Immersioni: come diventare cacciatori di relitti (parte 1)

Vi piacerebbe scoprire un relitto sommerso? E' tutta questione di buona volontà! Ecco qualche utile consiglio per diventare dei veri e propri cacciatori di navi sommerse

Forse accade anche voi, proprio come accade a me: per quanto ci riflettiate sù, non riuscire a darvi una spiegazione del fascino che i relitti sommersi esercitano su di voi.

Misteriosi testimoni di una tragedia come l’affondamento, l’abbraccio mortale del mare ha regalato loro una nuova vita trascinandoli giù, giù nelle profondità degli abissi marini sino a raggiungere una nuova dimensione d’esistenza. Adagiati nei punti più inaccessibili del mare, cristallizzati in uno scorrere di tempo più lento del nostro nel decadimento, i relitti continuano a raccontare le loro impalpabili storie ai subacquei che le vogliono ascoltare.

O forse no. Forse le cose sono più semplici ed ha ragione una mia amica che, mentre mi vestivo per andare ad infilarmi nel relitto del Thistlegorm, nel Mar Rosso, mi spiegava che non capivo niente di quello che era bello. “Fatti le tue lamiere contorte ed arrugginite. Io, vado a vedermi la barriera corallina!” Biologia contro storia? “Macché. La fai sempre difficile, tu. La questione è che i pesci sono belli, giocosi e colorati. Le lamiere brutte, anguste e cadenti! E pure puzzolenti!” Come la sentisse la puzza, col naso nella maschera, lo sapeva solo lei, de gustibus… 

Ma se anche voi siete perdutamente innamorati dei relitti e delle loro strane storie, vi sarà senz’altro venuta la tentazione di cercarne uno tutto vostro. E vi sarà cresciuta dentro la strana sensazione – come il mio concittadino Hugo Pratt farebbe dire al suo amico marinaio Corto Maltese – di “avere un appuntamento” in fondo al mare con un relitto inesplorato che attende solo voi e le vostre pinne per rivelarsi a quello strano universo che sta sopra la superficie degli oceani. Così si diventa cacciatori di relitti. Ed è una malattia che non vi andrà più via!

E se è vero che di terre inesplorate, ahimè, non ce ne sono più, è anche vero che di navi perdute è disseminato il mare. Senz’altro sono di più i relitti ignoti che quelli catalogati nei nostri Gps nautici.

La domanda allora è: dove e come cercarli?

Vi dico subito, per esperienza, che è solo una questione di buona volontà e di disponibilità di tempo. Ma, una volta soddisfatti questi due requisiti, come muoversi? La prima strada da percorrere è senz’altro quella di chiedere a chi il mare lo conosce meglio di tutti. Parlo dei pescatori. Quelli che usano le reti a strascico, in particolare. Potete scommettere che sanno, metro per metro, e senza bisogno di troppe strumentazioni, dove gettare le reti e dove queste reti rischiano di appigliarsi ad un “qualcosa” che, sotto la superficie dell’acqua, le trattiene ostinatamente sino allo strappo.

Vicino ad un relitto la pescosità è sempre buona perché i relitti sono le “case” preferite dei pesci. Ma bisogna fare i conti con le famose “lamiere contorte” che tanto spaventano la mia amica e che hanno il brutto vizio di strappare le reti, oltre che di impigliarti l’erogatore di riserva se non lo agganci al gav. Per fare una buona pescata e preservare le preziose reti bisogna andarci a pelo. Ed i pescatori lo sanno fare con precisione chirurgica

E’ a questo punto che arriva la parte più difficile per il neo cacciatore di relitti: convincere i pescatori a darti le coordinate della zona in cui “potrebbe esserci qualcosa sotto”. Bisogna far valere amicizie, parentele, tutte le tattiche scritte nei manuali di public relations e anche qualcosa di più. Già, perché i pescatori non sono una categoria facile da far cantare! Molto dipende anche dalla città in cui siete a “caccia”. Non saprei dirvi come gira in Liguria o nelle altre regioni italiane ma a Venezia, per scoprire il relitto del brigantino Hellmuth, ho speso una fortuna in spritz! Sulle sponde dell’Adriatico mar, i relitti si trovano anche frequentando le osterie!

La seconda e preziosa fonte di informazione per un cacciatore di relitti è l’emeroteca. Ma non una emeroteca qualsiasi. Bisogna andare in una vera e propria biblioteca che raccolga giornali o notiziari risalenti perlomeno all’800. C’è poco da cacciare con i relitti degli ultimi anni! Da quando è nata la subacquea, se le profondità e la capitaneria lo consentono, un paio di giorni dopo l’affondamento c’è già la fila di sub con le pinne ai piedi e l’erogatore in bocca. A Venezia, io prediligo la Marciana i cui giornali antichi sono stati tutti, o quasi, scannerizzati e possono essere consultati velocemente sui pratici visori, senza che la polvere secolare ti faccia starnutire a ripetizione.

Cosa cercare nei quotidiani dell’epoca, come calcolare un probabile punto di affondamento, come immergersi per cercare il relitto e cosa fare una volta trovato, ve lo racconterò tra una settimana.

Riccardo Bottazzo

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