Waterfront 4.0: al Salone Nautico di Venezia la rigenerazione urbana sull’acqua

Alla tavola rotonda "Waterfront 4.0, nuove sfide acquatiche di rigenerazione urbana", promossa in occasione del Salone Nautico di Venezia dallo Studio Marco Piva, i progetti di rinascita delle coste

31 May 2024 | di Marcella Ottolenghi

Al Salone Nautico di Venezia il tema dei waterfront, affacci urbani sull’acqua marina ma anche fluviale e lacustre, ha focalizzato l’attenzione per un’intera mattinata alla Torre di Porta Nuova dell’Arsenale della città lagunare, dove docenti, studiosi e progettisti sono stati invitati alla tavola rotonda “Waterfront 4.0, nuove sfide acquatiche di rigenerazione urbana”. Un argomento non di poco rilievo nel nostro Paese che vanta circa 8.000 km di coste, confermato anche dai sempre più numerosi progetti di trasformazione in atto: a partire forse dal più famoso Waterfront di Levante di Genova disegnato dall’archistar Renzo Piano, fino a quello di Reggio Calabria a firma Zaha Hadid Architects.

Architettura “di costa” al Salone Nautico Venezia

Promosso dallo Studio Marco Piva e moderato dal giornalista Antonio Vettese, l’incontro ha coinvolto professionisti da tutta Italia, che hanno presentato opere in nuce o in via di realizzazione, esemplari del cambio di passo obbligato, anche in urbanistica, dalle trasformazioni climatiche in atto. Dopo i saluti istituzionali di Simone Venturini, assessore del Comune di Venezia, Giovanni Salmistrari, presidente di Ance Venezia, Roberto Perrocchio, presidente di Assomarinas e Fabrizio D’Oria, direttore organizzativo del Salone Nautico di Venezia, si è entrati nel vivo dell’argomento, scoprendo come una buona architettura possa far fronte alle mutazioni socio-culturali e ambientali in atto. Al problema dell’innalzamento del mare e alla questione della sostenibilità fanno infatti da contraltare i temi della convivenza armoniosa con la natura, di una pratica edilizia rispettosa di ecosistemi delicati e della promozione di pratiche di coesione anche per le comunità che vivono affacciate sull’acqua.

Progetti sull’acqua italiani e non

Dopo i casi forse più “tradizionali” di Taranto e del Lago di Garda, portati ad esempio da Matteo di Venosa, docente di Urbanistica, Scienze dell’habitat sostenibile e Architettura all’Università di Pescara e dall’architetto Alberto Cecchetto, titolare dell’omonimo studio di progettazione, Armando Bruno, docente del Politecnico di Milano, ha presentato una ricerca per case flottanti sul fiume Mekong in Vietnam, spostando il focus sulle persone che effettivamente vivono sull’acqua adattando stili di vita e abitazioni alla presenza dell’elemento naturale.

In tale solco anche il più vicino progetto di riqualificazione del Waterfront di Rimini dello studio Made Associati (Michela de Poli e Adriano Marangon): un lavoro di “ricucitura resiliente”, oltre che creativo essendo basato, a detta della stessa autrice, sulla “teoria della sardina”, lungo 7 km di costa caratterizzata dalla presenza senza soluzione di continuità di stabilimenti balneari e di alberghi, separati da una strada urbana.

A chiudere l’incontro, le opere nel mondo di MAD Architects (rappresentati alla tavola rotonda di questa quinta edizione del Salone da Andrea D’Antrassi) e dello stesso Marco Piva, che hanno aperto il campo ad una visione più internazionale.

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