Trovati i resti di “Rungholt”, l’Atlantide del Mare del Nord

La leggenda narra che la città sarebbe sprofondata nell'oceano nel Natale del 1362 a causa della blasfemia dei suoi abitanti

Nella notte di Natale del 1362 un’intera città scomparve improvvisamente, inghiottita dai flutti e dalle tempeste. La “potente” Rungholt, narrano le saghe nordiche, fu sommersa dai gorghi e travolta dalla mano di Dio, che volle così punire la superbia ed i peccati dei suoi abitanti che morirono a migliaia. Così perlomeno racconta la tradizione che mescola la leggenda con la storia.

Ad attirare la punizione di Dio sulla città furono alcuni buontemponi avvinazzati che, proprio alla vigilia di Natale, obbligarono un prete a dare l’estrema unzione ad un maiale destinato a finire in salsicce. La burla non piacque all’onnipotente che quella stessa notte spazzò via l’intero paese a colpi di tempeste, senza stare troppo a sindacare tra colpevoli ed innocenti per la blasfemia.

Fatto sta che, al di là della storiella del porco, nella seconda metà del XIV secolo, della città portuale di Rungholt, che sorgeva sulla costa del Mare del Nord, nella regione chiamata Frisia, a cavallo tra Germania e Danimarca, si persero effettivamente le tracce. Qualcuno la battezzò l'”Atlantide tedesca” e alcuni storici cominciarono effettivamente a dubitare della sua esistenza.

A tirar fuori Rungholt dalle nebbie del mito, ci ha pensato un’equipe di archeologi dell’Università Christian-Albrecht della vicina città di Kiel. I sub si sono immersi proprio in quelle acque dove, sempre secondo la leggenda, i pescatori che si avventuravano in mare nelle notti senza luna, rabbrividivano nell’udire i lugubri rintocchi della campana della chiesa dove il prete dovette praticare l’empio sacramento.

E proprio qui hanno localizzato i resti di un campanile di quella che doveva essere la cattedrale di Rungholt. Attorno, scavando sotto fango e detriti nel litorale semi sommerso dalla marea, gli archeosub avrebbero localizzato una lunga opera muraria che potrebbe essere quanto resta del porto medioevale, oltre ad altre strutture che potrebbero essere chiese e una serie di tumuli la cui funzione è ancora sconosciuta.

“I lavori – si legge in un comunicato diffuso dall’Università Christian-Albrecht – sono lunghi e complicati, perché gli studiosi devono utilizzare strumentazioni e tecniche complesse affidandosi a magneti portatili subacquei per mappare scientificamente  quanto si nasconde sotto il fondale marino”. L’equipe sta lavorando il più velocemente possibile, “perché i resti dell’insediamento medievale – conclude il comunicato – sono già fortemente erosi. Ma siamo comunque già riusciti a portare alla luce nuove e significative scoperte su come viveva il popolo della Frisia settentrionale”.

 

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