Aragoste comprate e liberate nell’oceano: questo il gesto di pace dei monaci buddisti

"Un piccolo gesto per far capire quanto sia semplice rendere migliore il mondo": questo il vero senso dell'azione

15 July 2016 | di Redazione Daily Nautica

La Great Enlightenment Buddhist Institute Society, organizzazione buddista di Prince Edward Island, ha compiuto un gesto che ha fatto parlare parecchio negli ultimi giorni. Hanno acquistato 272 chilogrammi di aragoste presso i mercati della zona, poi si sono imbarcarti e hanno navigato fino ad arrivare in una zona di mare priva di reti che potessero insidiare nuovamente l’incolumità dei crostacei. Infine, dopo aver recitato alcune preghiere, hanno liberato gli animali in acqua.

Sono stati alcuni pescatori ad aiutare i monaci a trovare un posto sicuro dove difficilmente le aragoste verranno catturate nuovamente. La popolazione ha partecipato in maniera attiva alla manifestazione, dando supporto e sostegno.

Cerchiamo di capire meglio il motivo di un tale gesto: quale il vero senso di quest’atto?

In molti hanno inizialmente associato quest’azione a un gesto di protesta ambientale ed ecologica, ma in realtà la liberazione di queste aragoste nell’oceano avrebbe un significato ben più profondo. Si tratterebbe infatti di un messaggio di gentilezza verso ogni creatura vivente, per ricordare a tutti quanto sia importante l’attenzione verso il prossimo, «che sia uomo, cane o crostaceo».

Aragoste liberate nell’oceano: “Per rendere il mondo un posto migliore”

«Rispettiamo ogni scelta alimentare e non vogliamo convincere nessuno a diventare vegano o vegetariano. Non sarebbe corretto, sarebbe assurdo imporre ad altri il nostro credo. Il nostro unico desiderio è quello di lanciare un messaggio di pace e serenità», queste le parole di Venerable Dan, uno dei monaci che hanno preso parte all’operazione.

Il proposito è sollecitare la compassione verso tutti gli esseri viventi, senza distinzioni: «Ognuno di noi può dare una mano nel suo piccolo. Se tutti lo facessero, il mondo diventerebbe un posto migliore e più armonico. Questo gesto non è stato fatto per tutelare le aragoste in quanto tali, ma per dare modo a una creatura vivente di liberarsi e di tornare nel suo habitat naturale».

Paolo Bellosta

 

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