
Portovenere, scoperto il relitto di un aereo inabissato nel ‘43
I sub della Marina Militare portano alla luce dai fondali del mare della Spezia un caccia italiano inabissato a 22 metri di profondità mai segnalato dalle carte nautiche
Dalla Spezia la notizia di un nuovo ritrovamento, a conferma della presenza sul fondo delle coste liguri di un ricco patrimonio storico. Il relitto venuto pochi giorni fa alla luce, localizzato dai palombari di Comfordrag (Comando delle Forze di Contromisure Mine) davanti alla costa delle Nere, è un aereo Reggiane Re 2000, un caccia monoplano italiano in uso durante la Seconda guerra mondiale, con la particolarità di essere lanciato in volo dalle navi con l’aiuto di una catapulta. Il ritrovamento è avvenuto del tutto per caso, infatti la zona battuta dai subacquei palombari con il sonar del veicolo sottomarino autonomo “Remus” era soggetta a test di altra natura, quando è stato rintracciato il veicolo aggrovigliato nelle reti dei pescatori. Una sorpresa che come prima conseguenza ha avuto l’immediato avvio delle procedure per l’aggiornamento delle carte nautiche.
Il ritrovamento e l’identificazione del relitto riapre una storia di uomini che ora potrebbe avere un lieto fine; Cristiano Ferrari da tempo è impegnato nella ricostruzione della memoria di suo cugino, Luigi Guerrieri, maresciallo spezzino, che il 16 aprile 1943 in seguito a un guasto al motore del suo aereo, durante un’esercitazione, fu costretto ad ammarare al largo delle Cinque Terre, si salvò perdendo il velivolo. Con l’aiuto del ricercatore Giampiero Vaccaro, Ferrari ha subito riconosciuto nel relitto ritrovato l’aereo pilotato dal suo avo, poi insignito con la medaglia d’argento al valore militare per le imprese compiute nella Seconda guerra mondiale. Oltre a ricostruire la carriera di un valoroso maresciallo la scoperta consente un passo avanti nella ricerca storica, ma il sogno di Cristiano non finisce qui: «questo è un primo passo di un progetto più ambizioso volto al recupero e al restauro dell’aereo a scopo museale» come dichiara al giornale La Nazione.
Questa ennesima storia di ritrovamenti, materiali e umani, ci ricorda che in fondo al mare e in questo caso lungo le costi liguri, non ci sono solo relitti arrugginiti ma dietro a ogni pezzo di ferro che il mare ha inghiottito si nasconde potenzialmente un racconto o una storia di famiglia da portare anch’essa a galla.
G.S.
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