Stella Maris riprende le visite a bordo: “Così siamo stati vicini ai marittimi anche durante il lockdown”

Le restrizioni legate all’emergenza sanitaria hanno reso ancora più difficili le condizioni dei marittimi a bordo, che non possono sbarcare. L'intervista al presidente nazionale della Federazione italiana Stella Maris, Massimo Franzi

6 June 2020 | di Giuseppe Orrù
Un volontario Stella Maris durante una vista a bordo

Il sostegno della fede e il sorriso dell’accoglienza. Ogni marittimo, di qualsiasi parte del mondo, sa che può trovare questo incontrando un qualsiasi “ship visitor”, ovvero un volontario di Stella Maris, associazione che si prende cura del conforto spirituale e materiale dei marittimi lontani da casa e, spesso, abbandonati da tutti, anche dai loro armatori.

Un abbandono reso ancora più difficile dalle restrizioni imposte a seguito dall’emergenza Covid che, ancora oggi, impediscono ai marittimi stranieri di sbarcare nei porti di passaggio, anche solo per qualche ora. Con l’allentarsi delle maglie dei divieti, anche i volontari dell’associazione Stella Maris di Genova hanno potuto riprendere le visite a bordo, sempre in sicurezza, tornando a incontrare i marittimi.

Il diacono Massimo Franzi è il presidente di Stella Maris Genova, sodalizio che nel 2020 celebra il 100° anniversario dalla fondazione, ed è anche il presidente nazionale della Federazione italiana Stella Maris, nata nel 2006 per coordinare e supportare l’attività delle varie associazioni presenti nei porti italiani.

Durante l’emergenza sanitaria – racconta Franzi a Liguria Nautica- abbiamo dovuto cessare l’attività, perché noi volontari potevamo entrare nel porto, ma i marittimi ancora adesso non possono scendere dalla nave e non era ammesso l’imbarco di visitatori. Così i marittimi si sono trovati a essere ancora più isolati di quello che sono. Prima almeno potevano scendere, respirare un’aria diversa da quella della nave, comprare qualcosa. Ora neanche quello“.

INCONTRI SOCIAL

Non è stato però di certo uno scalandrone a dividere i volontari di Stella Maris dai marittimi, che ogni giorno venivano accolti nei due club genovesi di Dinegro e Voltri. “Ci siamo attivati con i social – spiega il presidente – per raggiungere i marittimi e tramite la Capitaneria di Porto abbiamo cercato di mandare messaggi a quelli imbarcati, abbiamo preparato dei bigliettini di preghiere che poi abbiamo distribuito sulle navi grazie ai militari della Capitaneria. Insomma, abbiamo creato una rete a distanza“.

Ad esempio, per la Pasqua, i marittimi di passaggio dal porto di Genova hanno ricevuto dei sacchettini con delle ovette di cioccolato, gli auguri e una lettera dei volontari di Stella Maris, rammaricati per non poter incontrare la grande famiglia dei naviganti del mondo, ma non per questo meno vicini a loro.

IL BISOGNO DI PARLARE

Massimo Franzi, al centro, con le mascherine pronte per essere distribuite ai marittimi

Quando il decreto governativo ha reso più liberi gli spostamenti, i volontari hanno iniziato a tornare in porto, fermandosi sotto bordo a salutare almeno il corpo di guardia ai piedi dello scalandrone. “Abbiamo capito – sottolinea Massimo Franzi – che in ognuno di loro c’era una grande esigenza di un colloquio vero, di persona“.

Nel frattempo Assagenti ha donato alla Stella Maris genovese 500 mascherine chirurgiche, che i volontari hanno confezionato, insieme a un biglietto, e iniziato a distribuire a bordo, riaccendendo il sorriso dei marittimi, grazie ad un incontro in sicurezza, rispettando le norme anti Covid.

Stella Maris Genova conta una sessantina di volontari, di cui 22 giovani. Molti di loro arrivano dall’istituto nautico e, in questo periodo, alcuni sono fuori sede oppure sono imbarcati. I club di Stella Maris sono ancora chiusi perché i marittimi non possono ancora sbarcare, ma i volontari si sono adoperati per rendere i locali accessibili, secondo le ultime disposizioni sanitarie.

“FATELI SBARCARE”

Stiamo sollecitando la polizia di frontiera ricorda Franzi – perché torni a fare gli short pass, in modo che i marittimi possano sbarcare qualche ora, passeggiare per la città, venire nei nostri club e comprarsi qualcosa“.

Un marittimo extracomunitario, quando approda in un porto italiano, nel momento in cui sbarca non ha alcun documento che giustifichi la sua presenza sul suolo italiano o di un altro Stato. Gli “short pass” sono dei permessi giornalieri rilasciati dalla polizia di frontiera, che permettono ai marittimi di circolare in città per alcune ore, il tempo che la nave resta ormeggiata, per svolgere commissioni personali o piccoli acquisti.

“UN MONDO DIMENTICATO”

Anche durante il periodo di lock down, seppure con alcune difficoltà, le navi mercantili hanno continuato a viaggiare. Ma da tutto il mondo, Italia compresa, sono arrivate immagini vergognose di navi da crociera in attesa di rientrare in patria, ma respinte dalle autorità.

Il mondo marittimo – commenta Massimo Franzi – è ancora dimenticato a livello globale. Non esiste una normativa: davanti a Manila, adesso, ci saranno un centinaio di navi da crociera in rada, perché il governo non le fa rimpatriare. In Italia abbiamo visto che il governo centrale non ha la forza di decidere ed è tutto demandato a presidenti di Regione e ai singoli sindaci. Sta a loro scegliere se far attraccare una nave o meno, per quanto batta bandiera italiana“.

Impossibile non citare il caso della Costa Diadema, attraccata a Piombino dopo vari rimbalzi da porti ben più grandi, tra le grida di gioia dei marittimi. Pochi giorni fa è ripartita verso Civitavecchia.

Quando la nave porta benessere – dice il presidente della Federazione Stella Maris – tutti stendono tappeti rossi, ma quando c’è il minimo problema, come alcuni casi di contagio che si sarebbero potuti tranquillamente gestire a terra, tutti chiudono i porti.

E’ successo anche a diverse navi da crociera battenti bandiera italiana, che hanno atteso giorni in rada prima di poter entrare in un porto italiano. “Sono in contatto con diversi marittimi italiani di MSC Crociere e Costa Crociere. E’ triste sentire come molti di loro si sentano abbandonati dal loro Paese“.

 

Giuseppe Orrù

Le mascherine confezionate da Stella Maris Genova, pronte per essere distribuite ai marittimi

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