Nave a fuoco: Cinque morti in Pakistan

Durante le operazioni di smantellamento la nave ha preso fuoco causando la morte di cinque operai

10 January 2017 | di Redazione Daily Nautica

È successo nella giornata di lunedì 9 gennaio a Gadani in Pakistan, dove la nave è andata a fuoco in un cantiere nel quale stava per essere smantellata e questo è costato la vita a cinque operai provenienti dal distretto di Swat. Il fatto è accaduto intorno alle dieci del mattino mentre gli operai stavano bevendo il the all’interno del gigante di metallo quando, per cause sconosciute, il materiale che viene posto come isolante dei serbatoi di gas si è incendiato e in pochi minuti le fiammo si sono propagate all’interno della nave.

Naimat Shah, Mohammad Sabir, Ali Jan, Mohammad Saeed e Saeed Khan erano stati assunti per raccogliere i rottami della nave, una portatrice di gas dismessa. “La nave portava GPL. C’era un sacco di schiuma isolante tra i suoi serbatoi”, ha detto Rahim Khan che guida un carrello elevatore nello stesso cantiere al quotidiano pakistano “Dawn“. “C’erano circa 60 persone che lavoravano a bordo della nave in quel momento. Tutti sono stati coinvolti nelle fiamme ma, per fortuna, siamo riusciti a salvarli dal mare grazie alla zattera di salvataggio della stessa nave”, prosegue sempre Khan.

È il terzo incidente in pochi mesi e il secondo sulla stessa nave che causa la perdita di più vite. Il primo portò alla morte di 25 operai e 58 feriti. La polizia ha arrestato l’armatore Rizwan Diwan Farooqi, che è anche il proprietario della ditta di demolizioni incaricata dello smantellamento, che si era dato alla fuga al momento dello scoppio dell’incendio tuttavia il nuovo incendio alimenta le polemiche sulla sicurezza dei cantieri di demolizione in Pakistan. 

L’industria di demolizione di navi in Pakistan impiega oltre diecimila persone e contribuisce all’economia del paese con circa 100 milioni di dollari l’anno come riporta “l’International Law and Policy Institute” tuttavia è difficile avere delle stime precise siccome operatori e autorità di regolamentazione non documentano i contrattempi. Appare tuttavia evidente che le condizioni di sicurezza sono insufficienti per gli operai, costretti a lavorare privi di dispositivi di sicurezza personale e formazione sulla sicurezza oltre ad essere costretti a turni massacranti di sette giorni su sette come riporta sempre l’ILPI.

Gianluca Pedemonte

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