La bomba è servita: 16 aziende della nautica escono da Confindustria

Una notizia che arriva, chirurgicamente, pochi giorni prima della presentazione del Salone Nautico di Genova alla stampa

22 July 2016 | di Redazione Daily Nautica

La bomba è servita: a pochi giorni dalla presentazione ufficiale alla stampa del Salone Nautico di Genova in programma per lunedì 25 luglio, arriva con precisione chirurgica un comunicato al vetriolo da parte di un grosso gruppo di aziende del settore nautica. Aziende facenti parte di Nautica Italiana, che hanno annunciato ufficialmente l’uscita da Confindustria dopo avere già abbandonato UCINA. Il motivo? La causa principale sembrerebbe la mancata federazione di scopo dentro Confindustria tra UCINA e Nautica Italiana che avrebbe sancito di fatto l’ingresso di quest’ultima in Confindustria. Una situazione che potrebbe aprire nel futuro prossimo scenari inediti i cui contorni al momento restano poco definiti.

Il comunicato nella sua versione integrale

Una decisione motivata dalla ormai prolungata mancanza di attenzione al comparto nautico da parte della confederazione. Il gruppo di 15 aziende che esce dalla compagine fa parte di Nautica Italiana e rappresenta l’eccellenza del settore in termini di volumi, brand e occupazione generata

I maggiori produttori italiani di yacht e megayacht e alcune tra le principali aziende di produzioni industriali nautiche del nostro Paese – Apreamare, Azimut|Benetti, Baglietto, Cantiere delle Marche, Cantieri di Sarnico, Colombo, Gruppo Ferretti, Maltese, Mase Generators, Mondomarine e cantieri di Pisa, Opem Sistemi, Perini, Picchiotti, Tecnopool, Viareggio Superyacht, Vismara Marine – annunciano la propria uscita da Confindustria.

Decisione motivata dalla ormai prolungata mancanza di attenzione, servizi e dedizione strategica al comparto nautico da parte di questa Confindustria, che si limita a svolgere una attività di supporto sindacale per le aziende a fronte di cospicui contributi.
Tale disattenzione si è addirittura manifestata in modo scandaloso, nella sostanza e nella forma, per la mancata implementazione di una federazione di scopo, più volte annunciata, che avrebbe dovuto raccogliere tutti gli operatori del settore.
Per analoghe ragioni di immobilismo e di etica gli stessi produttori ed altre 60 primarie aziende erano usciti nel 2015 da Ucina, che in questi anni non ha saputo bilanciare correttamente le iniziative a supporto della piccola nautica e di quella di grandi dimensioni, che si è invece concentrata principalmente sull’organizzazione del salone nautico di Genova. Ucina non presta alcuna attenzione all’ innovazione, ma per contro redige bilanci sui quali sono stati sollevati gravi dubbi dall’organo competente, tanto in Ucina stessa, quanto in sede confederale. Ultimo, ma non ultimo, si tratta di una associazione presieduta da un dipendente di un gruppo francese, il gruppo Bénéteau, diretto concorrente della industria italiana. Un elemento poco compatibile per aziende impegnate a tenere alta l’immagine del Made in Italy nel mondo. Già nel 2015 queste 67 aziende italiane, che sono di gran lunga il nerbo portante, la spina dorsale della nautica italiana,- che impiegano nel loro complesso 4500 dipendenti diretti, 15.000 operatori dell’indotto, esprimono un valore della produzione di 1500 milioni di euro e che rappresentano l’80% della produzione italiana di imbarcazioni e il 95% del valore delle esportazioni – hanno dato vita ad una prestigiosa associazione denominata Nautica Italiana.

In quanto rappresentanti dei più prestigiosi marchi del Made in Italy nel mondo, è stata naturale la loro affiliazione ad Altagamma, l’associazione che raccoglie le aziende dell’eccellenza italiana. In Altagamma le aziende nautiche sono state accolte con entusiasmo e favore e possono ora svolgere tutte quelle attività di innovazione e promozione sconosciute in Confindustria e Ucina. Nautica Italiana, realtà associativa pragmatica, innovatrice e costruttiva, ha adottato immediatamente un codice etico per distinguersi in un’Italia che talvolta all’estero sconta seri dubbi di credibilità; ha redatto un pacchetto di proposte normative da sottoporre al Governo, tese al rilancio del settore vessato da anni di persecuzioni ed errori da parte di politici e Pubblica Amministrazione; ha predisposto un palinsesto di eventi, di prossima pubblicazione, atti a far conoscere in modo efficace la produzione nautica italiana nel mondo.

Nautica Italiana rappresenta un gruppo unito e compatto, desideroso del riscatto. Lo dimostra il fatto che quasi ogni giorno raccoglie nuove adesioni.
In relazione a quanto precede , le aziende Apreamare, Azimut|Benetti, Baglietto, Cantiere delle Marche, Cantieri di Sarnico, Colombo, Gruppo Ferretti, Maltese, Mase Generators, Mondomarine e cantieri di Pisa, Opem Sistemi, Perini, Picchiotti, Tecnopool, Viareggio Superyacht, Vismara Marine rescindono formalmente la propria iscrizione da tutte le associazioni territoriali in cui sono presenti le proprie sedi ed i propri cantieri.

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