Gioia Tauro diventa laboratorio chimico

E' stato completato il trasbordo di 570 scorie chimiche nucleari dal cargo danese Ark Futura alla nave statunitense Cape Ray dove le scorie sono state neutralizzate. Per L'Ocsa: "un successo". I cittadini di Gioia Tauro: "operazione pericolosa spacciata per routine".

3 July 2014 | di Redazione Daily Nautica

Si è appena concluso il trasbordo delle armi chimiche siriane dalla nave danese Ark Futura a quella statunitense Cape Ray. Come riferito da Amhet Uzumcu direttore generale dell’Ocsa, l’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche incaricata di monitorare le operazioni di trasferimento, si è trattato di un successo e per questo si è congratulato con l’Italia. Ma in realtà c’è poco a rallegrarsi.

 

 

Andiamo con ordine. Il cargo danese Ark Futura aveva lasciato il porto di Latakia in Siria con a bordo 570 tonnellate di scorie chimiche di priorità uno (ovvero le più tossiche in circolazione)  tra cui l’iprite e i precursori del sarin. Raggiunto il porto di Gioia Tauro il carico è stato trasferito nella statunitense Cape Ray dove grazie a un complesso equipaggiamento denominato “Field deployable hydrolysis system”, costituito da due reattori “portatili” in titanio e mai utilizzato fino ad are in mare aperto, è stata effettuata la neutralizzazione delle scorie attraverso l’idrolisi (la scissione delle molecole in due o più parti per mezzo di acqua calda).Insomma un vero e proprio “esperimento” da laboratorio che ha utilizzato come cavia le nostre coste senza consultare e coinvolgere le popolazioni del territorio interessato come troppo spesso purtroppo accade quando si parla di ambiente e salute.

 

Nonostante le rassicurazioni dell’Ocsa e dei ministri dell’ambiente e degli esteri Gianluca Galetti e Federica Morgherini, l’associazione Cittadinanza democratica di Gioia Tauro è scesa infatti in prima linea per denunciare l’operazione: “Nonostante il governo abbia fatto sapere che non è la prima volta che dal porto di Gioia Tauro passano sostanze definite pericolose e che la scelta è caduta qui perché considerato porto di eccellenza, è ovvio che un disarmo non può essere minimizzato come fosse un’operazione di routine. Lo conferma il fatto che nessun altro passaggio di sostanze pericolose, finora, ha mai avuto necessità di essere affiancato da un simile dispiegamento di forze militari”. Lo stesso sindaco di San Ferdinando Domenico Malafferi aveva lamentano nei giorni scorsi di essere stato informato in ritardo e in maniera parziale riguardo la vicenda : “Ho chiesto la lista delle sostanze che saranno trasbordate ma la prefettura dice di non averla, c’è ancora tanto segreto su questa vicenda”. Ok il trasbordo si è concluso “senza incidenti” come comunicato dall’Ocse. Ma che i governi la smettano di giocare sulla pelle dei cittadini e  sul nostro patrimonio ambientale per lo più per interessi che non ci riguardano. D’altra parte siamo il Paese dove un’intera regione, la Sardegna, una delle più meravigliose isole del Mediterraneo che tutto il mondo ci invidia, da circa 60 anni è l’arsenale nucleare degli Usa in Europa nel silenzio e nell’indifferenza generale.

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1 commento

  1. Agostino says:

    eggendo l’articolo m’è parso capiere che ” l’idrolisi (la scissione delle molecole in due o più parti per mezzo di acqua calda)” sia avvenuta ancorché in alto mare nel Mediterraneo mentre da quanto appreso sulla stampa nazionale e non ciò avverrà in futuro presumibilmente in atlantico.
    Gradirei leggere Vostre al rigurado; cordialmente.

    Agostino

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