Tanti ospiti internazionali alla terza edizione del Tigullio Design District
- Foto
- 22 April 2024
Grande risultato di Susanne Beyer alla Mini Transat 2011. La velista (che nonostante il nome è nata a Zoagli nel 1978) è arrivata a Salvador de Bahia lo scorso 5 novembre, dopo 4200 miglia di navigazione (dalla Francia al Brasile con unico scalo a Madeira), giungendo prima tra gli italiani al ventitreesimo posto (su 50 barca). Nella graduatoria rosa, ha fatto meglio soltanto l’inglese Pip Hare, che ha chiuso quindicesima. Grandissimo risultato per Susy e il suo Mini “Penelope”, che le ha dato non pochi problemi. A cominciare dal guasto al timone automatica che l’ha costretta a timonare manualmente per quasi tutta la seconda tappa (320o miglia). Susanne, seconda donna italiana a partecipare alla Transat (Daniela Klein vi ha preso parte nel 2009), ha coronato il sogno di una vita.
Susanne Beyer: chi è costei? Ce lo racconta lei stessa sulle pagine del suo sito internet:
” Sono nata a Zoagli, provincia di Genova, l’11 dicembre 1978. Da papà Thomas – tedesco – mi vengono il nome straniero e la passione per la navigazione, da lui condivisa prima della mia nascita con la mamma (Laura).
A sei mesi i miei genitori mi portano in crociera con loro sul35 piedi “Marea”, che diventerà la mia prima palestra; comincia una bella avventura…
Sul Marea – un Impala 35 disegnato da Sparkman and Stevens – imparo ad andare per mare. Si naviga molto, per piacere d’estate e per regate d’inverno. Sono una marinaretta instancabile e papà è un bravo comandante. Per 16 anni navighiamo insieme. Dall’età di 6 anni – inoltre – mi dedico alle derive (pur preferendo sempre la navigazione d’altura); si comincia – ovviamente – dai mitici Optimist!
Che grande scuola la vela!… un bimbo, una piccola barca, il mare: un bel modo per imparare ad arrangiarsi ed allo stesso tempo a socializzare, essere corretti con gli altri, tenere in ordine le proprie cose.
Dai 16 anni in poi devo navigare senza papà; mi fermo del tutto un paio d’anni, poi il richiamo torna, più forte di prima; ricomincio a fare regate nel Tigullio e subito dopo mi imbarco definitivamente, facendo della mia passione un mestiere. Lavoro su barche a vela come marinaio e – per puro caso – nel 2001 capito a bordo di un oggetto di cui mi innamorerò: Tirrenia II, un ketch aurico del 1914, che partecipa al circuito Prada, il challenge delle vele d’epoca. Mi imbarco per la stagione di regate e non scendo più; la barca naviga molto e l’armo – aurico – a me sconosciuto scatena la mia curiosità. D’inverno mi dedico agli infiniti lavori di manutenzione. Per 5 anni ho lavorato come secondo e nel frattempo mi sono laureata in Scienze Politiche.
Nel2005 l’armatore Gianni Loffredo mi affida il comando e la gestione dei lavori di restauro.
In tutti questi anni il legno non mi distoglie dal resto del mondo della vela: continuo a partecipare alle regate ed a navigare su barche moderne. Nel2009 midiplomo all’Istituto Nautico di Genova.
Il Mini 650 è sempre stato soltanto un sogno, il sogno degli altri, che seguo sulle riviste della vela e tale è rimasto per molti anni. Nel 2006 decido che voglio provarci ed il sogno diventa – sulla carta – progetto; non ho mezzi, neanche per cominciare. Si parte da zero! Impiego 3 anni per trovare gli sponsor ed il finanziamento per comprare la barca.
Penelope è nata. E’ solo un’idea, una lampadina che si è accesa dentro di me e che non so più come fare a spegnere.
Penelope cresce. Diventa progetto, coinvolge gente, sempre di più, sempre più appassionati .
Fallisco più volte; tante porte in faccia, tante lacrime e delusioni, spesso voglio mollare e liberarmi di questo tarlo.
Ma Penelope c’è, esiste già e gli amici la vogliono tenere in vita.
Primavera 2008: sembra che le energie di tutti vengano convogliate nella direzione giusta: il mio amico Paolo mi trova l’aggancio per il finanziamento; firmo il contratto che mi dissanguerà per i prossimi 10 anni, ma sono felice come non mai!! Ce l’abbiamo fatta!!! Non io, non da sola; il grande merito va a tutti gli amici che ci hanno creduto sempre, che non mi hanno mai abbandonata”.
e.r.