A cura di Stefano Suriano

Pesca surfcasting, la scelta dell’esca

Analisi delle esche più famose e utilizzate da impiegare nel Surfcasting

Pesca surfcasting, la scelta dell’esca
A cura di Stefano Suriano

Pesca surfcasting, la scelta dell’esca

Analisi delle esche più famose e utilizzate da impiegare nel Surfcasting

4 minuti di lettura

Dedicarsi alla pesca a surfcasting significa essere a conoscenza di tutta una serie di nozioni e attrezzature che verranno applicate e impiegate una volta arrivati in spiaggia per ottenere dalla pescata il massimo risultato in termini di tipologia e numero di catture.

L’esca rappresenta l’ultimo anello di questa lunga catena di conoscenze ma non per questo è il meno importante. Saper innescare correttamente un verme o un filetto di sardina è una delle abilità fondamentali, senza cui il rendimento della nostra sessione di pesca cala notevolmente.

QUALE ESCA IMPIEGARE?

Il surfcasting è una tecnica di pesca a 360 gradi che ci permette di impiegare le più svariate esche. In commercio oggi abbiamo un’ampia possibilità di scelta su cosa acquistare: sarà cura del pescatore decidere come e quando acquistare una determinata esca ma soprattutto su quando usarla, tenendo conto delle condizioni meteo marine, del momento della giornata in cui si pesca e dello spot.

La prima categoria di esche che saltano all’occhio del surfcaster sono sicuramente gli anellidi, che sono prevalentemente allevati e distribuiti da apposite aziende di produzione in tutto il mondo.

UNO SGUARDO AGLI ANELLIDI

Il coreano è sicuramente l’esca più utilizzata in assoluto: facile da reperire in quanto molto semplice da riprodurre, risulta di facile innesco e basso costo. Grazie alla sua morbidezza viene impiegato in maniera universale per tutti i tipi di pesce. Nella pesca a Surfcasting trova il suo impiego principalmente nel sottoriva, alla ricerca di branzini, lecce, occhiate e cefali.

Il verme americano è invece un’esca più corposa e resistente al lancio, con una notevole quantità di sangue e dunque molto appetibile per tutte le specie. Viene distribuito in confezioni in plastica con 5 esemplari e il suo costo è elevato. L’impiego migliore avviene con mare mosso o in scaduta, nel sottoriva o a distanza.

Il bibi è un verme piuttosto grande e duro, tra i più resistenti al lancio e agli attacchi da parte della minutaglia. Viene commercializzato in scatole in plastica da 10 esemplari circa e il suo costo è contenuto. Si tratta di un’esca piuttosto selettiva, spesso usata nella ricerca del pesce di taglia, come una grossa orata.

Il muriddu costituisce una valida opportunità da tenere in considerazione in quanto estremamente resistente e dall’aspetto molto simile al verme americano. Tuttavia è poco commercializzato in quanto si tratta di un esca poco incline alla conservazione e facilmente deperibile.

L’ esca regina per eccellenza nel surfcasting è invece l’arenicola. Pescata direttamente in mare nel Sud Italia, si presenta come un verme molto sottile ed estremamente fragile, in grado però di emanare un odore intenso in acqua. Inoltre, grazie alla sua colorazione luminescente, è impiegato principalmente nella pesca notturna in quanto molto attrattivo. Viene commercializzato in scatole di polistirolo da 5/6 esemplari con sabbia del luogo di cattura e il suo costo è abbastanza alto. Data la sua notevole lunghezza, viene innescata tramite un apposito ago più lungo del normale ed occorre maneggiarlo con estrema cura e cautela per evitare che si spezzetti rendendo difficile se non impossibile il suo innesco. Si tratta di un’esca universale, forse ancor più del coreano, impiegata per la ricerca di tutti i tipi di pesce. È assai apprezzata da mormore e orate.

ALTERNATIVE POSSIBILI

Nella pesca a surfcasting possono essere impiegati, anche se meno frequentemente, molluschi come cozzepatelle cannolicchi. Questo tipo di innesco può risultare un’ottima soluzione anche per quelle giornate in cui siamo a corto di esche e non vogliamo terminare la nostra sessione di pesca.

IL PESCE DI TAGLIA

Nei casi in cui fossimo invece alla ricerca di qualche predatore, possiamo optare per un particolare innesco semplice ma selettivo: un trancio di cefalo o di orata innescato con amo 2/0, pop up (per rialzarlo dal fondo) e filo elastico sarà ciò di cui avremo bisogno. Il trave dovrà essere di circa 150 cm , con uno o due ami, uno alto e uno basso. Nell’amo alto, per il branzino basterà un bracciolo di diametro 0.40 in fluorocarbon. Per il serra invece, dotato di una dentatura molto affilata,  occorrerà aggiungere uno spezzone finale lungo circa 30 cm di cavetto in acciaio sulle 30 libbre, su cui legare il nostro amo. Nell’amo in basso possiamo optare per il medesimo innesco, meglio se con una sardina, senza pop up, alla ricerca di qualche grongo di taglia.

Stefano Suriano

Foto di proprietà di Liguria Nautica utilizzabili previa citazione della fonte con link attivo

Argomenti: