitto fu rinvenuto alla fine degli anni ’90 da un pescatore locale, Manuel Polanco, che decise di chiamarlo “El Inglés” (l’Inglese), ma l’esplorazione del sito da parte degli archeologi del Mexico’s National Archeological Institute (INAH) è stata effettuata solo negli ultimi mesi.

Già noto per aver scoperto altri relitti nell’area dell’atollo, compreso quello famoso della “40 cannoni“, Polanco ha sempre collaborato attivamente con le autorità, tanto che gli studiosi hanno deciso, in suo onore, di chiamare il nuovo ritrovamento “Manuel Polanco”.

Il Banco Chinchorro è il più grande atollo corallino dell’emisfero settentrionale, localizzato lungo la rotta principale della Flotta delle Indie, tra la Colombia e la Spagna, che toccava anche Cuba. A causa dei bassi fondali e delle frequenti tempeste era il terrore dei marinai, che lo chiamavano “arrecife de coral de pesadillas” (barriera degli incubi) oppure “privatore di sonno” o “cacciatore di sogni”, tutti nomignoli che indicavano come facesse talmente paura da levare il sonno.

E avevano ragione, perché sui suoi fondali sono già stati rinvenuti 70 relitti di navi antiche: un vero incubo a quei tempi, trasformatosi oggi non solo nel sogno di ogni cacciatore di tesori ma anche in un sito protetto di patrimonio sottomarino.

I resti della Manuel Polanco giacciono in pochi metri d’acqua, nella parte del reef rivolta verso il mare aperto, e le sue forti correnti hanno ormai distrutto lo scafo in legno. Sono però stati rinvenuti un cannone lungo 2,5 metri, dei lingotti di ferro probabilmente usati come zavorra e una grande ancora Ammiragliato, che risalirebbe a circa 200 anni fa e confermerebbe l’origine britannica del relitto. Il bravo pescatore non aveva quindi torto chiamandola El Inglés.

La posizione dell’ancora sulla scogliera fa pensare che sia stata gettata in un ultimo disperato tentativo di evitare la collisione e l’affondamento. Purtroppo la manovra non deve essere riuscita e possiamo solo immaginare la sorte dei poveri marinai. Le immersioni nel sito sono state interrotte a causa della pandemia di Covid-19 ma riprenderanno presto, alla ricerca di altri indizi sull’origine e la storia della nave affondata.

Fonte foto: Laura Carrillo Marquez (INAH)

Paolo Ponga

 

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