La US Navy conferma l’identità del relitto del cacciatorpediniere USS Mannert L. Abele

La scoperta del relitto è stata fatta dall’équipe di Tim Taylor, capo di "Lost 52 Project", che si occupa della ricerca di relitti profondi della Seconda Guerra Mondiale

1 July 2023 | di Paolo Ponga

La Marina americana, analizzando le foto e i filmati di un relitto che giace a 1.380 metri di profondità al largo di Okinawa, in Giappone, ha confermato la sua identità: si tratta dell’USS Mannert L. Abele (DD-733), la prima nave da guerra affondata da un aereo-razzo suicida il 12 aprile 1945.

La scoperta del relitto è stata fatta nel dicembre 2022 dall’équipe di Tim Taylor, esploratore oceanico, Ceo di Tiburon SubSea e capo di “Lost 52 Project“, che si occupa della ricerca di relitti profondi della Seconda Guerra Mondiale. Per Taylor ha rappresentato una scoperta importante, con anche dei risvolti personali: suo padre, infatti, aveva partecipato alla stessa battaglia, imbarcato sulla USS Telfair, che venne colpita ma non affondata da un aereo kamikaze, l’ultima risorsa del Giappone per cercare di allontanare le forze nemiche dal proprio territorio.

Secondo il contrammiraglio Samuel Cox, direttore del Naval History and Heritage Command, la scoperta e la successiva identificazione sono straordinari, in quanto “Mannert L. Abele – ha spiegato – è l’ultima dimora di 84 marinai americani che hanno compiuto l’estremo sacrificio in difesa del loro Paese. Mando i miei più sentiti ringraziamenti e congratulazioni a Tim Taylor e al suo team per aver scoperto questo relitto, mettendo la parola fine alla sua storia e consentendo alle famiglie di conoscere il luogo dove si trovano i loro cari. Allo stesso tempo offre a noi tutti un’altra opportunità per ricordarli e onorarli”. 

La storia dell’USS Mannert L. Abele

Il cacciatorpediniere faceva parte delle forze impiegate per l’invasione di Okinawa, iniziata nel marzo 1945, una terribile battaglia che fece 50.000 vittime solo tra le forze americane. L’USS Mannert L. Abele, dopo aver offerto supporto di fuoco contro l’isola, fu posizionata come osservatore antiaereo per contrastare l’attacco dei velivoli giapponesi in arrivo. Il 12 aprile 1945 la nave fu attaccata ferocemente dai kamikaze, che cercavano di oltrepassare gli scudi delle armi antiaeree.

Dopo una furiosa battaglia, durante la quale gli americani riuscirono ad abbattere diversi aerei e ad allontanarne altri, un Mitsubishi A6M Zero crivellato di colpi riuscì a superare la cortina di fuoco, schiantandosi sul lato di tribordo e penetrando nella sala macchine. Mentre si cercava di riparare frettolosamente i danni subiti, ci fu l’attacco decisivo, costituito da una nuova e terribile arma suicida, lo Yokosuka MXY-7 Ohka o “fiore di ciliegio”.

Si trattava di un velivolo kamikaze a propulsione a razzo che veniva portato in azione agganciato alla pancia di un bombardiere Mitsubishi G4M2 “Betty” e che, una volta liberato, scendeva planando, per poi accendere i tre razzi a combustibile solido che facevano volare l’aereo-missile a una velocità devastante, portando con sé 1.200 kg di esplosivo.

Il ragazzo alla guida morì polverizzato, schiantandosi sulla linea di galleggiamento del cacciatorpediniere, che venne deformato e quindi spezzato in due, trascinando in mare 84 membri dell’equipaggio. La terribile reazione nipponica all’assalto del suolo patrio con l’uso dei kamikaze e con gli assalti furibondi condotti a terra, dove, finite le munizioni, i discendenti dei samurai si gettavano contro gli americani impugnando le katane, convinse i vertici statunitensi che l’invasione delle isole avrebbe portato ad un enorme costo di perdite umane tra le forze attaccanti.

Si decise così di dare una prova di forza con una nuova e ben più terribile arma, che venne sganciata su due città, provocando una perdita immane di vite e costringendo l’imperatore a chiedere la resa senza condizioni senza dover procedere all’invasione del Giappone.

 

Fonti foto: Lost 52 Project e Wikipedia

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