Maxi-operazione “Due Mari”: traffico di cocaina, nel mirino anche i porti di Civitavecchia e Livorno

L'indagine, iniziata in Italia, ha avuto la collaborazione di Colombia e Stati Uniti. Sequestrati 11 kg di cocaina dal valore di 3 miliardi di euro. L'organizzazione criminale si avvaleva di diversi porti italiani per fare entrare illegalmente la droga nel nostro paese

1 July 2016 | di Redazione Daily Nautica

Si chiama “Due mari” l’operazione congiunta tra Italia, Stati Uniti e Colombia, che ha portato all’arresto di 144 trafficanti di droga internazionali, ritenuti appartenenti a un cartello di narcos pericolosissimo, e al sequestro di 11 kg di cocaina che se immessa sul mercato avrebbe reso fino a 3 miliardi di euro. La maxi-operazione è stata portata avanti dalla Guardia di Finanza, dalla Polizia Nazionale colombiana e dalla Dea americana, e solo tra Italia e Colombia ha visto finire dietro le sbarre ben 33 persone.

Grazie alla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria è stato possibile identificare 15 narcotrafficanti accusati di aver portato in Italia 240 kg di cocaina purissima. L’organizzazione criminale, sempre tenuta sotto stretta sorveglianza dalla Guardia di Finanza che ne controllava le operazioni monetarie, faceva capo ai fratelli Franco e Giuseppe Cosimo Monteleone, “punti di riferimento e capisaldi storici del narcotraffico internazionale nella Locride”.

A mettere le forze dell’ordine sulle tracce dei malviventi è stato un carico di droga andato “perso” nel 2013, quando Franco Monteleone, insieme Enzo Pescetelli (noto broker laziale con precedenti penali) e Pasquale Virgara si era recato in Colombia per occuparsi della spedizione e per sbaglio aveva imbarcato il prezioso carico su una nave diretta a Panama anziché a Civitavecchia. Le autorità panamensi, appena aperti i container, hanno trovato all’interno 93 panetti da un chilo l’uno di cocaina. Da qui sono iniziate le indagini congiunte tra i diversi paesi.

I narcotrafficanti operavano in Colombia, Costa Rica, Panama, Messico, Brasile, Lima, Cile, Venezuela, Repubblica Dominicana ed Ecuador. In Sud America sono stati arrestati ben 111 trafficanti, tutti colti in flagranza di reato, e scoperti 7 laboratori clandestini per la lavorazione della droga. In Colombia ci sono stati 22 provvedimenti di custodia ed è stato possibile identificare alcuni membri chiave dell’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln), un’organizzazione terroristica responsabile di estorsioni, sequestri di persona e omicidi. Un cartello potentissimo che esportava droga che garantiva la sicurezza del trasporto della merce dai laboratori ai punti di deposito stranieri. Lì la droga passava sotto il controllo dei Los Urabenos Bandas Criminales (Bacrim) che la facevano uscire dalla Colombia. La cocaina veniva imbarcata su navi mercantili e imbarcazioni da pesca, poi passava per Costa Rica, Panama, Repubblica Dominicana e infine, una volta smistata, arrivava in Europa e negli Stati Uniti.

Negli Stati Uniti, invece, grazie all’operazione “Angry Pirate Due” condotta dalla Dea, è stato possibile arrivare oltre che ai fornitori anche ad alcuni clienti.

In Italia sono stati diversi i porti usati dai narcotrafficanti per fare entrare illegalmente la droga nel paese: Civitavecchia è forse il più importante poiché da qui il gruppo dei sospetti arrestati dal Goa della Guardia di Finanza di Catanzaro faceva arrivare i container con il doppio fondo imbottito di cocaina; ma anche Livorno ha avuto un ruolo decisivo: era usato infatti come scalo marittimo per le partite di droga colombiana dirette a Nordest, che poi venivano stoccate in magazzini delle frutta alle porte di Venezia.

Chiara Biffoni

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