Nautica sempre più protagonista alla Milano Design Week
- 19 April 2024
Parliamoci chiaro: il mondo acquatico non è il nostro. In esso entriamo come intrusi o come semplici visitatori. Mentre sulla terraferma camminiamo ormai da decine di migliaia di anni come la specie dominante, forti e sicuri sulle nostre (due) gambe, non può essere così sott’acqua. L’ambiente ci è estraneo anche per la sua tridimensionalità, a cui siamo, per forza di cose, poco avvezzi.
Oltretutto, in questo strano ambiente vivono creature di per sé estremamente pericolose, che spesso non hanno la minima intenzione di farci del male ma il cui contatto può portare a tremende conseguenze, a volte fatali. Vogliamo provare a fare una lista assolutamente soggettiva e non professionale delle creature più pericolose degli abissi?
Non abbiamo dimenticato nessuno? In effetti abbiamo tralasciato l’animale conosciuto universalmente come il più temibile predatore dei sette mari: lo squalo. Di circa 500 specie totali, solo una decina sono davvero pericolose per l’uomo. Se, potenzialmente, la macchina da guerra sottomarina perfetta è il Grande Squalo Bianco, in realtà si tratta di un animale schivo e solitario, abituato a farsi i fatti suoi, che attacca l’uomo solo se lo confonde con una foca. Ben più pericolosi, lungo le coste, sono il Leuca (il Bullshark degli americani), che è in grado di vivere in acque sia dolci che salmastre ed attacca i bagnanti, oppure il Longimanus, che vive in mare aperto ed è il responsabile degli attacchi verso i naufraghi.
Allora perché lo abbiamo lasciato per ultimo? Perché oggi, in tempo di pace, gli squali fanno da 4 a 6 vittime ogni anno in tutto il mondo, contro gli oltre 100 milioni di esemplari cacciati e uccisi soprattutto per le loro pinne, ritenute erroneamente afrodisiache in Oriente. Risultano, quindi, essere molto meno pericolosi delle specie citate o di specie terrestri che si ritiene solitamente essere innocue, come per esempio le mucche, che uccidono una media di trenta americani ogni anno. Noi siamo invece decisamente la loro nemesi.
Fonti foto: Paolo Ponga, Wikipedia