“Da carpentiere a direttore operativo: la mia storia in Rossinavi”. L’intervista a Federico Rossi

Abbiamo intervistato Federico Rossi, direttore operativo di Rossinavi, cantiere toscano partito con la costruzione di barche da lavoro e ora famoso nel mondo per i suoi superyacht full custom

19 May 2023 | di Redazione Daily Nautica
intervista federico rossi
federico rossi

Federico Rossi è il Chief operating officier, il direttore operativo, di Rossinavi, cantiere toscano nato con la produzione di barche da lavoro e oggi famoso nel mondo per la costruzione di superyacht totalmente personalizzati.

Sono navi da diporto celebri nel mondo per il loro design e il lusso. Tante le richieste di armatori più o meno coinvolti nella fase di progettazione, ma comunque tutti portatori di desiderata ed esigenze che il cantiere riesce ad esaudire nel migliore dei modi. Ecco la nostra intervista.

Federico Rossi, la vostra è un’azienda di famiglia, nata come carpenteria negli anni Settanta. Com’è avvenuta la conversione in cantiere navale specializzato nella produzione di superyacht full custom?

La nostra crescita è stata un percorso graduale che ha seguito l’andamento del mercato. Quando abbiamo iniziato, i cantieri presenti sul nostro territorio costruivano principalmente barche da lavoro, poi nel tempo hanno iniziato a riconvertirsi nella costruzione di barche da diporto. Noi, lavorando per conto terzi, ci siamo quindi adeguati a questa evoluzione e abbiamo intrapreso questa strada.

Grazie al fatto di aver potuto lavorare con molte aziende e cantieri diversi, col tempo siamo sempre stati più coinvolti in attività che andavano dalla carpenteria, all’allestimento delle sale macchine fino alle movimentazioni. Abbiamo così imparato a costruire con brand diversi, sviluppando quel know-how che è stata la chiave per la specializzazione nella costruzione full custom.

La crisi finanziaria del 2008 poi ci ha costretti ad una scelta quasi obbligata: il lavoro conto terzi si era drasticamente ridotto e, forti dell’esperienza accumulata, abbiamo scelto di proseguire nella costruzione di barche in proprio, creando un nostro brand. Fortunatamente questa decisione si è rivelata vincente e ad oggi abbiamo messo in mare oltre 20 superyacht.

Quando e come è avvenuto il suo ingresso in azienda? Da cosa ha cominciato?

Inizialmente ho iniziato a frequentare il cantiere nelle pause scolastiche, in modo stagionale. Ho proseguito poi più attivamente e nel 1996 sono entrato come carpentiere metallico, dividendomi tra officina meccanica e carpenteria di bordo. Quando poi la sede di Pisa ha iniziato a svilupparsi maggiormente mi sono spostato là e da lì ho cominciato i miei primi lavori di responsabilità, trovandomi presente su ogni step che l’azienda ha fatto nel corso degli anni.

In questi anni come ha visto cambiare il mondo dello yachting, partendo dalle richieste degli armatori?

Il cambiamento più evidente che si è visto negli anni è di tipo dimensionale: le barche nel tempo sono sempre più cresciute in grandezza, questa è stata la variazione maggiore. Dopodiché, a livello prettamente estetico sono mode che vanno e vengono, dalla prua dritta a quella slanciata in avanti, oppure i beach club aperti anziché completamente chiusi.

Oggi i cambiamenti più forti sono quelli tecnologici e propulsivi. Dal mio punto di vista la nautica sta affrontando un periodo di importanti cambiamenti, nel quale i cantieri si vedono protagonisti nell’immaginare quella che potrà essere la barca del futuro. E se vogliamo da questo punto di vista è anche un momento molto stimolante e divertente.

A proposito di armatori, ricorda qualche loro richiesta particolarmente bizzarra?

Federico Rossi

Penso che la richiesta di costruire un superyacht completamente full custom abbia già di per sé qualcosa di bizzarro. Onestamente posso dire che non abbiamo mai avuto richieste diverse da quelle che si possono normalmente sentire in giro, mi riferisco a elicotteri, limousine tender, spa, palestre, cinema… tutte features che ormai nel mondo dei grandi yacht sono all’ordine del giorno.

Parlando di progetti posso dire che Taransay è stato forse tra tutti quello più particolare, proprio per l’idea in sé di voler ricostruire una nave degli anni ’30 ma con tutta la tecnologia attuale. È stata una bella sfida costruttiva, anche per la minuzia di particolari e le soluzioni innovative che sono state ideate appositamente.

C’è un progetto a cui è particolarmente legato?

I progetti a cui sono più legato sono tutti quelli che ci hanno permesso di innovare e mettere in evidenza le nostre capacità di costruttori full custom, dandoci anche una spinta per poter fare qualcosa di diverso. Taransay, per l’appunto, è uno di questi.

Un altro è sicuramente Utopia IV, per le sue caratteristiche di basso pescaggio e alta velocità che la rendono unica. E lo sarà il catamarano Sea Cat attualmente in costruzione e in consegna nel 2024, che vedrà intelligenza artificiale e propulsione ibrida elettrica: un’imbarcazione al limite delle 500 GT con una tecnologia che supera nettamente tutte le barche della categoria in questo momento presenti sul mercato.

Parliamo di capacità produttiva: quali sono i numeri del vostro cantiere?

La Rossinavi ha oltre 100 dipendenti diretti, molti dei quali direttamente impegnati sulla produzione: costruzione meccanica, montaggi e carpenteria. È sviluppata con sedi produttive su Viareggio e Pisa e con una sede commerciale e after sales a Fort Lauderdale.

Su Viareggio contiamo circa 7.000 mq divisi fra due unità produttive e un’officina meccanica, mentre l’unità produttiva di Pisa ha un’area totale di circa 10.000 mq con all’interno diversi aree di costruzione e una banchina di 300 metri direttamente affacciata sul Canale Navicelli, che garantisce un collegamento diretto con il porto di Livorno.

Per quanto riguarda la produzione noi consegnamo tre barche all’anno in media. Ovviamente questo dipende molto anche dalla dimensione della barca: un 70 metri paragonato ad un 50 metri è circa quattro volte tanto in termini di volume. Il momento attuale ci vede con otto imbarcazioni in produzione – il massimo finora raggiunto – e con una consegna di tre imbarcazioni l’anno.

Rispetto agli anni passati siamo cresciuti di una consegna per anno, grazie anche allo sviluppo dell’area produttiva di Pisa che, a seguito di nuovi investimenti, ha acquistato maggiore capacità costruttiva.

Come nascono i vostri superyacht? Dall’idea alla progettazione, qual è il percorso e il confronto tra armatore e il vostro ufficio tecnico?

La nascita parte proprio da zero e per quanto possa sembrare banale, in realtà non lo è. Generalmente tutto inizia da un dialogo, da un’idea e dall’ambizione di un cliente di voler fare un prodotto estremamente su misura. Una volta poi sviluppati i piani di fattibilità – la piattaforma generale, il layout e il disegno degli esterni, si entra nella progettazione più specifica.

Si tratta di un’imbarcazione one-off e pertanto segue in buona parte il carattere del cliente stesso. Il dialogo col cliente è costante e ormai riusciamo ad avere una certa elasticità nel comprendere quanto il cliente voglia essere coinvolto nel processo di sviluppo del suo progetto.

Ci sono clienti che hanno il piacere di stare personalmente dentro al progetto e sono diventati parte funzionale dello sviluppo della barca, quasi parte integrante dello staff di cantiere.

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