Il direttore vendite di Oceanco a Daily Nautica: “Ecco come è nato il Black Pearl, megayacht a vela da 107 metri”

Daily Nautica ha intervistato Antonio Caviglia, sales director del cantiere navale olandese Oceanco. Viaggio tra la ricerca e l'ecosostenibilità di uno dei più importanti costruttori di megayacht al mondo

15 March 2022 | di Giuseppe Orrù
Jubilee nel dry dock - Oceanco Dry Dock
Il megayacht Jubilee nel dry dock

Assoluto rispetto delle richieste dell’armatore e un grande impegno nella ricerca dell’ecosostenibilità. Il cantiere Oceanco è uno dei più importanti al mondo per la costruzione di megayacht. A presentarlo in questa intervista a Daily Nautica è Antonio Caviglia, sales director del cantiere olandese, che racconta la nascita, lo sviluppo e il presente di Oceanco.

Quella di Oceanco è la storia di un cantiere navale di successo, che riserva tante curiosità e sorprese. Come quella volta che un armatore chiese di poter attraversare l’Oceano Atlantico senza consumare carburante. Non solo la sua richiesta fu accontentata, ma diede anche origine al progetto del Black Pearl, uno splendido megayacht a vela da 107 metri.

Quando Oceanco è nata quali erano le aspettative? Fino a che punto pensavate di crescere?

Oceanco è stata fondata negli anni ’80 da un gruppo di imprenditori sudafricani che avevano la visione di costruire degli yacht di altissima qualità che non si potevano trovare da nessun’altra parte.

Nei trent’anni seguenti Oceanco si è evoluta fino a diventare il più audace brand del settore. Questo include due cambi di proprietà e un cambiamento nel modello d’impresa, finché non si è arrivati a costruire per i clienti superyacht sopra gli 80 metri completamente su misura.

Le persone oggi alla guida della compagnia possono essere diverse da quei primi imprenditori che concepirono un modo nuovo di fare impresa ma continuano ad incarnare uno spirito pionieristico e di eccellenza. Questo approccio inizia dall’alto, con il presidente, il dottor Mohammed Al Barwani, e il nostro Consiglio.

Avete prodotto alcuni degli yacht più belli del mondo. Ogni progetto è unico. Come nasce un vostro yacht? Come avviene l’interazione tra armatori e progettisti?

Tutto comincia dalla visione dell’armatore del suo yacht perfetto. Per prima cosa ascoltiamo i suoi desideri e le sue esigenze e poi creiamo un progetto completamente su misura che quando viene realizzato va ben oltre le aspettative. Durante la prima parte del processo, che noi chiamiamo “sviluppo progettuale“, riesaminiamo le richieste dell’armatore in maniera aperta e collaborativa, definiamo il miglior modo di procedere, eliminiamo i rischi e poi lavoriamo per creare soluzioni.

La fase di sviluppo richiede un investimento significativo da parte del costruttore, per produrre un progetto completo e attuabile, con le specifiche tecniche e la disposizione generale completate. Questa prima fase comporta numerose sessioni di brainstorming con il costruttore, il cliente e i designer (sia di interni che di esterni, appartenenti alla nostra azienda o a un’altra), seguite da valutazioni di fattibilità da parte degli architetti navali e degli ingegneri.

Poi il costruttore verifica che il progetto sia in linea con i suoi standard tecnici e di qualità, prima che venga presentato al cliente per l’autorizzazione a procedere. Spesso è un continuo avanti e indietro tra designer, architetti navali e costruttore durante la fase di sviluppo che porta al progetto conclusivo, conosciuta come fase “pre-engineering”.

Per dare un’idea dell’investimento da parte del costruttore nella fase di sviluppo, basti pensare che possono lavorare su un singolo progetto fino a 25 professionisti per otto ore al giorno e per più di un anno. Quando questo processo è concluso, termina in pratica anche il coinvolgimento degli exterior designer, sebbene continuino spesso a lavorare in qualità di consulenti.

Quale è stata la richiesta più bizzarra da parte di un armatore che avete dovuto realizzare?

Non userei il termine “bizzarro”, piuttosto la parola “sfida“. La sfida più grande che Oceanco abbia mai avuto è stata quella del visionario armatore del S/Y Black Pearl: voleva uno yacht che potesse attraversare l’Atlantico senza consumare carburante.

Lo straordinario risultato è stato la creazione di uno yacht a vela di 107 metri con tre alberi Dynarig e un sistema di propulsione ibrido caratterizzato da una funzione rigenerativa che può soddisfare l’intera potenza elettrica dello yacht, senza bisogno di carburante quando sta navigando a vela.

Inoltre, gli alberi della Black Pearl sono già predisposti per la connessione di pannelli solari flessibili, in sostituzione dei 2.900 metri quadrati di vele, volti a generare ulteriore elettricità da immagazzinare nelle sue batterie. Praticamente in tutti gli aspetti della sua creazione, Black Pearl è stata rivoluzionaria e una pioniera.

Abbiamo dovuto cercare al di fuori dell’industria navale per trovare le risposte alle nostre domande. Questo ci ha spinto e stimolato e siamo davvero orgogliosi di quello che siamo riusciti a fare in questo progetto diventato un punto di riferimento.

A proposito di armatori, da dove provengono i vostri clienti?

