Il Club Sub Sestri Levante vince il IX Trofeo Calisto Santi di pesca subacquea in apnea – Le foto
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- 21 March 2024
Prosegue il nostro viaggio a più di tre mesi di distanza dall’alluvione che ha colpito il levante ligure: ci siamo focalizzati sull’area adiacente il letto e la foce del Magra, la cui economia, irrimediabilmente danneggiata dalla calamità, si fonda – o meglio, si fondava – sul turismo nautico. Abbiamo ascoltato storie molto diverse tra loro: chi ha perso la barca, chi è stato vittima di sciacallaggio, chi dopo l’alluvione – si passi il gioco di parole – è davvero con l’acqua alla gola perché si è visto strappare dalla furia del fiume la propria attività.
Ne è passato di tempo, però, e le istituzioni latitano. Il Ponte della Colombiera, importante nodo di collegamento, non è ancora stato ripristinato, di dragare il fiume non se ne parla, i canali di scolo sono pura utopia. E intanto la gente, nonostante si sia rimboccata le maniche, non riesce più a tirare avanti. Tutte le testimonianze che abbiamo raccolto tradiscono un senso di sfiducia nei confronti dello Stato e di sconforto. Un vero e proprio scandalo. Ed è uno scandalo anche il fatto che adesso, finito il circo mediatico, la tragedia del 25 ottobre, finita su tutti i giornali e le televisioni cada nell’oblio più totale.
Questo il racconto di Enrico Bertorello, titolare di Marina 3B, a Sarzana: «Le istituzioni non hanno mosso un dito. Regione, Provincia, Autorità di bacino. Niente. Il fondo del fiume, a causa dell’alluvione, si è alzato di un metro. Alla prossima piena, saremo tutti finiti». Poi la memoria torna a quanto è accaduto tra il 25 e il 26 ottobre: «All’altezza di Marina 3B il fiume è salito di quasi sei metri. Il mio ufficio, che si trova al piano più alto della struttura, è stato allagato da 2 metri d’acqua. Nella mia darsena i marinai sono intervenuti prontamente, allentando gli ormeggi e salvando le barche, sui pontili esterni ho perso tre imbarcazioni».
Oltre al danno, la beffa: «La struttura è stata dichiarata inagibile per 12 giorni: nel frattempo erano stati organizzati i servizi e i campi di raccolta detriti. Quando finalmente abbiamo potuto riaprire l’attività, i campi erano stati chiusi: la rimozione dei detriti ce la siamo dovuta pagare da soli». Accanto alla Marina, il campeggio, un binomio tipico delle attività site presso la foce del Magra. A Bertorello in quel frangente è andata molto peggio: «Ho registrato già 100 disdette, a fronte dei 320 posti occupati. Un disastro». Il fiume fa paura, la gente si sposta altrove e ci vuole poco a trasformare in area depressa una zona che trova nel turismo nautico il 70% delle entrate complessive.
Eugenio Ruocco
Le foto di Marina 3B prima e dopo l’alluvione (riproducibili previa citazione della fonte con link attivo)
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IL REPORTAGE DALLA FOCE DEL MAGRA, TERZA PUNTATA
IL REPORTAGE DALLA FOCE DEL MAGRA, SECONDA PUNTATA
IL REPORTAGE DALLA FOCE DEL MAGRA, PRIMA PUNTATA