L’indice YETI promosso da Feadship pronto a diventare standard

Lo Yacht Environmental Transparency Index indica il grado di sostenibilità di uno yacht

26 March 2024 | di Marcella Ottolenghi

Cinque anni fa, esattamente il 25 marzo del 2019, nasceva YETI. In quella data Feadship aveva riunito un nutrito gruppo di rappresentanti del settore nautico nella sede dello studio di progettazione De Voogt per presentare e condividere un’idea, lo Yacht Environmental Transparency Index, YETI appunto. Concepito da Bram Jongepier, senior specialist design del cantiere, YETI è un metodo scientifico di individuazione del grado di sostenibilità di uno yacht, secondo un punteggio basato sul profilo operativo medio dei dati AIS.

In tale occasione, sulla spinta anche della neonata Water Revolution Foundation, i presenti alla riunione hanno deciso di avviare un Joint Industry Project (JIP), progetto congiunto di lavoro e di ricerca. Da allora sono cambiate molte cose, fino all’attuale inserimento del metodo YETI nel processo di traduzione in vero e proprio standard ISO.

La sostenibilità – spiega Jan-Bart Verkuyl, Ceo del cantiere Royal Van Lent di Feadship – è ormai una questione imprescindibile. Se non la perseguiamo, diventiamo conniventi. C’è pressione da parte nostra ma anche dei clienti, dei nostri dipendenti, dei nostri figli. È davvero necessario operare in tal senso“.

YETI 2.0, protocollo standardizzato

YETIIl JIP per YETI è stato presentato ufficialmente al MetsTrade 2022 e un anno dopo, durante il medesimo appuntamento, è stata rivelata la versione successiva, YETI 2.0. Il protocollo, migliorato analizzando ulteriori fattori inerenti gli effetti sull’impatto ambientale derivanti dalle dimensioni di uno yacht, è ora in grado di individuare un “bilanciamento del carico” standardizzato, utile ad un approccio unificato per la riduzione del consumo energetico.

Grazie alla cooperazione volontaria di tutti i professionisti del settore che condividono conoscenze e dati – sottolinea il creatore di YETI Bram Jongepier – YETI è cresciuto fino alla forma attuale, che riporta con precisione la visione e le idee di cinque anni fa. Siamo molto vicini alla definizione di una scala di valutazione simile a quella che normalmente ci si aspetta per un’automobile o un frigorifero. Il metodo è in fase di consolidamento e i nodi critici vengono eliminati”.

“Sono estremamente orgoglioso e soddisfatto del percorso – prosegue Jongepier – e vorrei ringraziare davvero tutti i colleghi appassionati che compongono il gruppo di lavoro. Siamo ansiosi di imparare quanto più possibile e di agire in base a ciò che apprendiamo. La cosa essenziale da capire però è che l’impatto zero non esiste. Ciò può scioccare, ma lo zero è impossibile. Non è possibile camminare sull’erba senza lasciare un’impronta, ma si può fare in modo sostenibile se si dà all’erba il tempo di ricrescere. Ed è così che dovremmo trattare i nostri oceani“.

Feadship verso lo “zero” emissioni

La roadmap di Feadship nel decennio 2020-2030 guarda quindi ad un futuro sostenibile e intende comunque mirare all’azzeramento delle emissioni nette di CO2 e ad un impatto ambientale minimo, andando ben oltre quanto attualmente richiesto dalla normativa. Ne è un esempio Ossidian, 84,20 metri a propulsione diesel-elettrica a HVO, che ha già azzerato le emissioni di CO2 nel 2023. Ugualmente, sfruttando il metodo di calcolo YETI, il concept Dunes del cantiere olandese, presentato lo scorso anno, ha dimostrato di poter ridurre l’impatto ambientale del 95% rispetto all’attuale conformità normativa grazie a celle a combustibile rifornite con metanolo.

Se vogliamo assicurarci un futuro come costruttori di grandi yacht – conclude Henk de Vries, direttore di Feadship e Ceo di Koninklijke De Vries Scheepsbouw – non dobbiamo fare appello solo ai clienti attuali, ma anche ai loro figli, ai loro coniugi e alle persone che pongono domande scomode.”

feadship YETI

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