I barili del Gordon Reef
Il Gordon Reef presenta un fondale sabbioso che digrada dolcemente ed è caratterizzato da corallo duro tipo Porites, dotato di colori sgargianti
Il Gordon Reef presenta un fondale sabbioso che digrada dolcemente ed è caratterizzato da corallo duro tipo Porites, dotato di colori sgargianti
Sono passati molti anni dalla mia prima vacanza a Sharm El-Sheikh. Era il 1997 e il Mar Rosso non era ancora diventato una meta per famiglie e persone alla caccia di un sole caldo e di un po’ di pescetti da vedere vicino alla riva, ma solo un luogo noto a pochi subacquei. Sembra trascorsa una vita da allora ma in realtà stiamo parlando di 28 anni fa. Gli egiziani erano tornati in possesso solo da quindici anni del territorio conquistato dagli israeliani nella guerra del Kippur del 1973, e stavano cominciando a costruire alcune strutture turistiche, convinti che potesse diventare una meta molto frequentata. Al tempo c’erano solo otto alberghi.
Ricordo ancora una gita in jeep dove mi portarono a vedere un tratto di costa incontaminata. “Qui sorgeranno tutti resort e alberghi”, mi dissero davanti alla spiaggia e alle rocce di Ras Umm Sid. See, come no, non potei esimermi dal pensare. Il mare era incredibile: Naama Bay era piena zeppa di trigoni puntinati e banchi di pesci. Ricordo un napoleone gigante che viveva a Ras Mohammed a cui le guide davano da mangiare uova sode con il guscio, che sembrava sputare fuori dalle branchie. Una bestia immensa, divenuta leggendaria e poi dimenticata.
La profezia della guida si è avverata da tempo: tutta la costa è un susseguirsi di alberghi e Sharm è diventata una vera cittadina. Le immersioni mantengono il loro fascino, anche se ci sono meno pesci, troppe barche e troppi subacquei. A Jackson Reef, un sogno per molti di noi che amiamo le profondità del mare, la parete è ancora meravigliosa, coloratissima e piena di vita ma mi è capitato di vedere cinque gruppi di sub in un unico punto. Naturale che gli animali più grandi si siano spostati verso località meno frequentate, magari nella vicina Arabia Saudita.
Ci sono però luoghi che non possono perdere il loro fascino. Sharm si trova in fondo alla penisola del Sinai. Qui il Mar Rosso si divide nel golfo di Suez, che prosegue a nord fino al Canale e quindi al Mediterraneo, e nel golfo di Aqaba, dove i Paesi confinanti sono l’Arabia Saudita, la Giordania e Israele. L’ingresso a quest’ultimo tratto di mare è chiuso dallo Stretto di Tiran, dall’isola che fino a poco tempo fa era egiziana ed ora è diventata di proprietà saudita, dopo un incredibile omaggio fatto al potente vicino di casa dal Parlamento egiziano e dal presidente Al-Sisi.
In questo passaggio verso nord si trovano quattro reef che affiorano fino alla superficie: Gordon, Thomas, Woodhouse e Jackson, che prendono i nomi dai quattro cartografi inglesi che per primi li hanno mappati verso la fine dell’Ottocento. Sul primo e sull’ultimo reef sono stati costruiti dei fari per segnalare la loro presenza alle navi in transito. A destra delle quattro barriere il passaggio si chiama Grafton e le barche lo percorrono verso nord per giungere a Dahab, nel Sinai egiziano, oppure ad Aqaba, in Giordania, o ancora ad Eilat, in Israele. Il passaggio a ovest si chiama invece Enterprise e le barche lo percorrono da nord verso sud.
I quattro reef sono luoghi di magnifiche immersioni ma mai facili, a causa delle profondità che possono diventare elevate e delle correnti a volte assai forti. I diving cercano quindi di andare sul sicuro, conducendo i subacquei a profondità limitate e stando bene attenti alle condizioni del mare. A meno che non siate un gruppo coeso ed esperto, dotato pure di grande fortuna, è ovvio. Venendo da sud, il primo reef che si incontra è quello di Gordon, dove finì per incagliarsi il cargo panamense Loullia.
Era un vecchio mercantile costruito in Svezia nel 1952 come Antonia, lungo 107,6 metri x 14 di larghezza e 3461 tonnellate di stazza lorda, mosso da un motore diesel. Il 29 settembre 1981 il cargo urtò violentemente il reef perdendo parte del carico, poi si arenò nella parte settentrionale. L’equipaggio abbandonò la nave in sicurezza quattro giorni dopo, senza lasciare vittime. La nave rimase quasi intatta in superficie per anni, fino a quando, nell’estate del 1999, un mercantile non identificato centrò in pieno il relitto subito dietro l’albero di carico di poppa, staccando la parte dal resto del relitto e ruotandola di 180 gradi. A quel punto la parte centrale del Loullia si inclinò pericolosamente a dritta verso il drop-off del reef, appoggiandosi completamente sulla struttura dei motori della nave. Da allora scompare ogni anno sempre di più sotto la superficie del mare e le immersioni su questo lato non sono sicure a causa dei pezzi del relitto in disfacimento.
Le immersioni avvengono quindi solitamente nella parte meridionale del reef. Gordon è l’unico dei quattro ad avere un fondale sabbioso che digrada dolcemente ed è caratterizzato da corallo duro tipo Porites, dotato di colori sgargianti, in mezzo al quale giacciono innumerevoli barili che contenevano probabilmente petrolio o catrame, perduti dallo squarcio che si era creato sulla Loullia e ora diventati la casa di mille specie marine. Proseguendo in immersione, si raggiunge la cigliata, dove il paesaggio muta decisamente ma anche dove la corrente a volte si sente molto. Fu il caso della mia immersione (fatta con una bombolina da 12 litri) e Nadya, la mia bravissima guida russa, mi costrinse a non scendere in profondità. Niet, faceva con il dito, ed era impossibile contraddire la sua proverbiale fermezza.
Finii, quindi, per godermi gli incredibili colori, con una visibilità spettacolare e un blu difficile da riportare nelle fotografie, mettendomi a cercare la vita tra i bidoni diventati la tana di pesci e murene, dove sono cresciuti coralli colorati a decorare tutto l’ambiente. Sapevo che è una zona di tartarughe e di squali, pinna bianca soprattutto, ma non fui così fortunato. Mi ritrovai però a giocare a lungo con una coppia di jack fish di grosse dimensioni, che non parevano volermi mollare ma sembravano invece divertirsi a nuotare insieme a me. A bassissima quota c’era poi un gruppo di barracuda che sembrava muoversi avanti e indietro, poco disturbati dalla presenza dei numerosi subacquei. Quale il desiderio più grande? Poterci tornare con un gruppo di subacquei esperti e andare più a fondo, dove ci sarà di certo meno traffico di umani e maggiore vita marina. Sicuramente uno spettacolo.
