La vita marina sotto le piattaforme di ghiaccio antartiche

Sotto una piattaforma di ghiaccio sono state scoperte ben 77 diverse specie animali, tra cui briozoi come il Melicerita obliqua e vermi serpulidi come il Paralaeospira sicula

18 January 2022 | di Paolo Ponga

Sotto le piattaforme di ghiaccio antartiche c’è vita, anche più di quanto supponessero gli scienziati. È quello che emerge da uno studio pubblicato il 20 dicembre 2021 sulla rivista Current Biology, condotto da ricercatori del British Antarctic Survey (BAS) in collaborazione con l’Istituto tedesco Alfred Wegener (AWI) e il Centro Helmholtz per la ricerca marina e polare. I risultati derivano da un’analisi dei campioni prelevati in loco nel 2018.

Le piattaforme di ghiaccio galleggianti sono costituite da una spessa massa di ghiaccio che si forma laddove un ghiacciaio, giunto in corrispondenza della costa, si spinge fin sulla superficie dell’oceano. Il bordo esterno di queste piattaforme presenta un’imponente parete verticale alta fino a 30 metri e con un fronte che si estende per chilometri. Si trovano in Canada, in Groenlandia e in Antartide e proprio in Antartide si incontrano lungo il 44% delle sue coste: stiamo parlando di una superficie di 1.600.000 chilometri quadrati, uno spazio immenso.

Per capire se le acque sotto le piattaforme fossero abitate da forme marine occorreva prelevare dei campioni a molti chilometri di distanza dal mare. Fu scelta la piattaforma Ekström, situata nel Mare di Weddell meridionale, una zona isolata ed estremamente fredda del nostro pianeta. Ma come fare? L’impresa non sembrava di facile attuazione, finché si pensò di bucare la spessa coltre di ghiaccio con l’acqua calda.

Ben poche volte è stato possibile mandare una telecamera sotto questa enorme coltre di ghiaccio e ancora meno prelevare campioni. Senza contare che è difficile trovare un ambiente marino meno ospitale per la vita: temperatura dell’acqua addirittura negativa, mantenuta liquida dal sale contenuto in essa, e assenza di fonti di luce e di cibo.

In realtà, ci si era già resi conto della possibile presenza di vita in queste acque grazie a delle telecamere fatte scendere attraverso dei pozzi creati nel ghiaccio. Questa volta, però, i frammenti di vita raccolti sui fondali sono risultati straordinari e del tutto inaspettati. Nonostante si trovassero a diversi chilometri dal mare aperto, la biodiversità degli esemplari raccolti era estremamente ricca, anche più di quella di acque che possono vantare fonti di luce e di cibo: il team ha infatti scoperto 77 diverse specie animali, tra cui briozoi come il Melicerita obliqua e vermi serpulidi come il Paralaeospira sicula.

“Questa scoperta di così tanta vita in queste condizioni estreme – ha dichiarato il dottor David Barnes, biologo marino del British Antarctic Survey e autore principale dello studio – è una completa sorpresa e ci ricorda come la vita marina antartica sia così unica e speciale. È sorprendente che abbiamo trovato prove di così tanti tipi di animali, visto che la maggior parte si nutre di microalghe (fitoplancton) ma nessuna pianta o alga può vivere in questo ambiente. Quindi, la grande domanda è: come possono sopravvivere e prosperare in queste acque?”.

Probabilmente la risposta sta nelle correnti marine presenti sul fondo, che portano i nutrimenti a lunga distanza dalla costa, al punto che, sorprendentemente, la crescita annuale di quattro specie era paragonabile a quella di animali simili che vivono in habitat marini aperti.

“Un’altra sorpresa – ha sottolineato il dottor Gerhard Kuhn dell’Alfred Wegener Institute, che ha coordinato il progetto di perforazione – è stata scoprire da quanto tempo esiste la vita in questo luogo. La datazione al carbonio di frammenti di questi animali del fondale marino ha portato a stimare la presenza di vita in maniera costante negli ultimi 5800 anni. Quindi, nonostante si trovi a qualche chilometro dal mare aperto più vicino, un’oasi di vita potrebbe essere esistita ininterrottamente per quasi 6000 anni sotto la banchisa. Solo i campioni del fondale marino sotto la piattaforma di ghiaccio galleggiante ci possono raccontare la sua storia passata”.

Il team osserva inoltre che, con il cambiamento climatico e il crollo di queste piattaforme di ghiaccio, il tempo per studiare e proteggere questi ecosistemi sta giungendo alla fine.

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