I più moderni progetti per ripulire gli oceani e i fiumi dalla plastica protagonisti della mostra “Plastic: Remaking Our World”

Il Vitra Design Museum racconta la storia di un materiale che da rivoluzionario è diventato simbolo dell’inquinamento marino

4 February 2022 | di Marcella Ottolenghi

La plastica, multiforme materiale sintetico per eccellenza, a partire dalla sua invenzione nel Novecento ha dato forma ed espressione a gran parte del nostro mondo fisico. Imballaggi, abiti sportivi, arredi, mezzi di trasporto, elementi architettonici sono solo alcuni dei tantissimi esempi applicativi dei materiali plastici, inizialmente rivoluzionari, poi sempre più sofisticati, oggi molto spesso simbolo della sovra-produzione consumistica ma soprattutto delle drammatiche conseguenze dell’inquinamento ambientale.

Plastica, dal boom all’utilizzo sostenibile

La mostra “Plastic: Remaking Our World”, in programma al Vitra Design Museum di Weil am Rhein dal 26 marzo al 4 settembre 2022, intende ripercorrere il viaggio fantastico della plastica nei decenni, dal boom iniziale alla perdita dell’appeal utopico, fino alle più attuali soluzioni di utilizzo sostenibile. Inclusi i progetti sperimentali di produzione di bio-plastiche a partire dalle alghe o di pulizia degli oceani e dei corsi d’acqua, in cui gli scarti si accumulano dando vita a vere e proprie isole dalle superfici spropositate.

Progetti di pulizia degli oceani

Per i visitatori della mostra ci sarà anche l’occasione di conoscere The Ocean Clean Up, EverwaveThe great bubble barrier, tre esempi di ricerca applicata all’ambiente marino e fluviale.

The Ocean Clean Up è un’organizzazione no-profit per lo sviluppo di tecnologie per la rimozione dei rifiuti plastici galleggianti sugli oceani, la cui prima speranza è quella che il suo impegno un giorno possa diventare superfluo. Il metodo sfrutta barriere artificiali trainate da imbarcazioni, capaci, grazie anche a modelli computazionali predittivi, di individuare la posizione, raccogliere e concentrare gli scarti, che in tal modo possono essere portati a terra e smaltiti.

La startup tedesca Everwave si focalizza, invece, sul recupero della plastica abbandonata nei fiumi, mediante speciali piattaforme e imbarcazioni, guidate all’obbiettivo da droni e da sensori, in grado, durante la raccolta, di individuare anche l’esatta composizione dei rifiuti.

Le bolle d’aria, infine, sono la soluzione del progetto olandese The Great Bubble Barrier per recuperare gli scarti plastici nei fiumi. Sparate da un tubo di pvc perforato lungo tutta la sua lunghezza, posato trasversalmente sul fondo di un corso d’acqua, riescono a portare in superficie la spazzatura e ad incanalarla in speciali darsene artificiali.

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5 commenti

  1. Cesare says:

    Si spendono montagne di denari per la ricerca di vita nell’universo;credo sarebbe meglio spenderli per salvare la nostra dalla plastica,ormai ovunque.
    Si dovrebbe cominaciare a pensare come ripulire questo nostro bel pianeta che ci ospita pet poco.
    Mari,oceani,fiumi,laghi e città sono ormai invase da questa stramaledetta plastica e nessuno si dedica a smaltirla.
    Pensiamo di lasciare,ai nostri nipoti, un pianeta meno “plastificato’ !!!!!
    Grazie.
    Cesare

  2. Cesare says:

    Invece di spendere montagne di denaro per cercare vita nello spazio,investiamo questi soldi per salvarci dalla plastica.
    Spendiamoli per ripulire mari,oceani,laghi, fiumi, e città.
    Spendiamoli per trovare alternative meno inquinanti,così i nostri nipoti potranno ritrovarsi una terra un pochino meno plastificata.
    Chissenefrega se esistono altre forme di vita nell’universo,pensiamo a vivere bene la nostra di vita in questo pianeta che ci ospita !!!!
    Grazie.

  3. Gianni Risso says:

    Sono tutte iniziative lodevoli e utili. Secondo me si dovrebbero concentrare molte delle energie impiegate per ripulire dopo nella prevenzione. E’ assurdo che si continuino a fare contenitori di plastica per bevande, detersivi, formaggi, yogurt, e liquidi vari. Si potrebbe utilizzare solo il vetro che è riciclabile al 100% Anzichè mettere delle tasse sui sacchetti in plastica che poi si sciolgono in particelle che diventano nocive per i pesci e per l’ambiente dovrebbero riutilizzare la carta. Imballano oggetti piccolissimi (memory, pile, batterie, accessori vari) in contenitori di plastica che sono difficili da riciclare. Lo fanno per l’antitaccheggio ma sfornano immense quantità di imballaggi superferflui. E potrei citare mille altri oggetti che si potrebbero sostituire con materiali riciclabili. Tutti strombazzano progetti e attività ma si fa veramente poco per prevenire. Perché Liguria Nautica si attiva per sensibilizzare i governi a cambiar sistema?

  4. Gianni Cataldo says:

    Si possono pulire i mari ! Ma non dare il compito a politici e burocrati. Elementi vissuto invano!!!!!!!!!!!!!

  5. Gianni Cataldo says:

    Soluzione: Mettere una tassa su tutti i natanti comprese le barche a remi, al fine di raccogliere i fondi per pulire i mari !
    giannicataldo1@gmail.com

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