L’odissea di Francisco Lufinha, kiter oceanico

Nel luglio del 2015 il kiter portoghese ha stabilito il record di percorrenza no-stop navigando per oltre 47 ore e coprendo una distanza di 874 chilometri in oceano Atlantico, da Lisbona all'isola di Madera. Ora è uscito un bellissimo documentario che racconta quell'impresa, la preparazione e la dedizione di questo ragazzo con l'avventura nel sangue.

28 April 2016 | di Redazione Daily Nautica

Immaginate la vostra più bella giornata di kite. Vento a volontà e voi lì a surfare per ore. Quante al massimo? Tre? Quattro? Forse arrivate a sei se siete belli allenati e se in mezzo ci mettete un po’ di relax in spiaggia e un paio di spuntini per ricaricare le batterie. Normale, a un certo punto anche la voglia più sfrenata di essere lì a planare nelle onde cede il passo alla stanchezza, all’acido lattico nei muscoli, all’esigenza di asciugarsi. Bene, pensate allora cosa vuol dire andare in kitesurf per 47 ore no-stop, cioè due giornate, una dopo l’altra di fila senza mai fermarsi. Sembra impossibile e invece qualcuno, come Francisco Lufinha, c’è riuscito portando a termine un’impresa tanto estrema quanto umana.

Un documentario per rivivere quell’avventura

Il kiter portoghese meno di un anno fa, nel luglio 2015, ha navigato per 47 ore e 37 minuti percorrendo 874 chilometri di oceano Atlantico su una rotta che lo ha portato da Lisbona fin quasi all’arcipelago di Madeira. Francisco Lufinha si è aggiudicato così il record mondiale di distanza percorsa no-stop a bordo di un kite. L’exploit sportivo prendeva il nome di Mini Kitesurf Odyssey 2015 e ora a distanza di qualche mese lo scorso marzo è uscito un suggestivo documentario di 51 minuti che racconta nel dettaglio quest’incredibile avventura.

Navigare di notte e perdere la tavola

Le immagini del film, prodotto dallo stesso Lufinha e disponibile in lingua inglese e portoghese, ripercorrono quelle ore di navigazione, a volte drammatiche. Durante il percorso infatti il rider ha incontrato condizioni diverse, da vento forte e onde massicce a venti moderati che rendevano ancora più faticoso gestire il kite. Durante la prima notte poi Francisco Lufinha è caduto rovinosamente su un frangente perdendo la tavola ed è stato costretto a lanciare alcuni razzi di segnalazione per essere avvistato dall’equipaggio sulla barca d’appoggio che non si era accorto di nulla. Il rischio di andare alla deriva perdendosi nel buio dell’Atlantico è stato concreto.

Dolori e fatica: “Due coltelli nelle rotule”

Il giorno seguente a causa delle condizioni grosse del mare che lo costringevano ad ammortizzare gli urti con le gambe nonché per lo sforzo di mantenere sempre lo stesso assetto di navigazione Francisco Lufinha ha cominciato ad accusare dolori atroci alle ginocchia: “Era come avere conficcato un coltello delle rotule”, racconta. Per la stanchezza a un certo momento mentre tenta di avvicinarsi alla barca per ricevere acqua e alimentarsi finisce accidentalmente sotto il propulsore fuoribordo dello scafo con tutti i cavi del kite. Sono attimi di tensione, ma alla fine riesce a cavarsela. Senza dormire per tutte quelle ore Lufinha comincia anche a soffrire di allucinazioni, vede balene e calamari giganti, scogli e ghiaccio che lo disorientano fino a perdere la rotta. A sfinirlo sono soprattutto gli effetti dell’acqua di mare che lo inzuppa in continuazione, la lunga esposizione ai raggi solari o ancora la presa costante sulla barra che gli lessa la pelle delle mani. Solo la determinazione di questo ragazzo, ambizioso ma per nulla spavaldo, riesce a fargli superare tutti questi ostacoli.

Meteorologia, simulazioni e attrezzatura da oceano

Il documentario racconta anche la preparazione atletica, i controlli medici, la dieta e i duri allenamenti, simulazioni comprese, a cui si è sottoposto nei mesi precedenti il kiter per arrivare nella massima forma alla partenza di questa avventura sportiva e limitarne al minimo i rischi. Inoltre la pellicola spiega, anche con l’aiuto della grafica digitale, la rotta seguita dal rider e le condizioni meteorologiche incontrate lungo il tragitto, poi si sofferma sulla preparazione dell’attrezzatura e dell’equipaggiamento tecnico studiati e realizzati ad hoc per resistere all’oceano: dalla muta stagna, allo zaino per idratarsi, all’ala di 13 metri alla speciale tavola disegnata da un famoso shaper.

Mini Kitesurf Odyssey 2015 è un bellissimo film che ogni appassionato di kitesurf dovrebbe guardare anche solo per conoscere gli orizzonti di questo sport che giustamente ciascuno interpreta a suo modo, ma che alcuni rider, come Francisco Lufinha, rendono ancora più speciale.

David Ingiosi

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