America's Cup: Oracle rimonta, Team New Zealand non vince più

Oracle Team USA si fa sotto con un'incredibile serie di quattro vittorie consecutive, Team New Zealand manca ancora il punto della vittoria

23 September 2013 | di Redazione Daily Nautica

L’America’s Cup Match è ufficialmente riaperto, Oracle Team USA sta riuscendo nell’incredibile impresa di rimontare la china dopo il pesantissimo parziale di 8-1 di Emirates Team New Zealand. Con l’ultima vittoria Oracle sale a 6 punti, 8 vittorie effettive, annullando il quinto match point dei kiwi, che ne hanno ancora due a disposizione prima di un’eventuale e drammatica regata secca per stabilire il vincitore.

I kiwi sembrano cotti al momento, e ieri sono arrivate delle incertezze anche sulla tattica, cose mai vite fin’ora dai neozelandesi. Cosa succede a Tem New Zealand e, soprattutto, cosa combinano su Oracle per fare andare il loro AC 72 così veloce?

 

Su New Zealand è arrivata la paura, sembra chiaro, nessun rischio in partenza e scelte tattiche a volte troppo prudenti, come nell’ultima poppa della prima regata di domenica, quando Barker aveva riacciuffato Oracle e piuttosto che andare all’attacco ha strambato per cercare una nuova separazione. E’ come se al pozzetto kiwi sia venuto il braccino del tennista, ma probabilmente la rinascita di Oracle non dipende solo da questo.

 

E’ innegabile che l’ingresso alla tattica di Ben Ainslie sia stato devastante: Big Ben fa tutto alla perfezione con lucidità impressionante, le sue medaglie olimpiche stanno pesando come un macigno su questa sfida. Il timoniere di Oracle, James Spithill, dal canto suo non sbaglia una partenza e lo stratega Tom Slingsby sta leggendo il vento al massimo sulla SF Bay. L’AC 72 di Oracle ha poi avuto una curva di miglioramento notevole nell’ultima settimana, toccando picchi di velocità superiori ai 32 nodi in bolina, con un upwind full foiling mai visto prima in questa Coppa, neanche dai maestri kiwi. James Spithill, raggiante, ha infatti dichiarato: “Ogni notte il nostro shore time fa un lavoro importantissimo, stiamo migliorando molto”, ciò significa che alla base USA non si chiude mai occhio e ogni notte, con piccole modifiche sull’aereodinamica dell’ala e l’efficienza delle derive, la barca migliora le sue prestazioni.

 

Nel vento medio-leggero delle regate di domenica Team New Zealand ha sofferto molto, mostrando una certa difficoltà nell’alzarsi sulle derive: in situazioni come queste se un cat fa foiling e l’altro no, si scava un abisso tra i due. Basta una strambata troppo lenta per compromettere la regata, e in questo senso la maggiore lucidità mostrata in manovra da Oracle può spostare la bilancia ulteriormente verso gli USA.

 

In Nuova Zelanda nel frattempo si toccano picchi di share superiori al 70% per le dirette dell’America’s Cup: i tifosi tremano, ma ai kiwi resta pur sempre una sola regata da vincere per entrare nella storia come l’unico team a essere riuscito a conquistare per ben due volte l’America’s Cup in casa degli americani. Un popolo intero spinge gli all blacks che più che mai come adesso hanno bisogno del calore della propria nazione: sono tantissimi i tifosi kiwi visti sulle banchine di S.Francisco.

 

Sembra incredibile pensare che solo tre giorni fa Team New Zealand sia arrivato ad appena 1200 metri dall’America’s Cup, nel momento in cui è scoccato il tempo limite della regata dominata nettamente dai kiwi. Una beffa che Dean Barker sta pagando sicuramente a livello psicologico, ma anche il tattico Ray Davies sembra avere accusato il colpo perdendo lucidità nelle sue scelte. E’ molto probabile a questo punto che su New Zealand torni a bordo Grant Dalton, 56 anni e non sentirli, la sua esperienza sembra indispensabile per tranquillizzare Barker e portare fiducia a tutto l’equipaggio in un momento così delicato. Ne vedremo delle belle, con la Vecchia Brocca che, già con un volo prenotato con destinazione Oracle, sembra quanto mai incerta su dove restare per i prossimi quattro anni.

 

Mauro Giuffrè

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