L’isola che inventò la quarantena

Il Lazzaretto di Venezia ospitò il primo ospedale del mondo per curare la peste nera

La pandemia che ha colpito l’umanità negli ultimi anni ha riportato in voga il termine “quarantena”. Pochi sanno però che l’origine di questa parola è veneziana e che deriva da una delle più belle isole della laguna, il Lazzaretto Nuovo, dove erano obbligate a sostare le navi provenienti dall’Oriente i cui marinai erano sospettati di avere contratto la peste o qualche altre malattia infettiva. 

L’isolamento per chi contraeva malattie come le lebbra, diffusissima nell’antichità, o altre pieghe simili, risale per le verità a molto tempo prima della Serenissima Repubblica. Nella stessa Bibbia, ad esempio, nel libro del Levitico, si legge della raccomandazione di Dio a Mosè di condurre dal sacerdote Aronne chiunque presenti “sulla pelle del corpo un tumore o una pustola o macchia bianca che faccia sospettare una piaga di lebbra”. Nel caso il sacerdote rilevi una piaga dovuta alla lebbra, “dichiarerà quell’uomo immondo”. Sette giorni dopo, il sacerdote esaminerà ancora l’ammalato “se vedrà che la piaga non è più bianca e non si è allargata sulla pelle, dichiarerà quell’uomo mondo”. L’isolamento quindi durava solo sette giorni, ripetibile per altri sette e per altri sette ancora, sino alla guarigione. 

Durante il Medioevo a portare le malattie infettive in giro per il mondo erano soprattutto i marinai. Molte città portuali, come la veneziana Ragusa, in periodi di calamità obbligavano le navi in entrata ad attraccare in luoghi isolati e a rimanervi per un numero determinato di giorni, solitamente non più di trenta, per verificare che non si presentassero sintomi di malattie all’epoca comuni coma la già citata lebbra, ma anche la sifilide, la peste o, più avanti nel tempo, il colera. 

Venezia fu la prima città del mondo ad emanare provvedimenti che potremmo definire “moderni” contro la diffusione dei morbi. Nel 1423, il Senato veneziano, convinto che “la salute è l’anima del commercio”,  fondò il primo ospedale col compito di soccorrere e, nel contempo, di tenere isolati i malati di peste in un’isola lagunare intitolata a Santa Maria di Nazareth e chiamata Nazaretum. Da qui la parola Lazzaretto. 

Sempre la Serenissima nominò una speciale autorità composta da tre medici che doveva occuparsi esclusivamente della tutela della salute pubblica. Per fronteggiare la terribile epidemia di peste nera, nel 1448 l’autorità stabilì che l’isolamento per gli equipaggi delle navi che entravano nel porto doveva durare una quarantina (per l’appunto “quarantena” in dialetto veneziano) di giorni. Il dogato avviò quindi la costruzione di una speciale struttura d’accoglienza in un’altra isola della laguna che venne successivamente realizzata nel 1468. Qui, nei periodi in cui il morbo dilagava, le navi e i loro equipaggi dovevano sostare per la quarantena, depositando le merci in speciali strutture dette “tezoni”. L’isola venne chiamata Lazzaretto Nuovo, per distinguerla da quella ospedaliera che venne ribattezzata Lazzaretto Vecchio. 

Considerato il successo che questa misura ebbe nell’arginare il morbo, il termine divenne popolare in tutto il Mediterraneo e già Genova, nel 1467, segui l’esempio della Serenissima, imitata subito dopo da Marsiglia, e via via da tutte le città portuali del mar Mediterraneo. 

Oggi il Lazzaretto Nuovo è una splendida isola immersa in un microcosmo di biodiversità unico al mondo, purtroppo messo in serio pericolo dalle attività dell’uomo, come il moto ondoso o gli scavi per il Mose o le attività portuali. 

L’isola, oltre alle bellezze paesaggistiche delle sue barene dove i “ghebi” (stretti canali dal bassissimo fondale) disegnano incredibili arzigogoli, ha una radicata vocazione storica ed archeologica, considerato che mezzo millennio di storia della navigazione nel Mediterraneo vi ha fatto scalo. Emozionanti, tanto per fare un esempio, le scritte, risalenti sino al 1400, che i marinai in quarantena hanno lasciato sulle mura del Tezon Grande, l’edificio in cui venivano stoccate le merci dirette a Venezia. 

Il Lazzaretto è gestito dall’Archeoclub di Venezia che vi organizza campi per studenti universitari e gestisce gli scavi archeologici ancora in corso che non mancano di rivelare sorprese su sorprese.

Per visitare il Lazzaretto, basta non aver paura dei vampiri e salire su un battello di linea in partenza dalla Fondamente Nuove. E’ consigliabile, però, prenotare la visita all’Ekos Club, l’associazione che, in collaborazione con l’Archeoclub, si occupa di tutelare e valorizzare il patrimonio del Lazzaretto. Tutte le informazioni le potete trovare sul sito dei Lazzaretti veneziani. 

 

Immagine di copertina tratta dal video promozionale dell’Ecomuseo dei Lazzaretti Veneziani

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2 commenti

  1. gianni darai says:

    Attenzione: non Isola delle Rose che è il nome dato recentemente in laguna all’isola di Sacca Sessola.

    • So bene che il Lazzaretto non è l'”Isole delle rose” ma è il nome della “Categoria” con la quale pubblichiamo le storie di isole misteriose o particolemnente strene proprio come fu la piattaforma creta dall’ingegner Rosa al largo della Romagna, e di cui abbiamo scritto la storia. Ed infatto se clicca sulla categoria, le appariranno un bel po’ di articoli di icredibili isole di tutti i mari.
      Grazie comunque per la segnalazione.

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