07 October 2025

Mare Monstrum 2025: il lato oscuro del Mediterraneo

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L’annuale rapporto di Legambiente descrive un mare sempre più aggredito da inquinamento e criminalità

Mare Monstrum, il dossier di Legambiente

L’annuale rapporto di Legambiente descrive un mare sempre più aggredito da inquinamento e criminalità

4 minuti di lettura
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Inquinamento, scarichi illegali, pesca di frodo, abusivismo e altre illegalità. Secondo l’annuale rapporto di Legambiente, il 2024 è stato un "annus horribilis" per il nostro povero mare e per le nostre devastate coste. I disastri causati dal cambiamento climatico si sono intrecciati con un boom della criminalità organizzata, in particolare quella legata al ciclo illegale dello smaltimento dei rifiuti e dell’abusivismo edilizio, causando una drammatica impennata dei reati ambientali. 

Ecco qualche dato ricavato dal rapporto Mare Monstrum 2025 recentemente presentato dall’associazione ambientalista e dedicato alla memoria di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica che ha dedicato la sua vita alla tutela del mare e delle coste del Cilento, assassinato dalla criminalità organizzata il 5 settembre 2010.
"Nel solo 2024 - si legge nel dossier - si sono registrati 25.063 reati ambientali che hanno colpito il mare o le coste, con un incremento del +9,2% rispetto all’anno precedente. Se aggiungiamo i 44.690 illeciti amministrativi segnalati dagli organi inquirenti, siamo a quasi 70 mila aggressioni all’ambiente marino. Vale a dire 191 al giorno, quasi otto ogni ora. Oppure, se preferite, un crimine ogni cento metri di costa".

Le più colpite, guardando ai numero assoluti di reati, sono le regioni meridionali: Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, dove si concentrano oltre il 50% dei reati legati alla radicata presenza di organizzazioni mafiose. Veneto ed Emilia Romagna, invece, si piazzano in vetta alla classifica dei reati per “chilometraggio”. In altre parole, le coste di queste due regioni sono colpite da sovrasfruttamento e soggette ad una forte ed insostenibile pressione turistica e industriale. Da sottolineare anche il valore economico delle sanzioni inflitte in questo campo: 456 milioni di euro, oltre il 50% in più rispetto all’anno passato. 

Abusivismo e cemento

Per quanto riguarda la tipologia di reati, a farla da padrone è il ciclo illegale del cemento che guida la classifica con 10.332 reati, il 41,2% del totale. Si tratta di abitazioni, ville, alberghi, condomini o stabilimenti balneari realizzati sulle coste in condizione di abusivismo. Si tratta di una delle principali cause di impoverimento delle nostre coste che vengono così sottratte all’uso comune. In molti casi, anche dopo la denuncia e l’accertamento dell’illecito, risulta difficile abbattere il costruito e ripristinare la legalità. Nel suo rapporto Legambiente denuncia questo illecito come una vera e propria “piaga che tiene in ostaggio il territorio” alimentata “dall’impunità e dal partito trasversale del condono”.

Spiagge privatizzate

Un’altra ferita aperta è la privatizzazione delle spiagge. Molti stabilimenti balneari continuano ad ampliare abusivamente le loro strutture ed i servizi, sottraendo spazio pubblico e ambientale alla collettività. Dalla Calabria alla Liguria, dalla Puglia alla Campania, le Capitanerie di porto hanno sequestrato nel 2024 centinaia di metri quadrati di arenili occupati illegalmente. “Alla faccia del diritto dei cittadini di godere liberamente del loro mare”, commenta amaramente Legambiente.

Inquinamento 

Tra depuratori che non funzionano o mai messi in funzione, scarichi fognari abusivi, sversamenti di liquami vari, non di rado tossici, e rifiuti gettati in mare invece che nel cassonetto, l'inquinamento marino è cresciuto nel 2024 del +24,4% rispetto al 2023. Sono stati quasi 8 mila i reati accertati in questo campo e oltre 9 mila le persone denunciate. Il valore dei sequestri e delle sanzioni ha superato i 389 milioni di euro. La regione più colpita è la Campania, seguita a ruota da Calabria, Puglia e Sardegna.

Pesca illegale

Anche la pesca di frodo continua a devastare gli ecosistemi marini, con oltre 4.500 reati nel 2024 ed un incremento annuale del +6,7%. La pesca illegale, specie nel Sud, è gestita solitamente da organizzazioni criminali. Un autentico attacco all’ecosistema marino che sottrae risorse, distrugge habitat e, non ultimo, penalizza i pescatori che rispettano le regole.

Le dieci proposte di Legambiente 

Per invertire una rotta che conduce dritta dritta verso un naufragio collettivo, l’associazione ambientalista propone al Governo dieci misure concrete:

  1. Far rispettare in tutti i modi le demolizioni degli immobili abusivi.
  2. Finanziare e dare strumenti per farlo ai Comuni che le eseguono.
  3. Reprimere le occupazioni illegali del demanio marittimo.
  4. Prevedere sanzioni penali per dirigenti e funzionari inadempienti. 
  5. Potenziare e in alcuni casi realizzare reti fognarie adeguate e depuratori.
  6. Promuovere la circolarità di acque e fanghi di depurazione.
  7. Regolamentare lo scarico dei rifiuti liquidi delle navi.
  8. Rafforzare la lotta ai rifiuti marini.
  9. Rendere più efficiente il Sistema nazionale per la protezione ambientale.
  10. Inasprire le sanzioni contro la pesca illegale.

Insomma il Mediterraneo, che i latini chiamavano il "Mare Nostrum" è il nostro mare che sempre ci regala vita e bellezza. Prima capiremo che bisogna tutelarlo con tutte le nostre forze, meglio sarà per tutti.