Lewis Crathern: dal coma al salto record

Lo scorso 22 novembre il kiteboarder britannico ha segnato il nuovo record inglese di salto raggiungendo un’altezza di 22,30 metri. Un exploit formidabile per questo ragazzo di 31 anni che nove mesi ha rischiato di morire durante il Red Bull King of the Air, in Sud Africa.

12 December 2016 | di Redazione Daily Nautica

Nove mesi dopo il terribile wipe out in cui ha rischiato seriamente la vita durante il Red Bull King of the Air 2016, il kiter britannico Lewis Crathern è tornato alla grande sulla ribalta internazionale con un nuovo ed energico exploit. Il 22 novembre scorso l’atleta originario di Worthing, nel West Sussex, si è svegliato all’alba, ha guidato per 250 chilometri fino alla spiaggia di Ramsgate, poi è entrato in acqua e ha stabilito il nuovo record inglese di salto con il kite: 22,30 metri di altezza. Un primato nazionale che si aggiunge al secondo miglior salto nella graduatoria Woo Europa e al sesto salto nel ranking mondiale.

“Adoro quando ci sono 40 nodi e anzi vorrei che ce ne fossero di più per saltare ancora più in alto”, ha dichiarato il campione inglese che certamente continuerà nel futuro a cercare di migliorare il record. In realtà i 22,30 metri raggiunti da Lewis Crathern sono molto lontani dai 26,70 conquistati dal danese Nick Jacobsen che attualmente guida la classifica mondiale di salto. Ma sono un traguardo meraviglioso per un ragazzo di 31 anni che è stato quasi una settimana in coma e che ha rischiato di non svegliarsi più.

Lo schianto, la paura e il coma artificiale

L’incidente è avvenuto sulla spiaggia di Big Bay a Cape Town, in Sud Africa, mentre Crathern lottava nella semifinale: durante un megaloop ha perso il controllo del proprio kite e si è schiantato in acqua da un’altezza di circa 20 metri. Le immagini di quella caduta hanno fatto subito il giro del mondo lasciando sgomenta la comunità internazionale e il pubblico di appassionati.

Immediatamente soccorso, il kiter britannico in un primo momento sembrava non aver subito nessun trauma celebrale, né tantomeno fratture o danni interni. Nell’impatto aveva perso conoscenza e il problema vero è che non riusciva a respirare. Era in ipossia e aveva acqua di mare nei polmoni. Così trasportato d’urgenza al Netcare Blaauwberg Hospital, i medici lo hanno sedato fino a indurlo a un coma controllato per gestire la respirazione in modo artificiale.

Colpa mia, ma ringrazio chi mi ha salvato

“L’incidente è stato frutto in parte di semplice sfortuna – rievoca Lewis – in parte a un mio errore. Ho provato un megaloop ma ho perso il controllo dell’ala che è andata in stallo e nell’impatto con l’acqua ho battuto violentemente la testa. Da quel momento ho avuto un black out e non ricordo più nulla. Devo la vita ai due kiter che mi hanno soccorso, Reno Romeu e Andries Fourie (i suoi avversari in gara, nda) ai medici che mi hanno raggiunto in spiaggia e al personale dell’ospedale. Gli sono estremamente grato”.

Il re del Big Air torna a volare

Dopo il coma e la riabilitazione, il kiteboarder inglese ha avuto uno stop forzato di due mesi in cui è stato in assoluto riposo. Poi ha ricominciato piano piano a tornare in forma e ad allenarsi, fino a quel salto con cui il 22 novembre scorso si è arrampicato fino in cielo. Una prova di carattere formidabile che la dice lunga sullo spirito di questo atleta che oltre a essere da diversi anni uno dei migliori protagonisti dei più importanti eventi di Freestyle e Big Air, nel 2012 ha vinto il Len10 Megaloop Challenge e qualche anno prima aveva sorpreso il mondo intero con i salti dei pontili di Worthing (2009) e di Brighton (2010). Insomma uno che a volare proprio non ci rinuncia.

David Ingiosi

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