Perché tante barche italiane con bandiera straniera? Risponde l’esperto

Il flagging out, altro non è che il processo che porta un armatore, al fine di ridurre i complessivi costi di gestione dell’unità

1 July 2015 | di Redazione Daily Nautica

Da alcuni anni anche nel settore diportistico si assiste a quello che in economia marittima si definisce flagging out. Tale fenomeno, nato nello shipping, altro non è che il processo che porta un armatore, al fine di ridurre i complessivi costi di gestione dell’unità, a ricercare registri navali (o bandiere) che possano permettere una congrua riduzione delle voci di costo e spesa riferite, ad esempio, ad assicurazioni, equipaggi ed imposte.
Ma i vantaggi possono solo ridursi ad un mero risparmio economico? Assolutamente no.
Da tempo nelle attività del nostro studio, sforzandoci di ricercare ed indirizzare i nostri clienti nella migliore scelta che tenga anche conto di tutti aspetti, sia di natura tecnica che amministrativa, la disamina per una buona individuazione del registro non è certo pratica di facile risoluzione.
Infatti nella scelta armatoriale è importante, anzitutto, individuare l’uso a cui è destinata l’unità (diporto puro o commerciale) e soprattutto l’area di abituale esercizio nonché l’usuale ubicazione del porto ove l’unità solitamente ha la sua base. Individuati tali aspetti, che rappresentano senz’altro fattori di non secondaria importanza, il focus dovrebbe andare verso gli elementi riferiti ai costi di manutenzione e riparazione per poi passare, nella stessa fase, alle voci di costo per l’equipaggio, carico fiscale, bunker e ai costi di gestione per eventuali strutture c.d. di terra.
Avviata una seria e dettagliata considerazione in riferimento ai suddetti argomenti, si dovrà, infine, valutare opportunamente il fattore economico-finanziario, proprio di quel determinato armatore, in quanto stabilite scelte, verso specifici registri, possono, in modalità assai differenti, portare sia facilitazioni che svantaggi in merito anche agli aspetti sia di respiro finanziario che ipotecario.
Infine ma non in ordine di importanza, elemento altrettanto rilevante è quello relativo all’assicurazione dell’unità.

 

Qui è bene sapere, sempre facendo le dovute eccezioni, che nell’ottica della determinazione e quotazione del premio, le assicurazioni, considerando tra i molti aspetti, anche la bandiera, terranno in debita considerazione anche i seguenti fattori:
Se quel registro effettua ispezioni di sicurezza prima dell’iscrizione dell’unità, non rilasciando perciò certificati ad interim prima di averla visionata.
Esercitano in prima persona l’amministrazione del Registro (es. Isle of Man) ed offrono garanzia di un reale controllo sulle condizioni della nave. Presentano una performance di risultato delle ispezioni PSC migliore della media. Aggiungendo a queste considerazioni anche l’accortezza di far periziare l’unità anche da un proprio perito, al fine di determinarne il congruo valore ai fini assicurativi, certamente si creeranno tutte le condizioni, almeno per quanto riguarda l’aspetto assicurativo, per ottenere la miglior quotazione possibile nei confronti del contraente.

 

Daniele Motta
Perito e Consulente Navale
Per ulteriori informazioni:
www.studiomcs.org – e-mail: info@studiomcs.org
Tel. +39 389 006 3921

