Jacques-Yves Cousteau, l’uomo che ci ha regalato le profondità del mare

Dall’invenzione dell’erogatore a quella del sommergibile biposto, sino alle sue battaglie in difesa degli oceani. Oceanografo, esploratore, documentarista, Le Commandant è stato tutto questo e molto di più

25 June 2018 | di Riccardo Bottazzo
Jacques-Yves Cousteau
Le Commandant Jacques-Yves Cousteau al timone

Ventun anni fa, più precisamente il 25 giugno del 1997, a Parigi, se ne andava per sempre l’uomo che ci ha regalato un continente. I più lo ricordano per gli splendidi documentari, come Il mondo del silenzio, premiato con l’Oscar e realizzato a bordo del mitico dragamine Calypso che un miliardario irlandese gli aveva noleggiato per la simbolica cifra di un franco all’anno, ma Jacques-Yves Cousteau è stato molto, molto di più. Scienziato, inventore, scrittore, regista, esploratore, divulgatore, navigatore, oceanografo, ambientalista e tante altre cose ancora.

“Le missioni impossibili -diceva- sono le sole ad avere successo”. Tante sfaccettature di un personaggio unico con un solo comune denominatore: l’amore per il mare. Cousteau è l’uomo che ha aperto all’umanità le porte dell’ultimo continente inesplorato: le profondità dell’oceano.

Jacques-Yves Cousteau nacque a Saint-André-de-Cubzac, un piccolo comune della Gironda, nel sud ovest della Francia, l’11 giugno del 1910. La passione per il mare deve averla respirata sin da bambino, con i venti di maestrale e di libeccio che gli portavano i suoni e l’odore del vicino oceano. E più per amore del mare che della guerra frequentò l’accademia navale, l’École Navale, di Brest. Promosso ufficiale cannoniere, più che ai cannoni, si dedicò alla ricerca ed a soli 26 anni inventò una sorta di occhiale stagno che fece da modello alle attuali maschere subacquee.

Allo scoppio della guerra, fu arruolato nei servizi segreti francesi ma riuscì comunque a dedicarsi alla ricerca e, in collaborazione con l’amico ingegnere Emile Gagnan, creò l’aqualung. Si trattava di un regolatore di pressione monostadio che consentiva di respirare l’aria stipata ad alta pressione in una bombola che arrivava alla bocca tramite due grossi tubi corrugati. Non era ancora il moderno erogatore a due stadi – che sarà successivamente sviluppato da Gagnan in Canada, dopo la fine della guerra – ma l’apparecchiatura permetteva comunque all’uomo di immergersi e di respirare dove non aveva mai respirato prima. Con l’aqualung, era nata la subacquea moderna. 

Aqualung

L’erogatore monostadio Aqualung inventato da Cousteau e Gagnan

Adoperarlo non era affatto facile! Ho avuto l’occasione di provare un’attrezzatura del genere qualche anno fa, in una piscina, e devo aver commesso qualche errore perché ci ho “respirato” una boccata… d’acqua! Ma i primi subacquei dovevano essere senza dubbio più in gamba di me e l’aqualung consentì loro di esplorare luoghi in cui nessuno era mai stato prima: le silenziose profondità del mare. 

Non fu questa la sola invenzione cui Le Commandant, come lo chiamavano rispettosamente i francesi, diede il suo contributo. Ricordiamo anche la Calypso-Phot, una macchina da ripresa subacquea che fece da prototipo per le moderne scafandrature che ci consentono di portare le reflex e le telecamere dirigisti in immersione. Realizzata nel 1963 con l’aiuto di un altro amico ingegnere, il belga Jean de Wouters, la Calypso-Phot fece da apripista alla fotografia subacquea. Fu sempre Cousteau ad invitare il primo sottomarino biposto, la celebre Soucoupe Plongeante, che raggiunse i 350 metri di profondità. 

Jacques-Yves Cousteau fu anche un ambientalista ante litteram. Sviluppò un sistema di sminamento che permise alla Marina Francese di rimuovere gli ordigni bellici abbandonati in mare dopo la guerra mondiale e si impegnò attivamente perché negli oceani non rimanesse traccia della follia bellica degli uomini. Tantissime le battaglie che condusse per l’ambiente. Ricordiamo solo la campagna contro l’abbandono di scorie nucleari in mare, quando riuscì a mobilitare migliaia di cittadini che si sedettero accanto  a lui sulle rotaie per impedire il passaggio di un treno che trasportava il materiale radioattivo.

Divenne famosa la risposta che Le Commandant diede a Charles de Gaulle e al principe Ranieri che gli chiesero la cortesia di dimostrarsi più gentile con i sostenitori dell’energia nucleare: “No, signori! Sono i ricercatori nucleari che devono essere più gentili con l’umanità”. 

La nave oceanografica Calypso

La nave Calypso a Port Foster, Isola Deception, Shetland Meridionali

Anche la moderna biologia marina ha debiti non indifferenti nei confronti di Jacques-Yves Cousteau, e non solo per le invenzioni dell’aqualung o della Calypso-Phot. A bordo della nave Calypso, che fu la prima moderna nave oceanografica del mondo, il comandante Cousteau realizzò documentari di divulgazione scientifica che portarono all’attenzione dell’opinione pubblica il continente azzurro, con i suoi tanti problemi e le sue infinite risorse.

Il mare, per la prima volta nei documentari del Comandante, viene mostrato non come una riserva di pesca o di risorse minerarie da sfruttare ma come un universo magico legato indissolubilmente alla vita dell’uomo. Un universo che va tutelato ad ogni costo, perché la sua conservazione è un diritto delle generazioni future. Ed è proprio così che Cousteau ha voluto chiamare la Carta dei Diritti delle Generazioni Future che ha scritto e presentato all’Unesco ed alla quale hanno aderito più di cento Paesi. 

Tra le tante imprese da ricordare di Jacques-Yves Cousteau, una menzione a parte spetta all’utopia di abitare l’oceano. Un sogno che non si è ancora realizzato ma che, forse, si realizzerà in futuro. Nel 1963, nella laguna Shaab-Rumi, vicino a Port Sudan, Le Commandant costruì due appartamenti subacquei, uno a 10 e l’altro a 25 metri di profondità, che ospitarono i primi dieci “acquanauti” per un mese di vita sottomarina. L’esperimento si chiamava Précontinent II e proseguiva un lavoro che Cousteau aveva iniziato nel 1962 con la prima immersione in saturazione dell’uomo: due persone vissero e lavorarono per una settimana in una campana subacquea chiamata Diogene, alimentata dalla superficie e dotata di corrente elettrica, acqua potabile e addirittura una televisione. 

Nel 1973 fondò negli Stati Uniti The Cousteau Society, una fondazione di diritto tutt’ora attiva che ha l’obiettivo di difendere il mare e che conta migliaia di iscritti negli Usa. Nel 1981 fu creata una associazione parallela ma con sede a Parigi, l’Équipe Cousteau, che è tutt’ora diretta dalla figlia Francine. Se oggi la parola “mare” è indissolubilmente legata alla parola “vita”, lo dobbiamo solo a lui, a Le Commandant Jacques-Yves Cousteau. 

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