La velista Ida Castiglioni a DN: “Ecco come completai la regata atlantica in solitaria Ostar”
Ida Castiglioni è la prima e unica italiana ad aver concluso nel 1976 la regata atlantica in solitaria Ostar (The Original Star)
Ida Castiglioni è la prima e unica italiana ad aver concluso nel 1976 la regata atlantica in solitaria Ostar (The Original Star)
Una donna piccola, minuta, con una tenacia di ferro e un’energia pacata ma dirompente al tempo stesso che si percepisce appena le si è accanto. Due occhi sereni, sicuri, che sembrano essere saldi al timone della propria vita, come in mare. Ida Castiglioni è un capitano al quale ti affideresti con fiducia.
Velista, giornalista, architetto e prima e unica italiana a concludere nel 1976 la regata atlantica in solitaria Ostar (The Original Star), ha raccontato la propria avventura al Museo Tecnico Navale della Spezia, nel corso del calendario di appuntamenti organizzati in occasione delle celebrazioni per il centenario della sua istituzione.
Una grande sportiva che sfidando condizioni di mare proibitive, senza la strumentazione tecnica in dotazione oggi sulle moderne imbarcazioni e con il pericolo di imbattersi in un iceberg, è partita dalla città britannica di Plymouth per arrivare, dopo 37 giorni di navigazione, a Newport, negli Stati Uniti.
Abbiamo intervistato la velista italiana per farci raccontare qualcosa di più su questa incredibile impresa.
Come nasce la tua passione per il mare e per la vela?
“La mia passione nasce arrampicata sugli alberi, in una villa dove ero molto libera e dove mi lasciavano fare ciò che volevo. Io leggevo molto, ero sempre con un libro in mano, ho cominciato a farlo all’età di tre anni. Mia madre possedeva una grande biblioteca ed io ho letto tutti i libri che parlavano di mare, quindi, probabilmente, lì ho iniziato a sognarlo“.
Sei stata la prima e unica donna italiana a completare la regata atlantica in solitaria Ostar (The Original Star) nel 1976. Nel mondo della vela le donne come erano viste a quel tempo?
“Fino ad oggi non hanno partecipato a questa regata altre ragazze italiane. Ero vista con un po’ di curiosità, ma devo dire che nel mio percorso di regate nel Mediterraneo non ho mai avuto nessun tipo di ostilità, sono sempre stata apprezzata per quello che valevo. Certo, allora c’era un grosso handicap derivante dalla forza fisica. Mi ricordo che delle volte, quando ero al timone, c’era un marinaio che mi doveva tener giù altrimenti sarei volata via con la barca”.
Che preparazione ha fatto per affrontare la Ostar?
“Una preparazione molto lunga, fatta di anni direi. Ho cominciato a fare le regate nel 1970, ho fatto l’istruttore a Caprera e poi tante lunghe regate nel Mediterraneo. Nel 1973 ho partecipato alla Cape2Rio. Ho imparato anche a riparare le cose a bordo da sola, perché navigare in solitaria vuol dire riuscire a far fronte a tutti i problemi contando solo su te stessa”.
La notte come facevi per dormire?
“Non ho mai dormito la notte. Riposavo solo dall’alba in poi, 10, 15 o 20 minuti alla volta. Avevo un orologio da uova sode appeso per tenere il tempo. Non era possibile dormire era troppo rischioso”.
E per mangiare?
“Ho mangiato poco. Quando c’era mare mangiavo gallette e omogenizzati, mentre quando potevo cucinare grandi pentole di riso o di patate. Mia madre mi aveva preparato anche della carne sottovuoto, però il cibo non era un problema”.
Le condizioni del mare sono state proibitive durante la regata. Hai mai avuto paura?
“Ci vuole una mentalità forte. Abbiamo avuto persino mare forza 9 e vento forza 12. Non ho mai avuto paura, però ad un certo punto ho fatto qualche fioretto perché la mia preoccupazione era che si rompesse la barca”.
Quelle che hai fatto tu erano delle regate romantiche rispetto a quelle di oggi?
“Con l’arrivo degli sponsor sono subentrati chiaramente altri interessi. Lo sponsor vuole visibilità, vuole apparire negli articoli; invece, c’è stato un periodo veramente romantico in cui uno faceva perché lo voleva fare e non si aspettava nulla in cambio. Effettivamente la tecnologia è rimasta per anni molto indietro nel mondo della vela, per cui da Sir Francis Charles Chichester (ndr il primo a vincere la Ostar nel 1960) a quando sono arrivata io, le barche erano le stesse. Poi, invece, è cominciata un’evoluzione delle imbarcazioni per cui si richiedevano sempre più soldi, sempre più competenze”.
Argomenti: vela