Dalla Maremma parte la sfida per l’Ocean Globe Race 2023. Lo skipper Henriquet a LN: “Sono pronto a rimettermi in gioco”

L'Ocean Globe Race, rievocazione della storica Whitbread Round the World Race a 50 anni di distanza, partirà a settembre 2023 e farà tappa a Cape Town, in Australia e in Brasile

15 February 2022 | di Redazione Daily Nautica

L’Ocean Globe Race 2023 è la rievocazione, a 50 anni di distanza, della storica Whitbread Round the World Race, diventata poi Volvo Ocean Race ed ora The Ocean Race. Un giro del mondo in equipaggio a tappe, passando a sud dei tre capi: Capo di Buona Speranza, Capo Leeuwin e Capo Horn.

Coerentemente alla rievocazione, il regolamento, molto restrittivo, non solo ammette esclusivamente barche costruite fino agli anni ’80, ma vieta anche ogni aiuto elettronico moderno, come il Gps e altri supporti esterni per posizionarsi.

Ad una sfida del genere, così carica di fascino e dei valori delle tradizioni marinare più importanti, non si è sottratto un gruppo di amici di vecchia data, trascinati da Guido Del Gizzo e Andrea Henriquet, approfittando del fatto che Del Gizzo aveva già da qualche anno acquistato un meraviglioso Swan 65 Ketch, la regina di questi eventi dell’epoca e ancora oggi icona incontrastata di fascino e bellezza.

La sfida parte dalla Maremma, più precisamente da Castiglione della Pescaia, dove è stato presentato il programma di avvicinamento, i criteri di selezione dell’equipaggio e il coinvolgimento del territorio. L’iniziativa del Club Velico Castiglione della Pescaia sarà infatti patrocinata dall’amministrazione comunale della cittadina toscana.

Il giro partirà a settembre 2023 e farà tappa a Cape Town, in Australia e in Brasile, ma nel frattempo ci sarà un grande lavoro di preparazione della barca, della navigazione e dell’equipaggio, di cui abbiamo parlato con lo skipper e nostro collaboratore Andrea Henriquet, dopo la presentazione ufficiale dell’impresa.

Sabato 12 febbraio c’è stata la presentazione della sfida “maremmana” alla Ocean Globe Race 2023, che ti vedrà protagonista in qualità di skipper. Come è stato il risveglio l’indomani mattina?

Tanti messaggi da amici, conoscenti e aspiranti, anche inaspettati, delle età più varie. Incredibile come attiri un’avventura di questo genere, che in ogni caso prevede tanto impegno in termini di tempo, senza ricavi in termini monetari ma grandi realizzazioni emotive.

Cosa ti ha spinto a prenderti una responsabilità del genere?

Per me, personalmente, è il completare un percorso iniziato con la Whitbread passata, dove avevo partecipato a tutte le tappe ma come giovane di bordo, senza responsabilità. Meravigliosa esperienza che vorrei completare con un incarico diverso. Sono passati 40 anni e impiegherò tutta l’esperienza e le capacità acquisite per rimettermi in gioco e fare un altro salto nell’università del mare!

Quali sono le criticità maggiori che vedi in questo percorso?

I temi principali che nascondono molte insidie sono la barca e la sua preparazione per una navigazione così impegnativa, la navigazione con i sistemi tradizionali (sestante, carte, bussola, log) e la costruzione dell’equipaggio. Credo che proprio nell’equipaggio ci siano le insidie maggiori.

Puoi spiegarti meglio?

Per ora raccolgo tantissimo entusiasmo sia da parte dei giovani che da persone più esperte, da neofiti e da professionisti, ma l’incognita vera che vivremo tutti sarà come ci comporteremo dopo 20-30-40 giorni e notti senza sentire nessuno dall’esterno, senza condivisioni, senza avere tutto quello che diamo per scontato oggi in ogni secondo della nostra vita, che mediamente è molto programmata in termini di tempi e di relazioni con l’esterno, con un facile accesso a qualunque tipo di informazione che ci serva sul momento. C’è proprio la necessità di un esercizio che io trovo di grande attualità: osservare, elaborare con la propria testa, decidere con i propri mezzi e assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Lo trovo molto attuale.