Siamo abbastanza fortunati da avere clienti provenienti da tutto il mondo, dall’America del Nord all’Europa, fino all’Asia. Di solito sono leader del settore nei propri campi e non hanno mai paura di allargare i confini dell’innovazione.

I vostri yacht, oltre ad essere iconici, hanno introdotto alcune soluzioni innovative. Con Alfa Nero, ad esempio, è arrivata la prima piscina a sfioro che si converte in eliporto e pista da ballo. Come nascono queste soluzioni? Voglia di stupire o esigenze dell’armatore?

Qui a Oceanco i protagonisti non siamo noi ma i nostri clienti. Ci piace collaborare, essere aperti e lavorare in sinergia, lasciando da parte il nostro ego. In generale le innovazioni presenti sui nostri yacht provengono da un’idea dell’armatore, basata su quello che vorrebbe dal suo yacht, che sia una visione concreta o solo la sensazione che vorrebbe provare a bordo.

Quindi lavoriamo con designer e ingegneri per trasformare queste visioni o desideri in soluzioni funzionali. Che sia la piscina a sfioro di Alfa Nero, la funzione rigenerativa di Black Pearl o il LIFE Design di Bravo Eugenia, che riduce il consumo di carburante del 30%, sono tutte soluzioni che derivano dalle visioni dei loro armatori, poi interpretate e realizzate concretamente dai nostri designer, ingegneri e collaboratori, insieme alla nostra rete di fornitori.

Oceanco dedica una grande attenzione all’ecosostenibilità. Oggi quali sono le soluzioni che rendono uno yacht di oltre 100 metri amico dell’ambiente?

Antonio Caviglia, Sales director di Oceanco

Potrei parlare per ore e non riuscire a descrivere tutte le tecnologie che potremmo installare in uno yacht per renderlo più ecosostenibile. Certo, lo yacht più sostenibile che abbiamo creato è Black Pearl, ma non tutti gli armatori vogliono percorrere quella stessa strada in termini di design e tecnologia. Sui nostri yacht a motore, montiamo solitamente sistemi di termoregolazione per deviare il calore dai generatori e usarlo per riscaldare l’acqua delle piscine.

Installiamo anche sistemi per l’immagazzinamento dell’energia per ottimizzare l’uso dei generatori e ridurre sia il consumo dell’energia che la manutenzione. I nostri sistemi HVAC sono diventati più intelligenti e riescono a percepire la presenza di ospiti nelle cabine, regolando la temperatura di conseguenza e riducendo così la potenza elettrica assorbita. Il vetro isolante aiuta a dimuire il calore e la radiazione proveniente dall’esterno, riducendo quindi la potenza necessaria ai sistemi HVAC per mantenere gli interni freschi nelle calde giornate estive.

Ovviamente dedichiamo molto lavoro anche all’architettura navale, per progettare scafi ancora più efficienti che richiedono meno potenza e consumano quindi meno carburante, ma raggiungono le stesse velocità, come ad esempio il LIFE Design di Bravo Eugenia, che consente un’eccezionale riduzione del 30% del consumo di carburante rispetto a yacht tradizionali di dimensioni simili.

Tra i vostri futuri progetti ce n’è uno ancora più avveniristico degli altri: Kairos. Nel progetto di questo 90 metri c’è anche un pezzo d’Italia, con la firma di Pininfarina. Qual è il vostro legame con l’Italia?

Nei 34 anni di storia della compagnia, Oceanco ha lavorato con numerosi e stimati designer italiani e, in particolare, ci piace lavorare con collaboratori provenienti da settori al di fuori dell’industria nautica tradizionale, per integrare nuove idee e soluzioni. La rinomata competenza di Pininfarina nel design automobilistico e industriale ci ha permesso di rivedere la vita a bordo di un superyacht con il progetto Kairos: è stata una collaborazione eccezionale.

Kairos è un nuovo modo di vivere gli spazi che consente all’armatore e ai suoi ospiti di connettersi, condividere e creare simultaneamente, sperimentando a bordo diversi ambienti. Offre 90 metri di vita a bordo senza confini ed è stato creato in collaborazione con l’iniziativa NXT di Oceanco sulla sostenibilità e l’innovazione. Questo approccio a 360 gradi verso il design permette di connetterci con il mare sottostante, la luce sopra e con gli spazi e le persone accanto. L’esterno dello yacht è stato costruito in modo tale da evocare un’oasi di pace in cui rilassarsi e divertirsi come si vuole.

Come un’isola galleggiante e vivente, Kairos ha un profilo simmetrico senza una direzione in avanti” a cui mirare. L’eliminazione di questo impulso libera le persone a bordo, lasciandoli vivere appieno il momento, senza l’urgenza di raggiungere una nuova destinazione. Il cuore della vita a bordo è la piazza, vasta e teatrale, alla quale conducono tutti i punti di ingresso di Kairos. Sviluppata verticalmente su tre livelli, la piazza rompe i canoni dello yacht design tradizionale.

Questo design intricato combina splendide forme asimmetriche, strutture trasparentimancanza di barriere fisiche ed è influenzato dai panorami multidimensionali e contrastanti delle nostre vite quotidiane. È uno spazio accattivante in cui condividere momenti di ispirazione, in grado di trasmettere un senso di libertà e gioia.

 

Giuseppe Orrù

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