Crociera o regata: dove sono i veri marinai?

Il campione di vela Andrea Henriquet accompagna i nostri lettori in un appassionante ed istruttivo viaggio alla scoperta dei marinai 4.0

Ci sono diversi modi di andare per mare. Navigare in crociera e navigare in regata sono due di questi, sicuramente con caratteristiche di barche, di equipaggio e di modalità molto diverse. C’è anche chi è convinto che il modo di interpretare il rapporto con il vento e con il mare sia talmente differente da creare due tipologie di naviganti incompatibili tra loro per carattere: più prudente, più attento alla barca, più marinaio uno e più spericolato e imprudente l’altro.

La vera questione è se siano davvero due percorsi, anche formativi, così divergenti tra loro o se ci siano competenze, abilità, tecniche che possano essere trasferite da uno all’altro portando ad un miglioramento reciproco. Cominciamo con il dire che nel panorama delle imbarcazioni prodotte dai più importanti cantieri ci sono scafi costruiti proprio per essere utilizzati sia in regata che in crociera: alcuni che non necessitano di grandi modifiche, altri con piani di coperta diversi, in alcuni casi anche con alberi e piani di deriva differenti.

In ogni caso, l’idea che un armatore possa godersi la barca sia in crociera che in regata non solo è reale ma è anche molto apprezzata, perfino se complica un po’ la logistica della barca. Sicuramente dalla regata possiamo prendere l’attenzione verso l’efficienza e l’efficacia dell’attrezzatura di coperta. La cura e la manutenzione necessaria a far funzionare tutto al meglio aiuta molto, quando si è in crociera, presumibilmente con un equipaggio molto meno esperto a manovrare in sicurezza.

L’abitudine a muoversi velocemente, a cambiare le regolazioni e gli assetti delle vele e dell’albero, l’attenzione a tutti i particolari, la capacità di reagire a piccoli o grandi incidenti che possono sempre accadere, sono tutte buone pratiche che, oltre a rendere più capaci, permettono di trasmettere quella serenità e sicurezza che in ambito familiare o con amici rende la navigazione molto più piacevole.

Ammainare un fiocco/genoa a prua con vento in pochi secondi può essere un’esigenza anche con avvolgifiocco. Muoversi con barca molto sbandata, saperla gestire quando è soprainvelata, mentre si eseguono le manovre per correggere l’assetto delle vele, sicuramente in regata capita spesso e quindi si prendono meglio le misure.

Abbiamo più volte sottolineato come in barca la mentalità, “il cervello”, sia la prima cosa da collegare quando ci si appresta a muoversi e, di sicuro, in regata l’allenamento, da quel punto di vista, è davvero tanto, anche se il rischio è quello di non capire che in situazioni diverse, passando appunto da regata a crociera, si devono naturalmente cambiare i livelli di pressione sul resto dell’equipaggio. Un buon comandante deve sempre progettare manovre che possano essere portate a termine correttamente dall’equipaggio che ha in quel momento: sarebbe insensato e pericoloso chiedere a barca ed equipaggio un livello che non può essere raggiunto!

D’altra parte, chi usa molto la barca in crociera ha sicuramente più occhio su tutti gli impianti di bordo, dall’impianto elettrico a quello di alimentazione del gasolio, con relativi filtri, il motore con le sue cinghie dell’alternatore, girante, raffreddamenti, tutto l’impianto idraulico, con relative prese a mare, sifoni e siphon break. Tutta quella parte “nascosta” della barca che chi la usa ha imparato a conoscere nei dettagli, a non darla per scontata, ad avere magari anche pezzi di ricambio a bordo e ad essere capace di piccole riparazioni a volte determinanti per poter proseguire la crociera, come saper cambiare una cinghia dell’alternatore, un filtro, saper smontare un wc o fare lo spurgo del gasolio se si è rimasti senza.

In crociera si impara ad avere un livello di autonomia della “vita” in barca che normalmente in regata non è richiesto e quindi ad avere una sensibilità e un occhio diverso. C’è poi tutta quella parte della crociera che si vive a terra, dall’ingresso in un porto alla conoscenza della costa in termini di rada, di accessibilità, fino a tutti quegli aspetti che vanno dall’uso del tender all’organizzazione logistica di una vacanza che deve e vuole aver a che fare con la vita a terra: i rifornimenti, la serata a ristorante, gli ormeggi, la spesa, la vita di bordo in banchina.

Navigare su una barca a vela, viaggiare per conoscere e per crescere, è un’avventura senza fine, affascinante e coinvolgente per tutta la vita. I temi e gli aspetti sono tantissimi e si declinano in infiniti settori. Ho sempre pensato che scegliere un unico modo di navigare sia un limite, sicuramente legittimo e rispettabilissimo, ma comunque un limite nel livello di conoscenza e abilità che si può raggiungere. E conoscenza e abilità fanno rima con sicurezza.

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