Il designer Philippe Briand a Daily Nautica: “A 16 anni progettai la mia prima barca”

Intervista al designer francese Philippe Briand che racconta i principi che stanno alla base della progettazione di superyacht full custom, ovviamente con un occhio alla sostenibilità

10 February 2023 | di Redazione Daily Nautica
Philippe Briand
Philippe Briand - Il designer francese Philippe Briand - Foto di proprietà di Daily Nautica

Philippe Briand è un designer francese che vive e lavora a Londra. Ha uno studio nel quartiere londinese di Chelsea e uno a La Rochelle, in Francia. Oggi è alla guida di diversi team di progettatori specializzati che lavorano nei settori Vela, Fast Sailing Yachts, Super Yachts, Production Yachts e Motor Yachts.

Uno yacht progettato dal designer francese si riconosce dalle linee lunghe e allungate e dal senso delle proporzioni. Tra i suoi interessi personali ci sono la vela, l’arte e il design industriale. La passione per la progettazione è nata sin da bambino. Basti pensare che Philippe Briand disegna barche a vela da quando aveva 11 anni ed ha realizzato il suo primo progetto a 16 anni, per poi vincere, grazie alle sue creazioni, nove titoli mondiali tra cui l’Admiral’s Cup, la Whitbread Race e la 4 Ton Cup.

L’INTERVISTA

In questa intervista, Philippe Briand racconta a Daily Nautica i principi che stanno alla base della progettazione di superyacht full custom, con un occhio alla sostenibilità.

Com’è iniziata la sua passione e come si è trasformata in professione?

Ho iniziato a progettare la mia prima barca a 16 anni e ho passato tanto tempo in cantiere per vedere come venivano declinati i progetti. Questo mi ha aiutato molto a migliorare il secondo progetto che ho realizzato più avanti. Vivevo in cantiere in Svezia quando stavano costruendo la Sveridge per la Coppa America. Ho continuato poi a passare altro tempo in cantiere. Ho sempre navigato e usato gli yacht a vela che ho progettato e, ogni volta, trovavo un nuovo modo per ottimizzarli.

Quale consiglio darebbe ad un giovane che volesse intraprendere la sua stessa carriera?

Vai a lavorare in cantiere, vai a fare il mozzo su una nave, prendi lezioni di vela, vai sull’acqua così capisci come funzionano gli yacht. Non iniziare a fare finta di essere un progettista quando l’unica cosa che sai è come usare Photoshop e creare ciò che la stampa chiama “progetti cool”. So che saranno anche cool, ma sono “illustrazioni”, non progetti. Non sono realistici, né si possono costruire. Un progettista deve capire come si costruisce uno yacht, in modo da farlo costruire. Ci vogliono molti anni prima che uno possa capire come funziona tutto l’insieme.

Che cosa rende diverso un progetto Briand negli yacht a vela e motore?

Questo lo lascio decidere agli armatori.

Quale differenza c’è, se ce n’è una, tra progettare per un cantiere e progettare per il suo stesso brand?

Noi creiamo yacht su misura in serie. Quando crei uno yacht per la produzione, diventa un progetto più industriale e devi creare degli elementi standard che devono funzionare. Questo non è semplice e richiede molte più ore di progettazione per piede quadrato e, in tutto questo, ci sono anche molti più attori con cui si deve lavorare: produzione, marketing, product manager e tutti insieme dobbiamo creare lo yacht giusto per il mercato. Nel fare yacht su misura, uno deve lavorare con l’armatore e finisce lì. E gli armatori sanno quello che vogliono.

Il designer francese Philippe Briand – Foto di proprietà di Daily Nautica

È meglio accontentare i desideri di un cliente, interpretandoli, o dibattere con loro, presentandogli diverse visioni?

Io non considero le persone che mi chiedono di progettare il loro yacht come clienti, sono, per usare un termine più moderno per mecenate, degli sponsor. Ovviamente è fantastico quando un cliente è subito d’accordo con la soluzione proposta e, in generale, quando si ha la fiducia del cliente per progettare la barca secondo i suoi desideri, ma con anche un bel po’ di libertà, si creano le barche più belle.

Cosa significa “innovazione” in una barca a vela oggi? E in uno yacht?

L’innovazione c’è in tanti campi. Credo che l’innovazione principale sarà nel modo di utilizzare gli yacht, che diventeranno più mirati alla vita a bordo. Che siano a vela o motore, sono piattaforme per lo sport, il benessere e l’accesso all’acqua. Gli spazi sono dedicati ai toys e ai centri benessere, alla vita all’aperto, protetti dal sole. Tutti gli yacht, a vela o motore, sono progettati intorno a questi principi. Tutti gli spazi sono da utilizzare, non servono a fare scena.

Si parla molto di sostenibilità in tutti i campi, ma quali sono le scelte concrete che possono fare progettisti e costruttori di barche per spingere gli armatori e il mercato in questa direzione?

Chiaramente siamo in una fase transitoria, come nelle nostre vite di tutti i giorni. Oggi variamo yacht ibridi e, come sapete, lavoriamo per ridurre i consumi do energia tramite il design dello yacht. Questo è essenziale. Se progetti uno yacht con tanta resistenza, consumi di più. Questo è il motivo per cui gli aerei non sono quadrati e i nostri yacht sono sempre slanciati. I problemi principali ovviamente non ruotano solo intorno all’azzerare le emissioni: c’è il problema del trattamento delle acque, dei rifiuti, l’uso di materiali a basso impatto. Ci piacerebbe progettare uno yacht usando l’alluminio riciclato.

Quale crede che sarà il fattore o la tecnologia che cambierà l’industria nautica di più nel futuro?

L’industria sta cambiando, come sta cambiando il resto del mondo. Stiamo prendendo e continueremo a prendere sul serio la protezione del nostro pianeta. Se non lo facciamo tutta la nostra industria scomparirà, insieme alla bellezza degli oceani.

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