The Ocean Race Europe a difesa dell’ambiente: gli equipaggi raccoglieranno dati sullo stato dei mari

Alcuni team partecipanti alla The Ocean Race Europe avranno a bordo della strumentazione scientifica per ricavare dati sia sulla presenza di microplastiche che sugli effetti del cambiamento climatico

20 April 2021 | di Manuela Sciandra

The Ocean Race Europe, la prima edizione europea del celebre giro del mondo a vela in equipaggio in programma a maggio e giugno 2021, raccoglierà importanti informazioni sull’impatto che l’uomo esercita sull’ambiente marino. Alcuni team partecipanti alla regata avranno infatti a bordo della strumentazione scientifica per ricavare dati sia sulla presenza di microplastiche che sugli effetti del cambiamento climatico.

Appoggiata dal Decennio delle Scienze Marine per lo Sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, che sostiene tutte le iniziative volte alla salvaguardia degli oceani e a migliori condizioni di sviluppo sostenibile in ambiente marino, questa importante iniziativa verrà portata avanti nel corso della competizione da equipaggi di entrambe le classi che vi prenderanno parte, gli IMOCA 60 e i VO65.

AmberSail2 e W Ocean Racing Team (VO65) raccoglieranno campioni di microplastiche, mentre 11th Hour Racing Team (IMOCA 60) misurerà in maniera costante, 24 ore su 24, la presenza di anidride carbonica, la temperatura e la salinità dell’acqua, tutti indicatori del cambiamento climatico. Inquinamento da plastica e cambiamento climatico sono infatti due delle principali minacce alla salute dei mari.

Gli oceani giocano un ruolo centrale nella regolazione del clima. Si calcola che dagli anni ’70 abbiano assorbito oltre il 90% del calore in eccesso e un quarto dell’anidride carbonica prodotta dall’uomo, contribuendo così in maniera efficace a mitigare il cambiamento climatico. La plastica, invece, è un problema più visibile, dato che ogni anno ne finiscono in mare almeno 8 milioni di tonnellate, che mettono a rischio le specie marine perché se ne nutrono o vi rimangono intrappolate.

Tutti i dati ottenuti verranno poi presentati a organizzazioni scientifiche che studiano e mappano questi problemi. Inoltre, i campioni di anidride carbonica disciolta raccolti da 11th Hour Racing Team saranno utilizzati da EuroSea, un programma finanziato dalla Commissione Europea che ha il compito di valutare il ruolo degli oceani nel cambiamento climatico e di migliorare il sistema osservativo marino. Durante The Ocean Race Europe le imbarcazioni navigheranno nel Mediterraneo occidentale, uno dei luoghi dove l’assorbimento di CO2 è maggiore e quindi proprio una delle aree di principale interesse per EuroSea.

“Gli oceani – spiega il dottor Toste Tanhua di EuroSea – rendono un enorme servizio all’umanità, assorbendo grandi quantità di CO2 e di calore. EuroSea lavora per migliorare il modo in cui questi benefici sono misurati e compresi, incluso il valore economico che producono. Il Mediterraneo è molto efficiente nell’assorbire CO2 ma la sua capacità di farlo varia e necessita di essere monitorata attentamente. Ecco perché questi dati sono così utili. Lavorare insieme alla comunità velica è una grande opportunità di allineare i nostri interessi e la nostra passione per il mare con un obiettivo condiviso”.

Non solo ma i dati sui livelli di anidride carbonica negli oceani verranno forniti anche a Surface Ocean Carbon Dioxide Atlas (SOCAT), che elabora il Global Carbon Budget (Bilancio Globale delle Emissioni), una stima annuale sulla CO2 utilizzata per stabilire degli obiettivi e delle stime di riduzione dell’impronta, che risultano fondamentali per limitare il riscaldamento globale sotto gli 1.5 gradi, come auspicato dalla Conferenza sul Clima di Parigi.

“Sappiamo – afferma Mairéad O’Donovan, alla guida del programma scientifico di The Ocean Race – quanto siano importanti gli oceani, non solo per lo sport che amiamo ma nel regolare il clima e nel darci cibo, lavoro e l’ossigeno che respiriamo. Sappiamo anche che l’impatto dell’uomo ha conseguenze negative sull’ambiente marino. Raccogliendo dati sullo stato dei nostri mari, grazie a questa collaborazione unica fra velisti e organismi di ricerca scientifica, possiamo contribuire a una maggiore comprensione del loro stato di salute“.

I campioni di microplastiche raccolti da AmberSail2 e W Ocean Racing Team saranno invece analizzati dagli scienziati del GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research di Kiel, mentre i dati verranno modellati da un team dell’Università di Utrecht, che esaminerà la possibilità che le microplastiche possano trasferirsi alla catena alimentare e agli ecosistemi abissali. I risultati ottenuti contribuiranno allo sviluppo di una mappa tridimensionale della plastica negli oceani, che fornirà misurazioni in aree per cui esistono pochi dati.

“La caratteristica unica di The Ocean Race – dichiara Erik van Sebille, oceanografo all’Università di Utrecht – è che le barche sono molto veloci. La velocità rappresenta un’opportunità per noi, perché significa che le misurazioni in luoghi diversi sono fatte in un tempo ristretto, quindi le correnti oceaniche non variano durante la campionatura. Ciò rende l’interpretazione delle osservazioni molto più semplice. Misurare le microplastiche in mare è un lavoro complesso e maggiore è il numero di organizzazioni che ci danno una mano, maggiore sarà la quantità di dati disponibili”.

Il team di Ambersail2, poi, raccoglierà dati anche nel corso del prologo nel Mar Baltico, in cui questo tipo di misurazioni verranno effettuate per la prima volta. Il Mar Baltico è infatti considerato una zona con alti livelli di inquinamento e le informazioni ricavate saranno condivise con il Marine Research Institute della Klaipeda University per ulteriori studi proprio sull’inquinamento dell’area.

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