Restaurata la copia lignea dell’Ictíneo I, la “nave-pesce” dell’Ottocento nata dalla fantasia di un ingegnere spagnolo
Restaurata la copia del sommergibile Ictíneo, sogno di una vita dello spagnolo Narciso Monturiol y Estarriol
Restaurata la copia del sommergibile Ictíneo, sogno di una vita dello spagnolo Narciso Monturiol y Estarriol
Ingegnere, intellettuale, politico e inventore ottocentesco, lo spagnolo Narciso Monturiol y Estarriol è considerato uno dei pionieri della navigazione sottomarina mondiale. La copia lignea del suo piccolo sottomarino Ictíneo I, nome derivato dalla crasi dei due termini greci ichtus (pesce) e naus (nave), oggi esposta davanti al Museo Marittimo di Barcellona e appena restaurata grazie anche al contributo dell’azienda italiana di vernici Milesi, rivela infatti l’avanzata ricerca tecnico-progettuale condotta per anni dall’uomo, in un secolo in cui pensare a mezzi del genere poteva sembrare azzardato. Se non addirittura fantascientifico.
Lungo 7 metri, largo 2,5 e alto 3,5, l’Ictíneo I era nato nei sogni del socialista Monturiol per facilitare il lavoro dei raccoglitori di corallo del sud della Spagna. “La sua forma – spiegò – è quella di un pesce, poiché ha l’elica al posto della coda, pinne per sterzare, vesciche natatorie e zavorra per restare in equilibrio in acqua al momento dell’immersione”.
Lo scafo, quasi interamente di legno (non per nulla Monturiol era figlio di un bottaio), era stato progettato con un’intercapedine funzionante come una sorta di gavone sia per l’ossigeno per l’equipaggio, sia per l’idrogeno utile ad una lampada ossidrica per illuminare il fondale marino. La propulsione era letteralmente muscolare, ovvero prodotta dallo sforzo fisico di quattro uomini, che facevano muovere sia la pinna piatta posteriore sia l’elica orizzontale per l’immersione.

Più lungo (circa 14 metri) del suo predecessore, questo sommergibile, anch’esso di legno di ulivo, ma rivestito di rame, aveva una propulsione a vapore. Una copia è ancora visibile nel porto di Barcellona: scafo a doppia pelle, con compartimenti stagni da riempire d’acqua per immergersi o d’aria per tornare a galla, peso mobile scorrevole longitudinalmente su una rotaia per mantenere in equilibrio il battello, sistema di zavorre da sganciare per risalire velocemente in caso di emergenza.
Ma la soluzione più importante studiata da Monturiol è sicuramente lo speciale motore non più azionato a forza dall’equipaggio come nell’Ictíneo I, ma a vapore. Quest’ultimo veniva generato da un composto chimico (perossido di manganese, zinco e clorato di potassio) che, reagendo, aumentava di temperatura, producendo appunto vapore e ossigeno, convogliato in bombole per essere utilizzato per respirare a bordo e per l’illuminazione interna.
Un sistema inedito applicato successivamente solo a metà del ‘900, quando alcuni modelli di sommergibili tedeschi e inglesi furono dotati di propulsione a vapore (a partire dal perossido di idrogeno), poi soppiantata dal combustibile nucleare.
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