Giorgio Mussini: “Il fascino e l’eleganza di una barca in legno non hanno eguali”

Negli anni '50 Giorgio Mussini ha fondato l’azienda che porta il suo nome e che produce barche in legno e in vetroresina. A lui si deve la nascita dell’Utility Portofino

Giorgio Mussini negli anni ’50 ha fondato l’azienda che porta il suo nome. E ancora oggi fa parte dello staff. Nata per fornire posti barca e servizi nella baia di Portofino, con il passare degli anni è cresciuta e oggi offre servizi che variano dalla fornitura di posti barca sino a 20 metri, noleggio e locazione, rimessaggio e refitting eseguito nei cantieri di Rapallo. Fiore all’occhiello dell’azienda è il reparto della produzione di natanti, nato dall’intuizione di Giorgio che negli Anni Settanta ha avviato la costruzione dell’Utility Portofino, barca totalmente in legno che ha avuto un successo straordinario.

LN – Giorgio Mussini le sue barche sono simbolo di eleganza. Il suo cantiere è partito dal costruire barche interamente in legno per poi inserire anche parti in vetroresina. Perché il legno conserva ancora tutto questo fascino?

GM – Se sei amante del mare, il fascino ed il sapore che trasmette una barca in legno non ha eguali: il legno è vivo, la sua essenza è inebriante.

LN – Dai posti barca a cantiere che costruisce barche. Buona parte della storia del diporto nel Tigullio passa da lei. Quali sono stati i cambiamenti che più hanno caratterizzato il modo di andare per mare in tutti questi anni?

GM – Sicuramente gli armatori in questi 50 anni di mia attività sono cambiati come tipologia. Un tempo c’era più cura e attenzione nella scelta dell’imbarcazione da acquistare, il cliente dava molta importanza al senso estetico e alla solidità della barca. Oggi invece le priorità sono la funzionalità e la comodità, a discapito dell’eleganza.

LN – Suo figlio Gaetano ha portato in azienda nuovi modelli di barche, inserendo anche parti in vetroresina. Tra di voi c’è mai stato uno “scontro generazionale” sull’idea di barca da costruire?

GM – Per forza di cose il passaggio alla costruzione in vetroresina ha causato tra di noi accesi dibattiti: io sono molto tradizionalista essendo nato con il concetto che la barca deve essere necessariamente in legno ma la visione più “moderna” di mio figlio ci ha permesso di ampliare l’attività e la clientela e di stare al passo coi tempi, pur mantenendo le nostre caratteristiche di artigianalità italiana.

LN – Ha mezza giornata libera e decide di dedicarla ad un’uscita in mare. Quale barca userebbe e per andare dove?

GM – La ragione mi direbbe senza dubbio di utilizzare la Paraggina Tender Line, ultima nata, barca meravigliosa ma il cuore mi fa scegliere l’Utility Portofino. I miei clienti mi dicono che quando, durante la navigazione, si avvicinano alle grandi imbarcazioni, non sono loro a guardare le “grandi” ma esattamente il contrario: le “grandi” osservano noi piccole. Ecco mi piacerebbe per una volta provare questa sensazione, quindi navigherei tranquillamente nel “mio” amato Golfo del Tigullio.

Quando decisi di iniziare la costruzione della mia prima imbarcazione ricordo lo scetticismo da parte di molti, mia moglie Marisa compresa. Era il momento del boom della vetroresina ed io proponevo un’imbarcazione totalmente in legno, rimarrà per me la scommessa più grande vinta. Se mi soffermo un attimo a pensare posso vedere ogni singolo Utility costruito e, le assicuro, che sono tanti.

 

Giuseppe Orrù

Foto di Claudio Colombo

 

NAUTICA IN UN RITRATTO. Un progetto di Liguria Nautica e Claudio Colombo che propone una galleria di personaggi liguri o comunque con un legame con la nostra regione, che hanno lasciato un segno nella nautica italiana o con profonde radici e sinergie con il nostro mare. Per ognuno di loro, vi presenteremo un ritratto fotografico realizzato da Claudio Colombo e un’intervista del nostro giornalista Giuseppe Orrù, per conoscere meglio ogni protagonista, anche con curiosità sulla loro vita privata.

 

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1 commento

  1. Vittorio Deriu says:

    Ho vissuto per tanti anni a La Maddalena, isola a nord est della Sardegna, dove dal secondo dopoguerra in poi ho conosciuto due cantieri che costruivano esclusivamente barche in legno. In quegli anni per raggiungere l’Isola madre, oltre ad un piroscafo chiamato “Gallura” e una vecchia motovedetta in legno denominata “Leone di Caprera” , c’erano anche diversi barconi a vela e motore dai nomi divenuti leggendari: “Nord America”, “Sant’Antonio”, “Tisbe” ed altri, oltre ad alcuni pescherecci e gozzi di pescatori, tutti rigorosamente in legno. Adesso è rimasto un solo cantiere che purtroppo si è dovuto arrendere alla plastica e al vetroresina. Ma il fascino di ogni singola imbarcazione in legno ha qualcosa di magico ed irripetibile non solo per chi la ammira ma soprattutto per l’abile maestro d’ascia che la progetta e la vede prendere forma giorno dopo giorno ad opera delle sue mani.

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