Per questo al primo posto dei requisiti hai messo l’equilibrio?

Esatto. In barca l’equilibrio ti serve per stare in piedi senza faticare troppo ma soprattutto per mantenere per tanto tempo attenzione e concentrazione costante, per gestire il riposo, la fame, il freddo, il caldo, la fatica, i turni di giorno e di notte. Paradossalmente, quando stai facendo uno sforzo fisico “massimale” in una issata o ammainata di vele o per qualsiasi altro motivo, recuperi molto presto.

Diversamente, lo stare attento sempre, soprattutto quando le azioni le sai a memoria e ti vengono d’istinto, può farti fare dei danni grossi. Ho fatto l’esempio di quando in strambata con spinnaker molli l’amantiglio: le prime volte lo farai sicuramente con attenzione, magari la centesima lo molli di colpo sulla testa del prodiere. Può sembrare strano ma a volte crea più ansia la bonaccia totale che la tempesta. Durante la seconda sai cosa devi fare e sei impegnato totalmente, mentre nella prima ti senti impotente, perso e non hai idea di quando arriverai.

Quindi, grande attenzione sulla selezione?

Sì, non sarà semplice, perché io posso valutare le competenze tecniche in 2 ore di uscita ma sono solo una piccola parte della valutazione. Per questo abbiamo avuto l’idea di creare un gruppo di 50 persone che rimarranno coinvolte dall’inizio alla fine e le decisioni sull’equipaggio le prenderemo all’ultimo, garantendo in ogni caso un percorso che per tutti sarà molto formativo e gratificante.

Quali saranno le tappe più dure?

Dal punto di vista mentale, proprio per quello che ho appena detto, la prima e la quarta ma soprattutto la prima, perché si deve passare l’equatore e due grandi anticicloni (Azzorre e Sant’Elena) e quindi, sicuramente, l’unica cosa certa è che non si andrà seguendo la rotta più corta, se aggiungi che la navigazione con il sestante non potrà essere così continua come con il Gps e che per le previsioni arriveranno solo cartine fax.. Invece fisicamente la seconda, che ti deve portare molto a sud tra freddo e tempeste, e la terza con Capo Horn, saranno davvero dure.

I prossimi passi?

Da domani saremo impegnati a mettere alla prova barca ed equipaggio, perché vogliamo essere molto precisi sui lavori da far fare durante l’estate al cantiere e quindi dobbiamo provare sostanzialmente la barca in diverse condizioni e con un diverso numero di membri dell’equipaggio, manovre fatte in 4 o in 10 e vedere dove possiamo ottimizzare il tutto. Perché dopo il cantiere estivo penseremo a “costruire miglia insieme”, a far fare all’equipaggio i corsi necessari e obbligatori.

Il ruolo di responsabilità pesa tanto?

È il peso più grande ma è anche la motivazione più forte. Non so se quando avvisteremo il primo iceberg riuscirò a godermi l’emozione al 100% come quando avevo vent’anni o sarò più preoccupato di finirci sopra! Con Guido, l’armatore e co-skipper, e la sua famiglia, stiamo condividendo molto questa serie di aspetti, che va dalla sicurezza ai rapporti umani con l’equipaggio, comprese delusioni e incomprensioni. Difficile stare attenti a tutto ma è sicuramente un nostro impegno.

A proposito di tutto questo, per aggiornamenti, informazioni o candidature?

Sicuramente si può scrivere alla mio indirizzo email, andrea.henriquet@gmail.com, ma poi cercheremo di dare più informazioni possibili sulla pagina Facebook della compagnia dell’avventura e stiamo mettendo in moto altri canali social. Per candidarsi bastano due righe con il curriculum vitae e motivazione, poi “on board”.

 

Fonte foto: pagina Facebook del Club Velico Castiglione della Pescaia

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1 commento

  1. Domenico Tassoni says:

    Molto interessante mi piacerebbe venire a parlare con voi…sono un velista dal 2012 nato sul lago di bolsena con una barca del 1962….adesso la tengo a Civitavecchia e ci esco ogni settimana tempo permettendo….

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