La Ceo di P2M a DN: “Il progetto Gene.Sys assegna il Dna digitale agli yacht”
L'ingegnere nautico Marialuisa Francia, Ceo della startup P2M, ci racconta gli obbiettivi del progetto Gene.Sys per la nautica, ma non solo
L'ingegnere nautico Marialuisa Francia, Ceo della startup P2M, ci racconta gli obbiettivi del progetto Gene.Sys per la nautica, ma non solo
Il progetto Gene.Sys di P2M, startup di Forlì che si avvale di un team di giovani professionisti esperti di industria nautica, è una di quelle idee capaci di dare una spinta al settore. Non per nulla è stato appena premiato con il Qualitec Technology & Design Award del Seatec & Compotec Marine 2025, riconoscimento che celebra soluzioni ad alto contenuto tecnologico e con una visione proiettata nel futuro.
Gene.Sys di P2M: il passaporto digitale degli scafi
Si tratta di una soluzione semplice e immediata, in grado di monitorare e di gestire in modo efficace ogni fase del ciclo di vita di uno scafo (ma anche di qualsiasi altro mezzo e/o prodotto), garantendone il controllo puntuale, dalla produzione allo smaltimento, in modo integrato e ottimizzato.
Marialuisa Francia, ingegnere nautico e Ceo di P2M, racconta a Daily Nautica come è nata l’idea e quali sono gli obbiettivi del progetto Gene.Sys.
Crede che nel nostro paese P2M sia una eccezione o ci sono gli strumenti e i mezzi per far nascere e crescere nuove realtà come la vostra?
Fare innovazione in Italia può essere più complicato rispetto ad altri contesti, come gli Stati Uniti, ma negli ultimi anni qualcosa sta cambiando. Sono nati diversi incubatori, acceleratori, venture builder e fondi di venture capital, che stanno contribuendo a stimolare l’ecosistema dell’innovazione. Anche noi abbiamo preso parte al programma di accelerazione “Takeoff” organizzato da Plug’n’Play, focalizzato sull’aerospazio e ospitato presso OGR Tech a Torino. Oggi esistono tanti percorsi dedicati ad esempio alla digitalizzazione, all’intelligenza artificiale, alla robotica, all’hardware e persino specifici per la Blue Economy e il settore nautico, come Farros. Inoltre, le aziende stanno mostrando un crescente interesse nel collaborare con startup per sviluppare progetti pilota. Le opportunità ci sono, l’importante è darsi da fare e dare visibilità ai propri progetti.
Gene.Sys crea una sorta di “Dna digitale” per le imbarcazioni: quale è stata la scintilla che ha fatto scaturire l’idea?
L’idea di Gene.Sys nasce dall’esperienza diretta nel settore della cantieristica nautica dei fondatori di P2M. Abbiamo lavorato per anni nella costruzione di barche a vela e a motore, con un focus specifico sulle imbarcazioni in materiali compositi. Questa esperienza ci ha permesso di osservare in prima persona diverse criticità legate alla digitalizzazione dei processi, alla tracciabilità delle informazioni una volta che la barca esce dal cantiere e alla gestione della sostenibilità secondo i criteri ESG.
Da qui è nato Gene.Sys, sistema composto da un chip che crea e conserva il “Dna digitale” della barca. Il chip viene integrato fisicamente nella struttura dell’imbarcazione e rimane a bordo per tutta la sua vita. Avvicinando un tablet o uno smartphone, è possibile con un software dedicato consultare e aggiornare tutte le informazioni tecniche, dai materiali utilizzati agli impianti installati, fino agli interventi di manutenzione. Questo approccio consente di creare un vero e proprio passaporto digitale, utile per la gestione, la manutenzione e, infine, il riciclo dell’imbarcazione.
Quali sono gli obbiettivi del progetto per il settore nautico e come si traducono concretamente?
Gene.Sys ha tre obiettivi principali. Il primo è aiutare la cantieristica nautica a digitalizzare i processi produttivi, riducendo il rischio di errore umano, gli sprechi e migliorando la qualità dei prodotti. Il secondo è conservare e trasmettere tutta la storia tecnico-produttiva e manutentiva della barca. Oggi è frequente acquistare imbarcazioni di 10-15 anni senza trovare documentazione completa. Con Gene.Sys, invece, le informazioni viaggiano insieme alla barca, restando sempre accessibili. Il terzo obiettivo riguarda la sostenibilità: grazie al passaporto digitale trasmettiamo anche i dati legati ai materiali, al calcolo dell’impronta di carbonio e agli studi per lo smontaggio a fine vita. Questo consente ai cantieri e alla futura filiera del riciclo di gestire al meglio lo smaltimento dell’imbarcazione.
A chi è destinata la mole di dati raccolta durante le diverse fasi di produzione, assemblaggio, manutenzione e smaltimento? E come viene condivisa?
I dati raccolti servono a più attori della filiera. Per i cantieri sono fondamentali al fine di digitalizzare e monitorare i processi produttivi, migliorando l’efficienza e allineandosi agli standard europei di Industria 4.0. Permettono, inoltre, di ridurre il margine di errore umano e minimizzare gli sprechi.
Nel mercato dell’usato avere uno storico dettagliato delle manutenzioni eseguite, dei materiali e degli impianti installati è un valore aggiunto, proprio come accade per auto o moto di pregio. Infine, per la filiera del riciclo e dello smaltimento avere accesso diretto a bordo a tutte le informazioni sulla costruzione dell’imbarcazione è cruciale per gestire correttamente il fine vita, soprattutto nel caso di barche in materiale composito. Il nostro chip garantisce che tutte queste informazioni restino disponibili nel tempo.
Tra i primi clienti di P2M c’è il cantiere Permare. Come è avvenuto l’incontro e quali progetti state sviluppando insieme?
Abbiamo conosciuto il cantiere Permare grazie alla nostra rete nel mondo della cantieristica. Insieme stiamo lavorando al progetto di un’imbarcazione da regata oceanica realizzata in fibra di basalto e resina termoplastica, materiali pensati per essere riciclati. Il compito di P2M è creare il Dna digitale di questa barca, con un focus specifico sull’identificazione e la tracciabilità dei materiali. Questo è essenziale perché, senza un sistema come Gene.Sys, informazioni così importanti potrebbero andare perse nel tempo, vanificando gli sforzi fatti in un’ottica di economia circolare. Il nostro chip invece conserva e trasmette tutte le schede tecniche e le istruzioni per il recupero dei materiali, garantendo che siano sempre accessibili a bordo.
A quali nuove sfide state lavorando?
Sempre con il cantiere Permare stiamo sviluppando un software specifico per la gestione della vita operativa di un mega yacht. Il progetto coinvolge anche l’equipaggio di un 70 metri attualmente in costruzione. Per ora possiamo dire poco, ma è un’evoluzione naturale di Gene.Sys, un sistema per la gestione quotidiana e strategica dell’imbarcazione, in grado di affiancare il cantiere e l’equipaggio lungo tutta la vita della barca.
Argomenti: ambiente-&-sostenibilità, barche a motore, superyacht