La strana storia di Equa e Lago Zuai, i cacciasommergibili della RSI che si speronarono a Riomaggiore

Si scontrarono nella notte del 18 aprile 1944

13 September 2018 | di Paolo Ponga
relitto della nave Equa (3)
Il cannone da 90 mm del relitto Equa

Questa è la storia di una notte buia e carica di tensione, come solo le notti di guerra sanno essere. Una notte in cui il destino è in agguato e il pericolo può arrivare anche da chi ritieni amico. È la storia di due navi, l’Equa e la Lago Zuai.

L’Equa fu costruita nei cantieri Tosi di Taranto insieme alle gemelle Meta, Epomeo e Sorrento tra il 1928 e il 1930, commissionata dalla Società Partenopea di navigazione di Napoli per il collegamento con le isole dell’arcipelago campano. Era una piccola nave passeggeri di 243 tonnellate di stazza lorda, lunga 39,40 metri, larga 6,83 metri e alta 3,05 metri. Costruita in acciaio e divisa in 7 paratie stagne trasversali per una maggiore sicurezza, la singola elica era mossa da due motori diesel a 4 tempi per 1200 cavalli che le permettevano di raggiungere una velocità massima di circa 12 nodi.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, la nave venne requisita per compiti di vigilanza foranea (con sigla F43), poi restituita e quindi nuovamente inserita nel naviglio ausiliario nel marzo 1941. In questa occasione fu trasformata in cacciasommergibili e dotata di un cannone da 90 mm, due mitragliatrici da 20 mm e l’impianto antisom a poppa. A seguito dell’8 settembre 1943, la maggior parte delle navi della Marina Militare Italiana si consegnò come da disposizioni agli Alleati, tranne quelle affondate dai tedeschi (come la corazzata Roma) e un piccolo gruppo di mezzi navali presenti nei porti di Genova, La Spezia e Venezia.

Alcuni di questi furono sequestrati dai tedeschi e finirono nella Kriegsmarine, altri entrarono nella Marina Repubblicana. Si trattava in questo caso di alcuni sommergibili, alcune motosiluranti, due navi appoggio e due cacciasommergibili, l’Equa e il Landi. A parte casi isolati, i mezzi navali di questa flotta si dedicarono principalmente al pattugliamento costiero e alla posa di mine: le azioni belliche furono condotte soprattutto dagli uomini della famosa Xma MAS. E la notte del 18 aprile 1944 l’Equa, oscurato, pattugliava il litorale spezzino delle Cinque Terre alla ricerca di naviglio nemico.

Molto più ricca di avvenimenti è la storia della seconda protagonista, la motonave da carico Lago Zuai. Costruita anch’essa nei cantieri Tosi di Taranto, insieme alla gemella Lago Tana, fu commissionata dalla Società Anonima di Navigazione Eritrea e varata poco prima del conflitto. La nave aveva una lunghezza di 69,7 metri, una larghezza di 9,78 metri e un’altezza di 3,8 metri, con una stazza lorda di 782 tonnellate. Era mossa da due motori diesel di 4287 cavalli di potenza che le consentivano una velocità di crociera di 14,5 nodi.

Il 10 luglio 1940 venne immediatamente requisita, armata con due cannoni da 100/47 mm, 4 mitragliere e due impianti antisom, inserita nel naviglio come incrociatore ausiliario e destinata a compiti di scorta ai convogli. In questo ruolo la Lago Zuai rimarrà attiva per tutta la durata della guerra. Inizialmente impiegata come scorta per i convogli da e per l’Albania, venne in seguito assegnata alle “forze speciali” in previsione dello sbarco italiano sull’isola di Corfù (che invece non si verificò). Poi fu utilizzata per scortare i convogli diretti in Africa Settentrionale, la rotta principale e più pericolosa per il nostro naviglio durante il conflitto. In questo periodo subì due attacchi da parte di aerei anglo-americani, con la perdita di 11 uomini dell’equipaggio ed ebbe uno scontro con un sommergibile nemico (mai identificato).

Il 9 settembre 1943 venne sequestrata a Genova dalle truppe tedesche ed incorporata nella marina germanica. Assegnata alla famosa 22 U-Jagdflotille che in quel periodo operava nel Tirreno ed era comandata dal Korvettenkapitan Friedrich Wunderlich, fu trasformata in unità cacciasommergibili e ribattezzata UJ2220 divenendo operativa il 27 settembre. Anch’essa il 18 aprile 1944, durante quella notte buia ed irta di pericoli, pattugliava il litorale spezzino.

Le notizie sull’accaduto sono frammentarie e giungono da uno dei maggiori esperti di cacciasommergibili tedeschi nel Mediterraneo durante la seconda guerra mondiale, Manfred Krellenberg. Secondo la ricostruzione, le due navi procedevano una verso l’altra, oscurate per ovvi motivi bellici. A due chilometri da Riomaggiore, vicino a La Spezia, l’UJ2220 si accorse dell’Equa solo quando era troppo tardi per una manovra evasiva. L’impatto fu tremendo e l’Equa si inabissò rapidamente. Fortunatamente non ci furono vittime perché tutti i marinai dell’equipaggio vennero tratti in salvo da una motozattera tedesca che transitava in zona.

La Lago Zuai, ormai consumata da gravi avarie dovute all’intenso uso bellico, alla fine del conflitto venne minata dai tedeschi ed affondata a Genova Sampierdarena. Riportata a galla nel 1946, fu probabilmente demolita poco dopo. Le gemelle dell’Equa, Meta ed Epomeo, anch’esse logorate dall’intenso servizio, vennero smantellate. La Sorrento, invece, trasformata in nave soccorso per i feriti e i naufraghi, sopravvisse alla guerra. Rinominata Città di Sorrento e rimodernata, venne nuovamente adibita a trasporto passeggeri sulla rotta Ischia-Pozzuoli rimanendo in servizio fino al 1979.

Attualmente l’Equa giace in assetto di navigazione con orientamento est/ovest a circa 40 metri di profondità, tra Riomaggiore e l’isola del Tino. Il relitto è visitabile tramite immersione subacquea grazie ai numerosi centri di immersione presenti in zona e, come sempre accade, è diventato un’oasi di vita sommersa. Molto variabile purtroppo la visibilità sott’acqua: l’Equa è come una bella donna che a volte decide di farsi ammirare, altre si nega a coloro che vanno a trovarla. Sicuramente d’effetto è la vista del cannone da 90 mm, ancora in posizione per difendere la costa dagli attacchi nemici.

Paolo​ Ponga

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