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6 commenti

  1. Narese says:

    Le osservazioni del Perito Motta sono inoppugnabili. Esse tuttavia si riferiscono prevalentemente alla nautica “maggiore”, quella pertinente dalle navi da diporto.
    Per la “nautica minore” cioè” per le imbarcazioni da diporto le motivazioni sono in parte diverse. Il fenomeno del “flagging out” si osserva in maniera macroscopica in tutte le marine italiane dove sono numerose le imbarcazioni da diporto (inferiori ai 24 metri) con bandiera belga, francese, inglese maltese, ecc..
    Non si tratta spesso di decisione dettata dalla ricerca di ridurre i costi di manutenzione in quanto, date le dimensioni dellle imbarcazioni (prevalentemente tra i 12 ai 20 metri) essa viene fatta in loco, oppure di risparmiare su un equipaggio inesistente, bensì le motivazioni risiedono altrove.
    Inizialmente spesso si tratta della bandiera che si e’ costretti ad adottare a seguito della scelta di un sistema di finanziamento per l’acquisto dell’imbarcazione (leasing) piu favorevole di quello italiano. In seguito ci si accorge, quando si naviga in acque territoriali del “Bel Paese”, che le cinque “autorita'” (Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Guardia Costiera e Guardia Forestale) che in Italia fanno a gara tra loro per fermare i diportisti per i “controlli” in modo da giustificare la loro cospicua e costosa esistenza in mare, hanno una limitata giurisdizione (e possibilita di controllo) sulle imbarcazioni battenti bandiera estera, per cui le lasciano in pace. Questo aspetto non e’ di secondaria importanza nel “flagging out” dellle piccole imbarcazioni anche se talvolta devono essere sostenuti costi (ad esempio di domiciliazione all’estero ecc) che non graverebbero se la bandiera fosse italiana.
    Infine sia assicurazione e carichi fiscali (come menzionato nell’ottima analisi del perito Motta) sono un elemento che influisce anche sulla nautica minore.
    Queste alcune motivazioni, non certo esaustive, secondo lo scrivente, delle numerose bandiere straniere su imbarcazioni minori nei marina italiani.
    Sarebbe interessante poter acquisire al riguardo le puntuali osservazioni anche sulla nautica minore, da parte dell’ottimo Perito Motta.
    Buon Vento
    SvNarese

  2. Elio says:

    ma quali costi di gestione,evasione fiscale e basta!
    per le piccole(12/16 mt) cose da barboni per risparmiare 300€ di revisione della zattera
    state a casa che è meglio!

  3. Bell’articolo di Daniele, ha focalizzato uno dei tanti problemi della nautica italiana, giustamente vista con la sua ottica professionale, lo scrivente invece che vive da diverse vite sulla banchina ascolto e ora accenno ad una parte dei tanti problemi che i comandanti mi hanno riferito.IL colpo grosso lo da ovviamente il prezzo del gasolio, soprattutto quello consumato dalle imbarcazioni commerciali, in italia fare rifornimento a prezzo agevolato e’ diventato un problema da commissione tributaria perché leggi non chiare, circolari esplicative, interpretazioni doganali non univoche ma compartimento che vai applicazioni delle norme diverse quindi, ormai le imbarcazioni si trasferiscono dalla francia alla croazia o in grecia senza sfiorare le nostre coste e ad onor del vero i comandanti sono felici perché’ i controlli delle forze di polizia sono ottimi ed abbondanti, passi per le barche italiane , ma se uno yacht , mi diceva un mio amico che opera in francia da molti anni, in francia non viene controllato da 15 anni e appena e’ arrivato in italia , viaggio montecarlo capri, e’stato attenzionato 7 volte dovendo sopportare i mugugni anche dell’armatore INGLESE avendo i bimbi piccoli che soffrivano il mal di mare a barca ferma per tre ore in alto mare.
    Ma dai diciamo pure non venite ,Costo della manutenzione , noi abbiamo i prezzi più’ alti, mi raccontava il direttore di una agenzia che su tre preventivi ITALIA FRANCIA E SPAGNA fra spagna e italia vi era il 50% in meno ,
    La sommatoria di tutti questi problemi crea nell’utenza nautica la convinzione che e’ meglio non venire , al loro posto noi che faremmo?

  4. millo says:

    con il governo monti ogni armatore con bandiera italiana equivaleva ad un evasore fiscale ,soggetto quindi ad ogni sorta di controlli….i piu´furbi all´ inizio sono “emigrati” negli stati confinanti successivamente hanno visto bene di cambiare bandiera anche per i vantaggi menzionati nell articolo .I risultati nefasti sono sugli occhi di tutti.

  5. alfio says:

    sarà come dice il perito, ma principalmente per evadere le tasse e questo ha dato l’occasione all’agenzia delle entrate e al suo braccio armato la guardia di finanza di devastare il settore della nautica, ammazzando noi che ci lavoriamo (piccolo effetto collaterale)

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