Mari troppo caldi: nuovo record nel 2021

Il mar Mediterraneo si conferma essere il bacino che tende a scaldarsi più velocemente. A rischio anche le popolazioni di corallo

30 January 2022 | di Maria Cristina Sabatini

Sette bombe atomiche esplose ogni secondo per tutta la durata dell’anno. Ecco a quanta energia equivale la variazione del contenuto termico degli oceani registrata nel 2021! A lanciare l’allarme è un articolo recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Advances in Atmospheric Sciences, a firma di un gruppo di lavoro internazionale composto da 14 istituzioni e 23 ricercatori, tra cui gli italiani Simona Simoncelli dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanolgia e Franco Reseghetti di ENEA, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

La ricerca, diffusa anche dalla stessa ENEA, evidenzia come nel corso del 2021 le temperature dei mari abbiano raggiunto un nuovo preoccupante record negativo, toccando valori termici mai rilevati fino ad oggi. È il sesto anno consecutivo che ciò accade e il mar Mediterraneo si conferma essere, purtroppo, il bacino che tende a scaldarsi più velocemente.

Acque più calde in mare? Ecco a quali rischi andiamo incontro

È molto importante sottolineare – spiega Simona Simoncelli di INGV – che l’Oceano assorbe poco meno di un terzo della CO2 emessa dall’uomo, ma il riscaldamento delle acque riduce l’efficienza di questo processo, lasciandone una percentuale maggiore in atmosfera. In conseguenza del riscaldamento delle acque degli oceani, sta aumentando il volume e quindi il livello del mare con ripercussioni drammatiche per gli atolli del Pacifico e Stati insulari come le isole Maldive ma anche per le nostre aree costiere”.

“Inoltre – sottolinea la ricercatrice italiana – acque degli oceani sempre più calde creano le condizioni per tempeste e uragani sempre più violenti e numerosi, abbinati a periodi di caldo esasperato in zone sempre più estese. E, tutto questo, senza considerare gli effetti biologici: l’acqua più calda è meno ricca di ossigeno e influisce sulla catena alimentare, così come acqua con acidità più elevata ha effetti anche pesanti sulle forme viventi”.

Il riscaldamento del mare nuoce ai coralli e alla biodiversità:

Cosa accade alle forme viventi ripetutamente investite da ondate di calore marino (MHW)? E, soprattutto, cosa succede ad alcune specie come i coralli che, costituendo l’habitat del Mediterraneo, risultano preziose per il funzionamento dell’ecosistema?

Uno studio, recentemente pubblicato sulla rivista Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences, ha dimostrato come due popolazioni di coralli che vivono nell’area marina protetta di Scandola (Corsica), la gorgonia rossa e il corallo rosso, colpite per la prima volta nel 2003 da un’anomala ondata di calore, non si siano ancora  riprese a distanza di 15 anni arrivando sull’orlo dell’estinzione ecologica locale. A causa dei cambiamenti climatici, sono moltissime le barriere coralline tropicali, foreste di alghe e praterie che stanno subendo, in tutto il mondo, la stessa sorte.

Cosa fare?

Occorre affrontare il cambiamento climatico alla radice, partendo, come suggeriscono i ricercatori, dalla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, solo così sarà possibile “prevenire cambiamenti irreversibili nell’integrità e nel funzionamento delle comunità dominate dai coralli nel Mediterraneo” e tutelare l’ecosistema e la biodiversità.

 

Maria Cristina Sabatini

 

 

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