Il mistero della nave del pirata Barbanera

Si chiamava "Queen’s Anne Revenge" e con essa Barbanera divenne una leggenda, catturando circa 140 navi

23 September 2020 | di Paolo Ponga
Edward_Teach wikipedia
Edward Teach

Alto, possente, dotato di una forza sovrumana. Il suo nome incuteva terrore nel cuore dei marinai di molte nazioni, che tremavano alla vista del suo stendardo raffigurante uno scheletro che infilza un cuore con una lancia o, più probabilmente, un telo nero con un teschio al centro, l’emblema dei pirati.

Era il re della “guerra psicologica” e, poco prima della battaglia, si faceva accendere dai suoi marinai delle finte micce di esplosivo che teneva infilate sotto il cappello e nella lunga barba, nera ovviamente. Era Edward Teach, il pirata Barbanera, che beveva rhum mescolato alla polvere da sparo.

Nato probabilmente a Bristol nel 1680, fece “carriera” al soldo di navi corsare e pirati, fino ad assumere il comando nel 1716. Il 28 novembre 1717, nel mar dei Caraibi, Barbanera catturò una nave meravigliosa, la Concorde, che al soldo di mercanti francesi stava trasportando schiavi per la Guyana francese.

Scaricò i membri dell’equipaggio e gli schiavi che non vollero unirsi alla sua ciurma, rinforzò l’armamento della nave portandolo a 40 cannoni e la rinominò “Queen’s Anne Revenge“, la Vendetta della Regina Anna. Con essa divenne una leggenda, catturando circa 140 navi, senza però essere mai crudele con gli equipaggi avversari.

Nel giugno del 1718 la QAR si arenò su un banco di sabbia al largo della Carolina del Nord. La fortuna del pirata sembrava finita: la sua splendida nave era perduta. Dopo la fuga e un lungo inseguimento, il 22 novembre venne attaccato da forze soverchianti comandate dal tenente della Marina inglese Robert Maynard, inviato dal governatore della Virginia.

A seguito di una spaventosa battaglia, Barbanera venne ucciso in combattimento dopo aver subito 25 ferite, di cui 5 da arma da fuoco. La sua testa mozzata fu infissa sulla punta del bompresso della nave di Maynard. Aveva 38 anni, molti dei quali passati combattendo ma anche sotto le lenzuola, visto che ebbe 14 mogli e innumerevoli figli.

Nel frattempo la QAR era finita sotto la superficie del mare, che la ricoprì di coralli nascondendola agli occhi dell’uomo per quasi 300 anni. Nel 1996, dopo lunghe indagini, è stata infine ritrovata dalla Intersal Inc, un gruppo di ricerca privato che operava con il permesso del North Carolina Department of Natural and Cultural Resources. I primi oggetti rinvenuti furono un cannone e delle ancore.

Negli anni seguenti molte altre parti della nave furono riportate alla luce dal “Queen’s Anne Revenge Project“, in collaborazione con la East Carolina University della Carolina del Nord. Questa associazione si occupa del recupero, del restauro e della fruizione da parte del pubblico di quanto ritrovato e continua a studiare gli avvenimenti di tre secoli fa.

L’obiettivo è quello di riportare alla luce ciò che è sopravvissuto della nave di Edward Teach e di scoprire cosa accadde realmente alla QAR. Fu davvero il gigantesco errore di un comandante esperto come Barbanera a far arenare irrimediabilmente la sua amata nave?

Secondo gli ultimi studi appena pubblicati dell’archeologo Jeremy Borrelli, la risposta è no. I viaggi nell’oceano non erano gentili con gli scafi delle navi di legno dell’epoca: batteri, cirripedi, parassiti e le onde del mare indebolivano le strutture dello scafo, che all’epoca venivano riparate con guaine di piombo e peli di mucca imbevuti di catrame o pece per il calafataggio. Questi materiali sono stati ritrovati in grande quantità sul relitto, dimostrando il fatto che la nave non fosse in buone condizioni quando si incagliò.

Barbanera - department of natural and cultural resourcesForse la QAR era già irrimediabilmente perduta e Barbanera ne era cosciente. In effetti, dopo aver perso la nave, abbandonò in maniera misteriosa parte dell’equipaggio per andarsene su una piccola barca con la maggior parte del bottino: allora era sembrata una manovra ben progettata.

Quindi, chissà. Potrebbe essere che il bottino di Barbanera sia ancora da qualche parte, magari nascosto su qualche isola deserta, dentro dei forzieri che aspettano di essere ritrovati. Per ulteriori informazioni, visitare il sito https://www.qaronline.org.

 

Paolo Ponga

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Il lettore è responsabile a titolo individuale per i contenuti dei propri commenti. In alcun modo le idee, le opinioni, i contenuti inseriti dai lettori nei commenti ad articoli e notizie rappresentano l’opinione dell’editore, della redazione o del direttore responsabile.
Il lettore non può pubblicare contenuti che presentino rilievi di carattere diffamatorio, calunniatorio, osceno, pornografico, abusivo o a qualsiasi titolo illecito e/o illegale, né assumere atteggiamenti violenti o aggredire verbalmente gli altri lettori.
La segnalazione di eventuali contenuti diffamatori, offensivi o illeciti e/o illegali può essere effettuata all’indirizzo e-mail info@ligurianautica.com, specificando il contenuto oggetto della segnalazione attraverso link diretto. La redazione provvederà a verificare il contenuto e prenderà eventuali provvedimenti nel più breve tempo possibile.

Potrebbe interessarti anche

© Copyright 2006 - 2022 Daily Nautica - Ogni giorno, un mare di notizie.
Registrato al nr. 20/2011 con autorizzazione nr. 159/2011 del Tribunale di Genova dal 23 sett. 2011 Editore Carmolab SAS - P. Iva. 01784640995 - Direttore Responsabile: Alessandro Fossati
Tutti i contenuti e le immagini di proprietà di Liguria Nautica sono liberamente riproducibili previa citazione della fonte con link attivo

Pubblicità | Redazione | Privacy policy | Informativa cookies | Contatti

sito realizzato da SUNDAY Comunicazione

Marchi FESR