16 giugno 2025

Kaafu Atoll: alla ricerca di un relitto sconosciuto

16 giugno 2025
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Il relitto è intero e in assetto di navigazione, leggermente orientato verso babordo, dove è stato praticamente inglobato dal reef

Il relitto è intero e in assetto di navigazione, leggermente orientato verso babordo, dove è stato praticamente inglobato dal reef

7 minuti di lettura

Fa caldo, molto caldo. Ci sono 34 gradi e il sole è una palla che brucia nell’azzurro del cielo. La sensazione è però piacevole: il vento mitiga la temperatura e la sabbia è fresca. D’altronde sono in Paradiso, questo è chiaro. Per essere onesti, mi trovo con degli amici alle Maldive, su una Local Island, le isole di pescatori che hanno aperto al turismo.

Dalle iniziali e rustiche guesthouse di pochi anni fa, l’afflusso di turisti ha invogliato i piccoli imprenditori locali a evolversi: ci sono infatti piccoli e graziosi hotel, negozi e tanti ristoranti sul mare e vengono organizzate escursioni alle isole vicine, a vedere i delfini e a nuotare con gli squali nutrice o le tartarughe. Sempre con il sorriso sulle labbra di chi è educato e gentile di natura e comprende quanto sia cambiata in meglio la propria vita con l’arrivo dei turisti. D’altronde, come si fa a non venire in Paradiso a prezzi low cost staccando dalla vita quotidiana?

L’isola Dhiffushi

Questa volta l’isola che mi accoglie si chiama Dhiffushi e si trova nel Kaafu Atoll, quello di Malé Nord, a circa tre quarti d’ora di speedboat dall’aeroporto. Quando ho prenotato, avevo un unico cruccio: non ci sono relitti in questa zona. Pazienza, viaggerò leggero portandomi solo la GoPro e mi godrò l’isola come un turista normale, privilegiando la spiaggia e lo snorkeling, facendo compagnia a mia moglie e ai miei cugini con i loro simpatici bambini.

Per ogni pranzo e cena cambiamo ristorante, mangiando fried rice, noodles e pesce preso dai pescatori dell’isola e bevendo frullati di frutta fresca, uno più buono dell’altro. Ogni giorno devo combattere con mia cugina, terrorizzata al pensiero che le grosse razze e i piccoli squali pinna nera che nuotano in trenta centimetri d’acqua si vogliano mangiare i suoi figli, che invece giocano felici con loro. E alla fine torniamo bimbi noi stessi, estasiati dai colori del mare, del cielo, delle palme e allo stesso modo dalla gente, dagli uccelli curiosi e dai mille animali del mare che non appaiono mai impauriti dalla nostra presenza.

Il Mahi Mahi DC

La mia ricerca di un diving center si conclude assai presto quando scopro il Mahi Mahi DC (il nome locale del buonissimo Dorado) e il suo gestore, Miyaru Shibbe, una versione locale “leggermente” sovrappeso di Jason Momoa. È uguale e grosso come l’attore ma da lui traspaiono una cortesia e una gentilezza che lasciano senza parole, accompagnate da un sorriso che sembra non affievolirsi mai. Vive tra Dhiffushi e Malé e non ho mai capito da quale posto provenga ma possiede un’energia, una sicurezza e una serenità che ti avvolgono.

Il locale del centro immersioni è pulito, nuovissimo, e l’amico Pier viene dotato di attrezzature appena arrivate dall’estero. Niente muta però: qui le immersioni si fanno in costume e maglietta. Una volta preparata l’attrezzatura e rimontato nel senso giusto il GAV (che mio cugino sistema al contrario da tutta la vita malgrado corsi civili e militari e le mie umili raccomandazioni), veniamo caricati su un caddy elettrico che, invece di portarci alla buca sette di un campo da golf, ci conduce al dhoni del diving, una meravigliosa imbarcazione di legno ridipinta a nuovo di rosso, bianco e azzurro. In barca ci aspettano il capitano e un ragazzo tuttofare. Non ci sono altri clienti e l’immersione sarà tutta per noi.

Shibbe si accorge poi di aver dimenticato due bombole, ma nessun problema: ferma un ragazzo su uno scooter e si fa dare un passaggio. Il ritorno lo farà sempre a due ruote con le bombole appoggiate sulle ginocchia, percorrendo la strada fatta di sabbia. Nell’attesa noi ci divertiamo a giocare con una razza grande come un’automobile che vive nel piccolo porto, immagino nella speranza di rubare qualcosa da mangiare. Sembra un cagnolone gigante e, come sempre accade da queste parti, non è per nulla spaventata.

Verso il relitto

Ci allontaniamo dall’isola passando davanti alla bikini beach dove si trovano le nostre mogli e i bambini e ne approfittiamo per salutarli con la gioia nel cuore per la nuova avventura. “Dove andiamo a immergerci, Shibbe?”. “Avete voglia di vedere un relitto?”. Mi blocco come una lepre congelata dai fari di un’automobile in corsa. Il buon maldiviano deve male interpretare il mio sguardo, perché subito mi risponde: “No no, tranquillo, se vuoi andiamo da un’altra parte”. Mi prende in giro?, penso. “Relitti qui?”. “Sì, ce n’è uno a mezz’ora di barca, a sud dell’isola di Asdhoo“. “Vai vai – mi affretto a dirgli – e raccontami la sua storia”.

La storia del relitto

Vengo quindi a sapere qualcosa del misterioso relitto. Una ventina di anni fa un mercantile in ferro lungo forse 25 metri partì dall’isola di Asdhoo in direzione di Dhiffushi. Per distrazione, stanchezza oppure a causa delle sigarette particolari che sembrano molto apprezzate da queste parti, il capitano non si accorse del giri, il reef di corallo che arriva vicino alla superficie a sud dell’isola, e ci finì sopra, rovinando in maniera irrimediabile lo scafo dell’imbarcazione. Vista l’impossibilità (o la poca convenienza) del recupero, la nave venne privata del motore, del contenuto delle stive e di tutto ciò che si poteva asportare e fu lasciata scivolare sotto le onde, a una profondità massima di circa 22 metri: una specie di perfetto check dive per i turisti appena arrivati nell’arcipelago.

L’immersione

Il tragitto verso il relitto è breve e presto ci prepariamo all’immersione. Io, come sempre freddoloso, indosso una muta da 3 mm intera, che mi farà invece morire di caldo, mentre Pier e Shibbe entreranno in acqua in maglietta e colorati pantaloncini da mare, i medesimi che indossavano sull’isola. Avete presente l’immagine degli agguerriti militari vestiti tutti di nero con avanzatissime attrezzature tecnologiche? Ecco, non è proprio la loro. Dalla barca si intravede il relitto, la cui sagoma si delinea nell’azzurro-blu di questo mare pazzesco. Poco dopo siamo sotto la superficie.

Il relitto è intero e in assetto di navigazione, leggermente orientato verso babordo, dove è stato praticamente inglobato dal reef. Facile capire perché sia diventato un’incantevole attrazione subacquea che cattura l’immaginazione degli appassionati di mare: ormai funge da meraviglioso habitat per una miriade di specie diverse, un vivace ecosistema dove banchi di pesci colorati, coralli molli e affascinanti creature marine coesistono, offrendo ai visitatori un’esperienza surreale. Le acque cristalline che lo circondano offrono un’eccezionale visibilità, permettendo ai subacquei di apprezzare appieno i dettagli del relitto e dei suoi abitanti. È un’immersione assai facile, adatta ai subacquei di qualsiasi livello, piena di pesci e di piccole creature presenti in ogni dove.

Piccolo mercantile che si aggirava fra le isole o grosso peschereccio d’altura? Non sono in grado di rispondere ma propenderei per la prima ipotesi. Purtroppo in rete non sono reperibili notizie e del relitto è rimasta solo la struttura, mentre ogni parte asportabile ha preso la via di altre destinazioni marinare. Piacevole percorrere ogni sua parte anche più volte, trovando sempre nuova vita: tutti i pesci di barriera ma anche pesci ago, trombetta, carangidi, murene e cerniotte curiose. Facile anche la penetrazione nelle stive, nel minuscolo bagno, nel quale è ancora presente il sanitario, ma soprattutto nella cabina del comandante, dove mi accoglie una fantastica nuvola di glass fish.

Il ritorno

Al termine dell’immersione Shibbe ci offrirà dolcezze da mangiare e succhi di frutta, insieme a battute di spirito e l’immancabile sorriso. Risulta quindi una bella immersione per subacquei di qualsiasi livello e preparazione, svolta in un fantastico mare pieno di coralli e brulicante di vita, sotto un cielo azzurro pastello che rimane indimenticabile per chiunque abbia la fortuna di venire in questo Paradiso. Ma non avevo detto che siamo in barca con Aquaman? Come solleviamo l’ancora e il capitano muove la barca verso Dhiffushi, Shibbe si mette a fischiare e a battere le mani e ben presto arrivano i delfini, che ci accompagneranno lungo la via del ritorno. Se vi è venuta voglia di vederli, avete due scelte: andare alle Maldive oppure vedere il filmato dell’immersione comodamente seduti sul divano di casa.

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